Lo slalom



Arrivare quasi due settimane prima delle gare è sempre molto interessante perché hai il tempo di fermarti a guardare gli allenamenti anche degli atleti che non alleni. Guardi, osservi, studi e cerchi di capire  cosa fanno i francesi, gli australiani, gli spagnoli, di diverso da quello che proponi tu.  Vedi allenarsi campioni olimpici, campioni del mondo, medagliati a cinque cerchi, atleti finalisti di coppa, e ancora atleti che non vantano niente di tutto ciò eppure … Tutti si allenano e più o meno adottano metodiche  che si ripetono da tempi immemorabili e costantemente ovunque: velocità, tecnica, percorsi divisi, interi ritmi gara, loops, tanto recupero, poco recupero, porte molto difficili, sfasate. Tutti  o quasi tutti seguiti dai tecnici sulla riva che riprendono con I-Pad o cellulari, l’unico allenatore rimasto ad usare ancora la telecamera è Sylvan Poberaj. Tutti preparano l’allenamento da terra, studiano il percorso, che poi andranno a fare in acqua, lo guardano, lo analizzano con il tecnico, ritornano ad osservarlo e poi, una volta effettuato il warm-up del corpo in acqua ferma, partono per lo spot dell’ora di allenamento su quel budello d’acqua, che si trasforma in una sorta di giostra acquatica che ti può offrire tante gioie o tante sconsolate pene! Rimango molte volte incantato ad osservare gli atleti su questo canale e cerco di capire le differenze che ci sono tra atleta ed atleta, perché ad una prima vista sembrerebbero tutti, o per lo meno molti di loro, grandi interpreti del gesto tecnico per fare una risalita, o per sfilare via tra le porte off-set del percorso. Eppure… le differenze, pur sottili, ci sono e non sempre è facile coglierle e sono proprio queste che faranno la differenza ai fini della classifica finale: come ruota il corpo, come si dissocia la parte superiore da quella inferiore, come si imposta una risalita, com'è la postura sulla barca, la trasmissione della pagaiata sullo scafo, la spinta dei piedi, l’inclinazione della canoa, gli equilibri. Poi ci sono gli aspetti mentali che fanno la differenza: c’è chi nella fatidica ora sul canale ti passa davanti in continuazione, non fai in tempo a seguirlo con lo sguardo e te lo ritrovi poco dopo nuovamente a monte che scende per la sua ennesima manche. C’è invece  chi di discese ne fa poche e le centellina  con parsimonia e cura. C’è chi sfiora le paline e chi invece le paline se le porta appresso, c’è chi alla fine dell’allenamento rimane a guardare i compagni e chi scappa via per andare a fare chissà cosa e chissà con chi. Poi a mano a mano che i giorni passano le espressione dei visi cambiano: il sorriso si trasforma in smorfia, il camminare su e giù per il canale si velocizza, i tempi si restringono. Le soste a parlare con i compagni si accorciano, i movimenti del corpo prendono altre forme, anche l'abbigliamento cambia... ci si avvicina alla gara! 

Lo slalom, questo sport fatto di ore e ore di allenamenti, di concentrazione, di analisi, di sofferenza fisica e mentale. Eppure… ci regala accorra tante emozioni vedere una risalita fatta al volo, un debordè puro, una pagaiata efficace, una rotazione su un buco o un colpo largo per infilarsi in una porta. Mi emoziona ancora vedere tanti giovani che rivivono ciò che noi un tempo abbiamo vissuto e con loro ritorno a fare le fatiche di un tempo perché so quanto è impegnativa una sessione di allenamento, tanto più a meno di due settimane dalle gare dove la testa è assalita da mille pensieri e il cuore invece ha nel suo profondo la speranza che tutto andrà bene e che finalmente si riuscirà ad esprimere tutto il potenziale. Eh sì lo sport è proprio questo: tanto lavoro, tanta attesa e tante speranze con la fortuna di poter vivere momenti unici ed emozionanti, ma una cosa è certa che tutto ciò rimarrà inciso nel cuore e nella mente di tutte queste persone per sempre! 


Occhio all'onda ! 

con il mio amico e collega Xabi Taberna attuale allenatore per la Cina con il suo traduttore/assistente 




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