- 2 Partire dalla fine


Partiamo dalla fine e cioè dal barbecue della cena di questa sera per il compleanno di Leonardo Curcell: una buona scusa quindi per accendere il fuoco e per mangiare buona carne in compagnia. Il resto è routine per un campionato del mondo e cioè: allenamento nell'ora prevista, analisi video, esercizi di allungamento, riunione con i tecnici, staff e atleti, riposo e programmazione per la settimana entrante.  
Ho però approfittato del sole per fare qualche fotografia  agli  atleti del gruppo di sviluppo dell'International Canoe Federation che sta seguendo il progetto chiamato "Expand & Extend Woman and Canoeing". In sostanza si tratta di un lavoro che il boarding dello slalom ha affidato all'allenatore francese Didier Baylacq per assistere atleti di nazioni che non hanno allenatori e pochi aiuti economici.  Per questi mondiali, considerato il fatto che ci sono  21 atleti in rappresentanza di 12 nazioni da seguire, Didier è stato affiancato da Pablo McCandelss, atleta  che ha gareggiato per il Cile dal 2004 al 2009 partecipando ai giochi olimpici di Beijing chiudendo in 16 posizione,  e da Maria Ferekidi anche lei atleta ai giochi olimpici e che qualche anno fa si è sposata con Benoit Peschier, il campione olimpico in K1 men di Atene. Ora la cosa mi sembra molto limitante visti i frutti di questo lavoro degli ultimi cinque anni che è stato molto frammentario e con l'unico obiettivo di portare gli atleti ai mondiali per aumentare il numero di partecipanti rispetto ai paesi. Si pensi che  al via in questo mondiale ci saranno 47 nazioni (di cui ben 15 con un solo atleta) contro le 49 dello scorso anno,  ben lontani dal record di paesi presenti che fu ad Augsburg nel 2003 con 74 nazioni.
Secondo il mio modesto avviso il progetto è troppo riduttivo se si vuole veramente crescere con il numero di nazioni a livello mondiale sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo. Questo però è un altro problema e non è il caso di affrontarlo ora ad una settimana dal mondiale, anzi a tre giorni dalla sua apertura, magari potrebbe essere un bell'argomento da dibattere al prossimo simposio degli allenatori che se verrà confermato si farà a fine ottobre a Parigi. 

C'è un aspetto interessante però emerso oggi in allenamento sotto il punto di vista tecnico che spero sia entrato nella testa dei miei atleti e cioè il fatto che la gara è la somma di tanti gesti che hanno però solo un filo conduttore che è quello di far correre sempre la canoa. Sembra una banalità, ma non lo è considerando il fatto che molto spesso negli atleti c'è solo la voglia di tirare  senza pensare a null'altro il che implica ad aumentare a dismisura la percentuale di errori con l'automatica conseguenza di perdere molto tempo in manovre all'apparenza molto facili e quotidiane.

Occhio all'onda! 



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