Uno spartito di musica per lo slalomista
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L’altro giorno in acqua con Raffy e Zeno abbiamo fatto una analisi sulle pause necessarie per arrivare nel modo voluto sulle risalite o in determinate porte. Pause che a volte vengono considerate come una perdita di tempo, ma che viceversa ci permettono di preparare bene la porta e velocizzare poi l’azione successiva. Ora il problema è capire esattamente quando utilizzarle e come. Dal mio punto di vita si rendono necessarie in determinate situazioni che ovviamente si adattano alla situazione. Abbiamo lavorato su una risalita su acqua instabile. Questo comportava il fatto di dover preparare bene l’entrata e aspettare il momento esatto per tirare il colpo già piazzato. Per Raffy l’attesa e la preparazione in debordè, per Zeno in frenata di sinistro. Molte volte gli atleti hanno fretta di fare tutto subito senza godersi il momento d’attesa che si trasformerà da lì ad un istante in momento clou per l’azione di rotazione e uscita dalla porta stessa. Bisogna quindi allenare la capacità di attesa, pensare cioè che se pur si è sostanzialmente fermi, ma non è così perché la canoa sta andando verso l’obiettivo, si è in realtà operativi: ci si sta caricando per sparare il colpo della vita! E’ quello che nella musica chiamano il tempo sincopato e cioè quando l'accento ritmico si sposta, cioè, dal tempo forte o da una parte forte del tempo a un tempo debole o a una parte debole del tempo. Pagaiare tra le porte è come muoversi su uno spartito di musica.
Altra piccola considerazione. Le serie in canoa e le tabelle di allenamento non riesco più a concepirle e a trovare in esse una beneficio e una precisa logica. Mi spiego meglio. Se noi in un lavoro di loops per il miglioramento della resistenza fissiamo il numero di ripetizioni, ad esempio 15x180”x30”off e comunichiamo questa proposta all’atleta la prima cosa istintiva da parte sua sarà quella di portare a casa il compitino affidatogli, come? Semplicemente facendo le 15 ripetizioni partono dal presupposto che è un lavoro lungo e faticoso ed è meglio affrontarlo con la dovuta cautela. Ma l’obiettivo dell’allenatore per il miglioramento della qualità specifica in quel lavoro rispettando un aspetto, se pur minimo, tecnico sarà raggiunto? Molto probabilmente no! Viceversa solo attraverso l’osservazione e il continuo monitoraggio dell’allenamento in corso da parte dell’allenatore porterà a raggiungimento dell’obiettivo. L’intervento del tecnico sarà necessario per fermare l’atleta nel momento in cui la qualità e i dati come rilevamento del tempo nel circuito e frequenza cardiaca vengano a mancare.
Finisce qui il 2013 ci rileggiamo fra non molto con il nuovo anno, nel frattempo.... Tanti Auguri a tutti
Occhio all’onda!
Disegnarti

Ho iniziato dai tuoi capelli morbidi che ti regalano freschezza. Carichi di colore, come raggi di sole e me li immagino fra le mani che scivolano via leggeri e delicati. Poi le tue dita affusolate e con le unghie lunghe e colorate, nel cerchio di un anello è scritto il mio nome accompagnato dal di’ che ci ha unito. Sull’altra mano quell’anello infilato nel primo dito. Poi scendo lungo il braccio e accarezzo i tuoi mille braccialetti con l’immancabile elastico ferma capelli. Scendo e risalgo senza fermarmi e la mente accompagna una matita che traccia le linee di un corpo sinuoso, muscoloso, dolcemente e fantasticamente sensuale. Libera come libero è il tuo corpo. Ci sono spalle che adoro e che accarezzo con lo sguardo prima di farle vivere su un foglio bianco. Sottili strisce di cotone sorreggono un ricamo di pizzo nero che lascia la pelle e la fantasia palpare spazi conosciuti. Poi nulla fino ad un altro ricamo che mi lascia d’incanto e accarezza le grandi, magiche, perfette forme di un mondo tutto tondo che adoro e con la fantasia vado oltre e lo rifaccio molte volte, non riuscirò mai a riprodurlo così perfetto, così tuo, così com’è chiaro dentro di me, così adorabile. Mi perdo nel profondo, riassaporo quel nostro profumo condito da dolci carezze. Cerco di destarmi tracciando i contorni di una caviglia lunga e sottile, ma piacevolmente sexy esaltata da un tacco che porti ormai con classe e maestria. La matita si perde ancora ripercorrendo il perimetro del tuo corpo, io invece questa volta sono attirato da quello che vive dentro pensandoti senza sosta, amandoti senza limiti, desiderandoti senza confini. Perché non riesco a farti come sei? Eppure conosco a fondo quel corpo, quelle perfette linee che mi accompagnano da tempo e che con il tempo apprezzo sempre di più tanto da essere sempre più mie. Se ascolto attento nel silenzio della notte percepisco la musica che accompagna il mio disegno e che regala a te ritmo e movenze. Meravigliosamente leggera fra stelle che brillano, in silenzi dolci e rumorosi tanto sono silenti. I colori, con la notte che avanza, sfumano e ti lascio accerchiata nel contorno di una luce fuggente come la nostra vita ma densa e ricca di passione e amore. Non manca molto alle prime luci di un alba che ridipinge i tuoi contorni. Non manca molto per riabbracciarti e per guardarti non più attraverso una fotografia, non più attraverso un disegno, ma attraverso noi.
Splendida Amur
”quando arrivi, quando verrai per me
guarda l'angolo del cielo
dov'è scritto il tuo nome,
è scritto nel ferro
nel cerchio di un anello... “
Penso a Te e ti penso sempre al mio fianco e arriva l’incanto.
Ripenso a noi e mi fermo a sognare per vivere.
Mi rifletto alla finestra di una notte di luna e mi vedo sorridere.
Ti ritrovo ovunque nelle mille foto che mi circondano e mi regali sempre sorrisi.
Ascolto le tue parole dentro di me e diventano la mia musica per il giorno che arriva.
Ti ritrovo nei miei occhi e non posso che illuminarmi di felicità.
Ti abbraccio e sorridiamo.
Ti amo per sorridere
Ti porto con me, sempre e ovunque.
Sei l’ultimo pensiero della notte, prima di entrare nei miei sogni e il primo al mio risveglio, per restarmi accanto.
Il tuo abbraccio mi accoglie per addormentarmi,
il tuo respiro accompagna le nostre speranze,
e la tua mano mi guida con la luce del sole sulle strade del mondo.
La vita mi sorride perché tu sei la mia vita.
Non sempre la vita ci ha sorriso,
ma il sorriso ce l’ha fatta vivere e apprezzare.
Le tue parole da sempre sono state dolci, fresche un tempo anche dure, difficili da accettare, capire, ma poi oneste, forti e decise a non mollare.
I tuoi occhi mi hanno rapito e mi hanno quasi sempre raccontato la verità.
L’amore ci ha regalato splendidi colori con i fiori della passione.
Tuoi sono i figli di un amore che mi ha dato la forza per affrontare scelte e decisioni non facili. Hai saputo crescerli con il tuo sorriso e io amarli come Te.
C’è un attimo lungo venticinque anni di passioni, gioie, dolori, pianti, emozioni, abbracci, parole, baci scivolati via ed entrati in me e spero in noi con una forza dirompente. Ognuno vissuto per se stesso e che ha trovato posto nell’anima senza dimenticarne nessuno per contribuire al nostro infinito ed eterno amore.
Una forza che ha saputo e saprà farmi sempre sorridere, anche con gli occhi lucidi per un bacio non dato, per un pensiero strano, per un look sbarazzino.
Sorriderò sempre, ma solo se resterai al mio fianco.
Sorriderò sempre, ma solo se saprai accettare un uomo catturato e ammagliato dalla sola luce dei tuoi occhi.
Sorriderò sempre, ma solo se continueremo a vivere questo sogno nel nostro abbraccio qualunque cosa ci riservi il futuro.
grazie splendida Amur
Percorsi diversi per uomini, donne e C2?
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Quali sarebbero i vantaggi e quali gli svantaggi di avere due percorsi diversi per uomini e donne?
I vantaggi sono abbastanza chiari.
- Le donne con un percorso adattato alle loro qualità avrebbero la possibilità di esprimere tutta la loro abilità e soprattutto potrebbero avere tempi di percorrenza certi per loro. Oggi sono proprio le donne ad avere un percorso più lungo di quello che prevede il regolamento. Da una statistica sulle gare di coppa del mondo, mondiali ed europei ne esce che il settore femminile ha gare di media più lunghe nel k1 di 12,34 secondi tra il primo k1 men e la prima donna in k1, ma se confrontiamo il 40esimo (ultimo posto utile per passare in semifinale) k1 con la 30esima donna (ultimo posto utile per entrare in semifinale) il distacco passa a 20,74, mentre nella canadese monoposto femminile dai 32 secondi e 42 della prima ai 140,46 dell’ultima che passa il turno. Si capisce bene che il distacco è eccessivo per mantenere comunque un certo livello e rilevanza tecnica che abbia ragione di essere. Una gara che varia da una media di 91 secondi (k1 men) ad una di 103 (k1W) o addirittura a 123 (C1W) è decisamente un’ altra competizione sia dal punto di vista fisiologico che tecnico. Quindi perché non offrire la possibilità a tutto il settore femminile di avere tracciati che permettano a loro di restare sui 90 secondi sempre? Non correremo più il rischio che si possano vincere medaglie olimpiche con distacchi fra la prima e la terza di un 25% in più come la stessa atleta top Jessica Fox evidenzia nel suo intervento nel commentare una mia riflessione purtroppo non capita fino in fondo perché mancava la lettura dei tre post precedenti.
- I tracciatori dei percorsi oggi attuano una sorta di compromesso quando tracciano il percorso. La filosofia attuale è quella di consentire alle donne e ai C2 di poter fare tutte le porte che vengono posizionate creando però un limite tecnico e fisico ai K1 uomini.
- Il grande vantaggio però, secondo me, consisterebbe in una crescita tecnica molto più rapida per queste categorie. Mi spiego meglio. Se avessimo tracciati più facili per le donne e anche per i C2, più donne e più atleti della canadese doppia si avvicinerebbero tra loro, diminuendo i distacchi e aprendo più possibilità a tutti di accedere alle finali. Quando il gioco si fa più facile, più persone possono parteciparvi e facilmente prendono confidenza, gusto e soddisfazione a parteciparvi. Non che il divario non si possa colmare con il tempo, ma dovrebbe passare troppo tempo perché ciò possa avvenire. Basta guardare le statistiche dal 1972 al 2012 ai giochi olimpici per rendersene conto (si veda grafici a fondo pagina).
- Con un percorso adatto a donne e C2 potrebbe anche verificarsi il caso che gli atleti sarebbero più portati a raddoppiare la specialità. Ad esempio, in relazione a quanto previsto dall’ICF per i Giochi Olimpici dove si può mettere in acqua un C2 in più se si hanno un K1 uomini e un C1 si potrebbe allargarlo anche per i Campionati del Mondo.
Le domande sorgono spontanee:
- come sarebbero i percorsi se non ci fossero questi limiti?
- Cosa cambierebbe nello slalom per k1 e c1 uomini?
- E di conseguenza cosa cambierebbe se C2 e donne gareggiassero su percorsi creati specificamente per le loro caratteristiche?
Svantaggi
Gli svantaggi evidenti sono legati all’aspetto organizzativo, nel senso che i comitati organizzatori si vedrebbero costretti a cambiare il tracciato più volte nel corso di una manifestazione, ma ciò in pratica già avviene. Si tratterebbe però di organizzare un programma gare che consenta e che contempli questi cambiamenti. Impensabile per il momento creare, come lo sci o altri sport, circuiti esclusivamente in rosa. Numero di partecipanti, interessi economici, interesse dei media sconsiglierebbe tutto ciò.
Occhio all’onda!
Seguono alcuni grafici relativi al confronto negli anni tra come si è evoluto il k1 donne e il c1 donne.
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In azzurro la percentuale di distacco del k1 donne rispetto al k1 uomini ai Giochi Olimpici - In rosso i secondi di distacco del k1 donne rispetto al k1 uomini ai Giochi Olimpici |
Donne in C1 guardiamo cosa succede negli altri sport
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Innaffiare il giardino alla sera mi rilassa oltre a farmi piacere mi stimola a riflettere. Finalmente lo spazio antistante la nostra casa si è trasformato in un’area ben organizzata e soprattutto la parte verde è diventata predominante e carina: un mix di giardino giapponese e giungla equatoriale. L’impegno serale quindi non è eccessivamente complesso, lascia la mente libera di pensare alle cose fatte nella giornata appena conclusa, mentre i ragazzi della squadra sono all’università, e rimane tempo anche per guardare al futuro.
Il tema di questi giorni rimane la canadese femminile ai Giochi Olimpici e guardando che cosa fanno gli altri sport ho cercato di capire il livello femminile rispetto a quello maschile.
Prendiamo gli 800 metri dell’atletica leggera, regina degli sport come si suol dire, e che a mio giudizio si possono paragonare ad una gara di slalom in relazione ai tempi di percorrenza. Ai recenti campionati del mondo disputati a Mosca quasi un mese prima dei mondiali di slalom di Praga gli 800 metri sono stati vinti dall’etiope Aman Mohammed, bel talento di corridore, con il tempo di 1’43”31. Sto ragazzo nel 2010 a soli 14 anni aveva un personale sul kilometro di 2 e 19... non male, ma è un’altra storia, scusate. Gli 800 donne sono andati alla keniota Eunice Sum con il tempo di 1’57”38 e cioè a 14”,07 dal collega, un tempo più alto del 13,61%. Alle spalle della keniota la russa Savinova a 0,42 decimi e bronzo alla statunitense Martinez a 0,11 decimi dall’argento e a 0,53 dall’oro. La finale a otto si è chiusa con un distacco massimo tra la prima e l’ottava di 3 secondi e 21 decimi. Se risaliamo alla semifinale le escluse, e cioè dal 9^ al 16^ posto sono state eliminate per meno di due secondi. Attenzione ai minimi richiesti per la partecipazione ai mondiali che erano fra 2,00.00 e un 2,01.50 in relazione all’appartenenza ad una nazione annoverata tra quelle di serie A o B. Quindi la selezione partiva già da questo pre-requisito di alto livello.

Ecco il punto preciso: garantire la qualità dei partecipanti ad un campionato del mondo, immaginiamoci ai Giochi Olimpici. Ho già parlato delle difficoltà incontrate dai poveri telecronisti chiamati a commentare la finale della canadese rosa mondiale che hanno distacchi del 27% per la prima per passare poi all’argento che si trova al 42% dal collega uomo.
Disastrosa è stata l’immagine mandata in televisione per le gare a squadre che hanno avuto distacchi di oltre 50 secondi dalla prova maschile.
Una soluzione però a tutto questo c’è e la possiamo prendere da sport come lo sci, il ciclismo, la pallavolo e tanti altri. Lo sci disputa due circuiti distinti fra uomini e donne, il ciclismo ha distanze diverse, la pallavolo ha altezza della rete da 2,43 per gli uomini a 2,24 per le donne e potrei continuare così a lungo. Tutto questo per dire semplicemente che forse sarebbe il caso di applicare due misure diverse per i due sessi se vogliamo far crescere velocemente il livello delle atleta in Canadese monoposto e se vogliamo facilitare la crescita anche di nazioni che non hanno antiche tradizioni e mezzi per arrivare più velocemente ad alto livello.
Mi sembra così logico e scontato che forse per questo che non ci si pensa e si continua viceversa sbattere la testa contro il muro forzando la mano su discriminazioni che esistono solo se continuiamo su questa strada. Riconoscere la diversità non significa sminuire il valore delle atlete e tanto meno delle donne slalomiste. Significa solo adeguarsi a quello che già si fa in molti altri sport di successo.
Mi fermo qui il giardino ha già preso la quantità di acqua sufficiente per oggi!
Occhio all’onda!
Donne in canadese la risposta di Fox all'ICF
Etichette: analisi tecnica slalom
Richard Fox sulla sinistra in compagnia del tecnico francese Vincent Redon ai campionati del mondo di slalom a Praga - settembre 2013 |
La polemica sulla canadese femminile ai Giochi Olimpici non si ferma. Questa volta ad alimentarla è Richard Fox che scrive all’ICF contestando la scelta dell’organo internazionale sui tempi di inserimento di questa specialità.
Ora dire chi è "Riccardo Volpe" mi sembra decisamente inutile, tutti lo abbiamo amato e preso da modello quando era atleta. L’uomo che segnò un’epoca e fece fare allo slalom un grande salto di qualità per stile e per visione sul futuro del nostro amato sport. Lo abbiamo conosciuto come allenatore, come direttore tecnico per l’Australia, ruolo che ha tutt’ora, poi come vicepresidente ICF e anche come genitore della medaglia d’argento olimpica in k1 donne e campionessa del mondo in C1 agli ultimi campionati del mondo. Quando ci si vede si parla sempre volentieri per confrontarci su vari temi. Uno di questi è per l’appunto la canadese donne sulla quale abbiamo le stesse idee, ma con tempi diversi.
Per la verità il britannico naturalizzato nel continente australe è da tempo che sta spingendo per inserire la canadese nella rosa degli sport a cinque cerchi puntando sul fatto che la canoa ha solo 5 specialità femminili contro le 11 del settore maschile e sul fatto che bisogna dare un segnale di cambiamento per stare al passo con i tempi che cambiano. In relazione a ciò bisogna però dire che il numero di partecipanti donne, confrontato con il numero di partecipanti uomini, è decisamente e notevolmente inferiore. Basta guardare in casa nostra per renderci conto la proporzione che c’è tra uomini e donne. Cosa che riscontro puntualmente qui in Brasile e in varie parti del mondo. Sul secondo punto ci sarebbe molto da discutere perché, secondo il mio umile punto di vista, allo slalom o alla canoa in generale non è cambiando le regole che riusciremo a fare il salto in avanti che tutti noi ci aspettiamo. Restiamo però sul tema!
Fox nella sua lettera attacca l’ICF dicendo che quest’organo internazionale della canoa avrebbe potuto e dovuto appellarsi ad una regola del CIO che è quella della quota neutrale, che dice in sostanza, che ogni sport è abbastanza libero per giocare sulla percentuale di donne e uomini. La proposta chiara di Fox è quindi quella di togliere il C2. Questo però mi sembra molto “unfair” per dirla all’inglese, mentre i latini direbbero “mors tua vita mea” e cioè cacciamo una specialità con 24 atleti con una storia che ha inizio con lo slalom per sostituirli con 16 donne e aprendo alle altre specialità gli 8 posti restanti (di cui 4 donne e 4 uomini). Ripeto: non mi sembra una buona strategia per il nostro sport!
L’ICF dal canto suo si è attenuta a quanto previsto dalla carta olimpica e cioè che eventuali cambiamenti devono essere proposti 7 anni prima, regola questa che forse il nuovo presidente del Cio, Back, vuole togliere.
L’ICF dal canto suo si è attenuta a quanto previsto dalla carta olimpica e cioè che eventuali cambiamenti devono essere proposti 7 anni prima, regola questa che forse il nuovo presidente del Cio, Back, vuole togliere.
Capisco l’interesse personale di Fox , ma a tutto ci deve essere un limite e soprattutto deve essere ben ponderato nel momento in cui un personaggio pubblico del suo calibro interviene in questioni che lo toccano troppo direttamente. Dovrebbe, secondo me, tirarsi fuori dalla partita e lasciare spazio agli altri su questi temi.
In realtà inserendo le donne in canadese fin dalla prossima edizione chi veramente ci guadagnerebbe sarebbe proprio il Team dei canguri, che pur con un parco donne decisamente limitato (la miglior junior ai mondiali di quest’anno è guarda caso un’altra Fox la più giovane e cioè Noemi) riuscirebbe comunque a raddoppiare la partecipazione sia in K1 che in C1, considerando il fatto che le uniche due loro donne di valore possono gareggiare sia in una che nell’altra specialità ad alto livello.
Penso che la strada intrapresa dall’ICF a questo punto è corretta proprio per il fatto che pone obiettivi e modi da seguire per arrivare preparati all’esordio in rosa della canadese olimpica.

Occhio all’onda!
Un albero
Etichette: appunti di slalom e di vita
nessun pensiero, sentimento, emozione deve essere frenato e nascosto tra due innamorati se succedesse ciò fra loro non posso immaginare come si possa pensare ad un mondo migliore
C’è un albero nel mio cammino quotidiano, per la verità ne incontro molti, ma questo è particolare. Un albero dalla grande chioma che si apre sul mondo con un fascino unico. Di questa stagione è tutto fiorito di un rosso infuocato, come solo questo colore sa esserlo. E’ maestoso da lontano, è bello da vicino, è intimo passarci accanto, è divino abbracciarlo e godere di ciò. Ti dà un senso di saggezza, ti affascina per la sua estensione quasi a proteggere il mondo. Rami che sembrano avvolgerti per rassicurarti sul presente e sul futuro, mettendoti al riparo dal tempo che passa e che non ritorna più, ma che comunque ti lascia un segno! Lui è lì da molti anni e certamente di cose da raccontare ne ha tante. Da questa parte del mondo lo chiamano “árbol de fuego” e ammirandolo nella sua massima fioritura se ne capisce chiaramente il motivo. Essere un albero non deve esser facile, ma deve essere anche affascinante. Stai lì, cresci e sei testimone del tempo che passa. Con gli anni maturi e ti fai saggio regalando serenità. In un anno fai un intero ciclo della vita. Cresci e continui a farlo, poi ti fai godere per le tue bellezze e per quel senso di gioia che regali guardandoti. Poi i fiori ti lasciano. La gente ti nota meno, ma continua ad apprezzarti. Poi arriva il tempo di lasciar andare anche le foglie per prenderti una pausa dal mondo entrando in uno stato di riflessione e pace. Poi ad un certo momento ti risvegli e riprendi a vivere più forte e motivato di prima e ritorni ad essere un simbolo e uno stimolo.
L'albero che ci ricorda ogni anno i cicli della vita diventandone alla fine la sua vera e propria parodia!
Occhio all'onda!
La discussione si accende sulla canadese donne alle Olimpiadi
Etichette: analisi tecnica slalom
La discussione sull’inserimento della canadese femminile continua a far discutere ed è oggetto di riflessioni profonde.
Principalmente non piace il fatto che questa specialità debba aspettare almeno sei anni prima di fare il suo esordio ai Giochi Olimpici, pur godendo di grandi apprezzamenti da parte dello stesso presidente ICF Jose Perurena, che al recente congresso in Perù ha detto: “Women’s C1 in both Sprint and Slalom has improved dramatically over the last couple of years and the proposal to include it in the Olympic programme will further support its future development.”.
Ma è di oggi una lettera anonima su questo tema scritta e inviata a Sportscene.tv da una atleta olimpica, così si definisce lei stessa anche se non pratica la canadese in nessuna forma , in cui esprime con toni forti la sua idea sull’attuale realtà sportiva canoistica.
In sostanza lo scritto ricorda che la carta costituzionale del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) dice che:"Ogni forma di discriminazione nei confronti di un paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica, sesso o altro è incompatibile con l'appartenenza al Movimento Olimpico" e credo che su questo siamo tutti d’accordo.
Mi sembra però inopportuno basare su una presunta discriminazione il motivo per cui non si inserisce già a Rio nel 2016 la canadese femminile. Dire che non ci si attiene ai principi morali ed etici del CIO, e aggiungo io di tutti noi, ci vuole una bella fantasia. Tanto più che la strada per la canadese femminile è già stata segnata proprio dall’ICF con chiari e quanto mai precisi obiettivi. Cosa molto apprezzabile e soprattutto auspicabile anche per altre problematiche!
La vera discriminazione arriva se facessero gareggiare le donne in questa categoria senza aver raggiunto un livello tale da competere degnamente per una manifestazione che è l'apice sportivo. E ciò non è una opinione personale, ma è solamente una confutazione di una analisi tecnica con dati e risultati alla mano su tempi e percentuali, ampiamente illustrati nel post precedente.
La canadese monoposto ha fatto la sua apparizione nel 2009 ai mondiali in Spagna a La Seu d’Urgell in maniera dimostrativa e oggi vanta al suo attivo solo tre campionati del mondo ufficiali. Ora, se guardiamo al passato, lo slalom è entrato ai Giochi Olimpici per la prima volta nel 1972 dopo 23 anni dal primo campionato mondiale disputato a Ginevra nel 1949 dove si gareggiò in 4 specialità - K1 men, K1 women, C1 men e C2 men.
Spostando l’attenzione sull’atletica leggera, che ha 195 paesi che partecipano alle gare a cinque cerchi, ha inserito il salto con l’asta femminile, specialità maschile da sempre ai Giochi Olimpici e cioè dal 1896, per la prima volta ai Giochi di Sydney nel 2000. Ripercorrendo la storia di questa specialità in rosa ci accorgiamo che si praticava comunemente negli States fin dalla fine degli anni ’20 e le prime gare ufficiali sono negli anni ’70. Questa specialità viene riconosciuta ufficialmente però solo nel 1992 con il suo primo record del mondo. Oggi il record del mondo femminile è per un 17,7% inferiore a quello maschile. Nel settore slalom la migliore atleta assoluta al recente mondiale di Praga è al 27,05% dal vincitore nel kayak maschile e la seconda al 42,91!
Il tono della lettera è molto duro tanto che invita addirittura a fare ricorso nei vari tribunali per fermare questa presunta discriminazione fra i sessi.
Mi dispiace perché eravamo sulla buona strada ad educare le nuove generazioni a credere negli obiettivi e lavorare per questi in una prospettiva olimpica e non raggiungere tutto alzando la voce e appellandoci a principi etici e morali di altissimo contenuto.
Quando eravamo giovani non avevamo la certezza di riuscire a competere ai Giochi Olimpici, ma ugualmente consideravamo lo slalom Olimpico. Ci abbiamo creduto così tanto che alla fine è entrato.
Mettiamo la discussione sul tema tecnico e lasciamo perdere polemiche e falsità che si vogliono creare per alimentare sempre di più la vera discriminazione che è altrove e non fra i pali dello slalom
Occhio all’onda!
Canadese femminile un passo avanti
Etichette: analisi tecnica slalom
Il tema di questo momento per la canoa internazionale è la canadese femminile.
L’ICF, all’ultimo convegno a Lima, ha preso la decisione di portare avanti questa specialità in previsione dei Giochi Olimpici del 2020 e arrivare ai successivi in pari quota uomini e donne. Questo ovviamente ha scaturito una serie di riflessioni da parte di chi si chiede perché, se l’organo internazionale della canoa ritiene la canadese femminile degna di entrare nelle specialità olimpiche, bisogna aspettare ancora 7 anni.
C’è poi la prospettiva di avere la stessa quota atleti per uomini e donne. Ciò potrebbe avere delle drastiche conseguenze su alcune categorie, ma andiamo per ordine e analizziamo ciò che accade in slalom.
Partiamo dalle donne inginocchiate e guardiamo il livello raggiunto oggi attraverso la Tav.1 e ipotizziamo che i posti disponibili per questa categoria siano 15 in rappresentanza di altrettante nazioni.
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TAV. 1 - Risultati qualifica, semifinale e finale ai recenti campionati del mondo di slalom a Praga con % di distacco tra le atlete e in relazione al miglior k1 men. |
Se consideriamo ora i risultati di Praga ipoteticamente le nazioni che si guadagnerebbero il posto ai Giochi Olimpici sarebbero state: Repubblica Ceka, Australia, Slovacchia, Great Britain, Germania, Kazakistan, Spagna, Francia, Austria, Brasile, Ukrainia, Canada, Russia, Cina, Giappone. In questo modo è rappresentata la globalità dei Continenti, ma nasce il problema della qualità. Infatti tra la prima atleta e la 15esima c’è una differenza di poco più di 11 secondi che in percentuale significa 9,70%. La prima atleta è al 27% dal miglior k1 uomini, mentre la seconda è al 42%. Fino ad arrivare ad un oltre 55% se ipotizziamo la finale a 8 come per i colleghi maschi. Nella finale della canadese monoposto femminile si entra con il 21,93% dalla prima classificata e tanto per aver un’idea con il k1 maschile la percentuale per entrare in finale dal vincitore della semifinale è stata del 3,1% e per quest’ultima categoria bisogna stare sotto il 7,9% per passare il primo turno, mentre nella C1 donne è sufficiente il 16,33%.
A questo punto il livello della eventuale gara olimpica si riduce notevolmente considerando il fatto che ai recenti Campionati del Mondo di Praga su 15 eventuali nazioni ammesse solo sette hanno conquistato la finale delle 20 iscritte nelle prove di qualifica. In finale ai mondiali nella C1 donne avevamo 7 nazioni e nelle prime otto solo cinque. Per arrivare alle 8 eventuali finaliste bisogna andare a ripescare 3 nazioni che sono molto distanti dalle prime cinque. In questo modo la finale risulterebbe ad appannaggio esclusivo di solo cinque squadre, di cui tre guadagnerebbero una medaglia. Ciò sta a indicare che la percentuale di vincere una medaglia per queste 5 nazioni è molto alta. Per la verità i Giochi si ridimensionerebbero non poco e la portata internazionale si avvilisce con il gioco dei numeri.
Evidentemente da questi dati emerge il fatto che questa categoria non è ancora pronta per affrontare le gare a cinque cerchi per uno standard medio ancora piuttosto basso. La differenza anche per le medaglie è troppo elevata per garantire una buona qualità.

Ora concorderete con me che per chi ha commentato gli ultimi mondiali non è stato facile portare a termine la telecronaca e il povero Dario Puppo su Eurosport ha dovuto arrampicarsi sugli specchi per non suicidarsi in diretta televisiva vedendo scendere molte atlete in maniera piuttosto ortodossa (per mantenere un tono gentile e per incoraggiare il settore).
Veniamo al secondo punto quello ciò che l’ICF si è impegnata per il 2024 a portare tante donne quanti saranno gli uomini. Questo ha un solo significato plausibile e cioè quello di cancellare una specialità maschile se la quota atleti rimane fissa a 85.
Io rimango della mia idea che ancora una volta bisogna portare avanti il progetto (che presentai ancora all’ICF e all’allora vice presidente Richard Fox nel 2006 e che ho riproposto due settimane fa al presidente ICF e ai chairman slalom e discesa) della combinata e cioè oltre alle medaglie da assegnare in slalom e in sprint anche una terza nella somma delle due. Così facendo manteniamo la stessa quota atleti, ma agli stessi offriamo tre possibilità di medaglia oltre al fatto di usare una struttura molto cara per 10 giorni di Giochi.
Occhio all'onda!
Un piccolo ricordo di Raimondo D'Inzeo

Era tempo che non sentivo parlare dei D’Inzeo, oggi purtroppo la brutta notizia della scomparsa di Raimondo che ci lascia, ma porteremo dentro di noi la sua vita vissuta per lo sport con le sue otto partecipazioni olimpiche, le sue medaglie e i suoi titoli iridati. Ecco questo il mio ricordo di quest’uomo che se pur semplice e veloce ha lasciato un piacevole e indelebile segno in me.
Occhio all’onda!
Pensieri ed esempi da seguire
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tutto quello che viene dall'immaginazione dell'uomo
è per l'uomo realizzabile”
- Fiorella Mannoia -
Oppure ti capita di osservare gli altri che sai non essere molto amanti della letteratura che magari passano un’intera settimana immersi tra le pagine di un libro e ti dicono: “bestia come scrive bene questo qui”. Ascolti e sorridi compiaciuto e ti rallegri con quell’autore perché in un attimo diventa un grande.
“E’ un bravo atleta che fa grande un allenatore”, come dice sempre Alviano Mesaroli.
Già quanti talenti che ho visto nel cammino perdersi e non riuscire a dare ciò che effettivamente avrebbero potuto. Credo che questo sia il più grande e grave problema della nostra società in generale.

Ai miei atleti della squadra molto spesso, per incentivarli, porto come esempio grandi e risonanti nomi del gotha dello slalom. Oggi ho portato Marina come esempio da seguire per tutti noi per tutto quello che ci ha mostrato in questa sua permanenza qui, per la sua semplicità e per i suoi grandi sogni pur dovendo superare mille difficoltà. Grazie e in bocca al lupo carissima Marina!
Occhio all’onda!
Riflessioni sulle osservazioni di Sirio Cividino
Etichette: analisi tecnica slalom
Qualche tempo addietro commentando il post numero 3 su “riflessioni sui campionati del mondo di slalom” Sirio Cividino scriveva:
1- si è migliorato molto sulle metodiche di allenamento degli atleti top-gamma, tuttavia il bacino di utenza al nostro sport negli ultimi anni non è aumentato significativamente, ciò rende difficile un miglioramento oggettivo di tutto il sistema slalom.
La mia analisi fatta nel post numero 3 di Riflessioni sui campionati del mondo di slalom parte dal 1993 (campionati del mondo in Val di Sole). Avevo scelto questa data, come ho specificato nell’articolo, perché vi erano stati dei sostanziali cambiamenti legati al regolamento. Erano state inserite le prove di qualifica e poi due manche di finale.
Sirio parla di miglioramento delle metodiche di allenamento. Andiamo quindi a vedere statisticamente cos’è successo prima del 1993 risalendo fino al 1979 anno in cui, secondo me, le metodiche dall’allenamento iniziavano realmente a cambiare.
Doverosa una premessa infatti in quegli anni stava nascendo la scuola statunitense che in sostanza cambiò il concetto dello slalom partendo proprio dall’allenamento. Il guru del tempo era l’allenatore William T. Endicott che riassumeva la sua filosofia in questa frase: “se vuoi vincere i campionati del mondo di sollevamento pesi allora usa questo strumento per allenarti. Se vuoi vincere i campionati del mondo di canoa slalom non hai scelta se non quella di allenarti più che puoi in canoa”.
Quindi il concetto era chiaro. Non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi di pagaiare praticamente mai. Tanto che lo stesso Richard Fox (terzo a Janquire nel 1979 a soli 18 anni), usava per l’allenamento a secco il pagaiaergometro cinetico da lui stesso studiato e ideato. Mentre le ore in barca, nel suo piano di allenamento, erano ben superiori a tutto il resto per tutto il periodo dell’anno.
Precedentemente a questa rivoluzione concettuale di come interfacciarsi con l’allenamento era la classica letteratura sportiva che divideva una stagione agonistica nei mesocicli di: preparazione generale, preparazione specifica, periodo pre-cometitivo e competitivo. Chi dettava legge erano i tedeschi e i paesi dell’Est. Loro terminavano la stagione ad agosto (i mondiali erano quasi sempre a maggio o a giugno) e poi riprendevano a salire in barca più o meno a marzo. Nella stagione invernale si dedicavano, nella prima parte, al miglioramento della resistenza generale con sci di fondo, corsa e chi poteva per questioni climatiche canoa da discesa. Poi si passava a lavorare sulla forza, quindi un periodo di circuiti con sovraccarichi in palestra e piano piano si riportava il tutto in canoa. Questo ovviamente a grandi linee.
Mi sento però di fare una ulteriore precisazione perché gli unici che si discostarono al tempo da queste metodologie erano gli atleti della Germania dell’Est. Loro o meglio la loro organizzazione sportiva, che era all’avanguardia, anticipò la rivoluzione a stelle e strisce tanto che le olimpiadi del 1972 le prepararono in maniera molto specifica. Si venne a sapere, molti anni più tardi, che avevano realizzato un canale uguale a quello di Augsburg per far allenare i propri atleti su un percorso che poi avrebbero trovato ai Giochi Olimpici. E’ allucinante se si pensa bene a quanto hanno fatto e quanto questo metodo ha regalato a loro con tutte le medaglie vinte a Monaco ’72. Ricordo anche che per non far impazzire e stancare i propri atleti da tanto pagaiare, studiarono un colore che non portasse a questi disturbi.
Oggi la tendenza è quella di non avere mai periodi lunghi fuori dalla canoa da slalom e tanto meno fuori dai canali o dall’acqua mossa. Regna il concetto di specificità e acquaticità.
Una volta fatta questa piccola premessa l’osservazione di Sirio diventa ancora più interessante anche riguardando il nuovo grafico che ci offre una visone più globale del tutto partendo non tanto dal cambio di regolamenti, ma dalle metodologie dell’allenamento. Ho rivisitato il grafico che parte dai mondiali del 1979 ad oggi (Tavola 1). Un altro grafico è dedicato ai Giochi Olimpici (Tavola 2).
Sirio dice anche un’altra cosa e cioè il mancato aumento del bacino d’utenza.
Qui si entra in quella che dovrebbe essere la politica sportiva pura. Non posso che dare ragione all’osservazione fatta, ma voglio aggiungere alcune riflessioni.
La prima è legata alla mia generazione di canoisti a livello nazionale. Posso affermare che la mia è stata la prima ondata di atleti “professionisti” nel senso che eravamo pagati dai centri sportivi militari o di polizia per allenarci e per gareggiare. Cosa è successo poi? Semplice molti di noi hanno scelto altre vie e pochi sono rimasti a lavorare per la canoa. Questo ha portato ad un lento, ma immancabile declino di un movimento che aveva iniziato a portare i primi risultati a livello internazionale. Molti di noi, terminata l’attività agonistica, hanno preso altre strade. Alcuni hanno aperto compagnie di rafting, altri hanno proseguito nel servizio in polizia o militare, altri hanno cambiato completamente rotta. Questo ha creato un vuoto generazionale perdendo risorse e grandi potenzialità costruite in tanti anni di attività agonistica di alto livello. La logica avrebbe dovuto portare questo gruppo a dirigere la canoa italiana negli anni successivi. Chi come consigliere federale, chi come allenatore di club, comitato o nazionale, chi come presidente di società o altri ruoli legati alla nostra attività. Gli attuali consiglieri di settore per la canoa discesa e per lo slalom non hanno alle loro spalle nessun tipo di curriculum sportivo di rilevanza.
Ma ciò che ancor più sconvolge è praticamente l’incapacità di molti di trasmettere ai propri figli quella che era stata una ragione di vita per molti di noi. Cosa che invece all’estero è cosa comune. Per verificare quanto vi ho detto guardatevi l’ordine di partenza dei campionati del mondo di slalom Junior e Under 23 di quest’anno a Liptovosky o verificate chi guida politicamente e tecnicamente le varie federazioni.
I fattori che hanno portato a ciò sono molteplici, ma il primo sicuramente è da attribuire a chi non ha creduto di sfruttare queste professionalità.
Questa politica è più che attuale se si pensa che atleti olimpici con medaglie iridate non vengono assolutamente considerati da chi di dovere per essere utilizzati a formare le nuove generazioni o a collaborare alla crescita. Anzi vengo allontanati perché pensanti.
I numeri di praticanti in Italia sono ridicoli, anche se qualcuno pur di restare dov’è cerca di vendere fumo. I club che svolgono una funzione di promozione e di formazione si contano su una mano. I progetti per uscire da questo inghippo non ci sono e non esistono né per il settore agonistico né per il settore amatoriale turistico. Si pensi che è di questi giorni l’idea di trasformare la figura del maestro di canoa (nata nel 1987 e mai più considerata se non sporadicamente) in istruttore per attività fluviali. Questo ultimo passo la dice lunga sulle idee di chi dovrebbe soluzionare questo stato della canoa slalom italiana.
Il miglioramento oggettivo di cui parla Sirio Cividino, che se non mi inganno è un illustre cattedratico universitario, deve partire da questi punti:
La seconda osservazione di Sirio è:
“a livello di performance l'utilizzo di canali artificiali ha aumentato notevolmente il livello tecnico e la spettacolarità delle gare influenzando forse il fattore velocità pura”.
In parte l’osservazione è condivisibile. L’equivoco nasce da un tentativo di trasformazione dello slalom frenato poi con tanti ripensamenti. Uno per tutti. Alcuni anni fa, dopo innumerevoli riunioni tecniche internazionali, si apriva la possibilità di avere il palo unico. Questo permetteva agli atleti di fare le risalite più velocemente guadagnando sulla velocità e sulla spettacolarità. Si accorciano le barche, più o meno per lo stesso motivo, si riducono i percorsi di slalom e si propongono tempi di percorrenza inferiori. Il tutto per avvantaggiare velocità e spettacolo. Questo dal punto di vista tecnico facilitava non poco sia l’apprendimento che il raggiungimento di un risultato. Abbiamo assistito all’avvicinamento fra atleti di alto livello. I giovani iniziavano prima ad insidiare gli atleti con più esperienza. Si era fatto un passo avanti che poteva essere la chiave per una apertura massima. Poi il ripensamento: si ritorna preponderatamente alle porte con due pali e i passi fatti avanti ora si fanno per tornare indietro. Semplicemente ridicolo. Non abbiamo la forza, la volontà e le capacità per progredire.
Una piccola considerazione sui canali artificiali. E’ nota a tutti la difficoltà per riuscire a realizzarne in Italia almeno uno. Bisognerebbe concentrare le energie prima sulla sistemazione di tratti di fiume per praticare lo slalom. Alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti. Ivrea, Valstagna, Val di Sole, Vobarno e ora Verona sul fiume Adige. Vedo questa opportunità più concreta senza dover aspettare l’ideale che sarebbe ovviamente un canale artificiale a Roma o a Milano. La prima avrebbe anche il fattore climatico che gioca a suo vantaggio oltre ad una offerta universitaria importante.
Noi dobbiamo lavorare per crescere con la base, offrendo ai più giovani la possibilità di essere impostati bene. Se poi si vorrà conquistare le medaglie olimpiche bisognerà preparare la borsa e iniziare a viaggiare. E’ stato così anche per campionissimi che sotto casa pur avendo canali e strutture, hanno dovuto viaggiare molto per migliorarsi e per restare al passo con i tempi. Esempio illustre il campione olimpico Daniele Molmenti che per molte stagioni invernali aveva preso casa in Australia sul canale di Penrith.
Occhio all'onda!
Quindi il concetto era chiaro. Non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi di pagaiare praticamente mai. Tanto che lo stesso Richard Fox (terzo a Janquire nel 1979 a soli 18 anni), usava per l’allenamento a secco il pagaiaergometro cinetico da lui stesso studiato e ideato. Mentre le ore in barca, nel suo piano di allenamento, erano ben superiori a tutto il resto per tutto il periodo dell’anno.
Precedentemente a questa rivoluzione concettuale di come interfacciarsi con l’allenamento era la classica letteratura sportiva che divideva una stagione agonistica nei mesocicli di: preparazione generale, preparazione specifica, periodo pre-cometitivo e competitivo. Chi dettava legge erano i tedeschi e i paesi dell’Est. Loro terminavano la stagione ad agosto (i mondiali erano quasi sempre a maggio o a giugno) e poi riprendevano a salire in barca più o meno a marzo. Nella stagione invernale si dedicavano, nella prima parte, al miglioramento della resistenza generale con sci di fondo, corsa e chi poteva per questioni climatiche canoa da discesa. Poi si passava a lavorare sulla forza, quindi un periodo di circuiti con sovraccarichi in palestra e piano piano si riportava il tutto in canoa. Questo ovviamente a grandi linee.
Mi sento però di fare una ulteriore precisazione perché gli unici che si discostarono al tempo da queste metodologie erano gli atleti della Germania dell’Est. Loro o meglio la loro organizzazione sportiva, che era all’avanguardia, anticipò la rivoluzione a stelle e strisce tanto che le olimpiadi del 1972 le prepararono in maniera molto specifica. Si venne a sapere, molti anni più tardi, che avevano realizzato un canale uguale a quello di Augsburg per far allenare i propri atleti su un percorso che poi avrebbero trovato ai Giochi Olimpici. E’ allucinante se si pensa bene a quanto hanno fatto e quanto questo metodo ha regalato a loro con tutte le medaglie vinte a Monaco ’72. Ricordo anche che per non far impazzire e stancare i propri atleti da tanto pagaiare, studiarono un colore che non portasse a questi disturbi.
Oggi la tendenza è quella di non avere mai periodi lunghi fuori dalla canoa da slalom e tanto meno fuori dai canali o dall’acqua mossa. Regna il concetto di specificità e acquaticità.
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Tavola 1 - percentuali di distacco dal vincitore nel k1 uomini per le altre categorie ai campionati del mondo |
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Tavola 2 - percentuali di distacco dal vincitore nel k1 uomini per le altre categorie ai Giochi Olimpici |
Sirio dice anche un’altra cosa e cioè il mancato aumento del bacino d’utenza.
Ma ciò che ancor più sconvolge è praticamente l’incapacità di molti di trasmettere ai propri figli quella che era stata una ragione di vita per molti di noi. Cosa che invece all’estero è cosa comune. Per verificare quanto vi ho detto guardatevi l’ordine di partenza dei campionati del mondo di slalom Junior e Under 23 di quest’anno a Liptovosky o verificate chi guida politicamente e tecnicamente le varie federazioni.
Questa politica è più che attuale se si pensa che atleti olimpici con medaglie iridate non vengono assolutamente considerati da chi di dovere per essere utilizzati a formare le nuove generazioni o a collaborare alla crescita. Anzi vengo allontanati perché pensanti.
- A chi ha vissuto di canoa e ha conseguito risultati importanti bisogna offrire la possibilità di restituire quanto gli è stato dato negli anni dalle varie amministrazioni pubbliche e dalla stessa federazioni. A loro bisogna offrire una possibilità di lavoro in questo settore per far sì che la canoa non perda tempo a formare altre figure che tra le altre cose non ci sono o sono ridicole.
- Progetti chiari con altrettanti obiettivi precisi.
- Strutture adeguate.
- Formazione attraverso veri formatori che hanno esperienza specifica.
- Offrire ai nostri giovani la possibilità di studiare e allenarsi con borse di studio che non siano ridicole a anacronistiche come lo sono oggi.
Occhio all'onda!