"There's just no one like him"

 

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“Nessuno come lui”  o meglio ancora nella sua forma inglese: “There’s just no one like him”  potrebbe essere il titolo di un grande film  che parla e descrive le gesta di  un eroe della pagaia, di un campione che va oltre i confini e che ha saputo non solo vincere tanto, ma a cui  va dato pure il  merito di essere stato capace di rinnovare tecnica e materiali. Stiamo parlando di Jiri Prskavec che a Parigi ha conquistato il suo settimo titolo europeo nel kayak maschile. Se poi a questi ori individuali aggiungiamo i sei conquistati a squadre oltre ad un argento e tre bronzi, forse, dico forse, ci possiamo rendere conto dell’impresa di questo numero uno dello slalom mondiale.  Tralascio l’oro e il bronzo  olimpico, i cinque titoli iridati e le tre coppe del mondo vinte. Quindi mi sembra più che azzeccata l’idea di definirlo come una sorta di animale da guerra, protagonista indiscusso degli ultimi 12 anni della canoa slalom mondiale. Grande campione in Kayak e atleta emergente nella canadese, tanto per fare di questo personaggio uno slalomista completo come solo Fabien Lefevre lo è stato. 

A Parigi, sul canale olimpico, in finale, è stato praticamente perfetto su ogni porta, su ogni pagaiata e aggancio, oltre a mostrare un approccio mentale da vero campione. Il suo europeo in terra di Francia è stato un crescendo attento e studiato, dai 5 secondi e 16 centesimi da Castryck in qualifica ai 3.57 dallo stesso francese in semifinale per poi esplodere dove veramente conta, dove cioè ci si gioca le medaglie. 

Dall’altro canto il fenomeno Titouan Castryck, che ha dominato qualifica e semifinale, deve solo recriminare sull’errore fatto tra la 9 e la 10 o meglio di un passaggio non perfetto come quello che è stato capace di fare in semifinale. Tra i due c’è parecchia somiglianza tecnica, nel ceco di oggi c’è più consapevolezza e meno esplosività, grazie ad una esperienza infinita; nel transalpino c’è l’irruenza giovanile ed un’energia che fatica a contenere, ma che giustamente arriva dalla grande voglia di fare di questo atleta che sicuramente ha in serbo grandi cose. Un bravo va Xavier Ferrazzi che in quella finale a 12 era il più giovane con i suoi 19 anni. Il carabiniere, che quest’anno ha vinto le selezioni italiane, ha navigato molto bene sul canale olimpico nel percorso disegnato dai tecnici Gwenaël Marquer e Lukas Kubrican. Una sbavatura all’entrata della risalita 22 gli è costata la medaglia di bronzo che si sarebbe meritato a pieno titolo. Ovviamente ha sorpreso l’assenza in finale di alcuni campioni primo fra tutti Giovanni De Gennaro, fuori per due salti di porta, e di Joe Clarke che in tutta la discesa non è mai stati in pratica competitivo. 

Se Prskavec di titoli Europei ne ha vinti 7, fra le donne c’è chi ne ha vinti ben 4 e l’ultimo è arrivato proprio sabato per Ricarda Funk che non ha semplicemente vinto, ma ha letteralmente lasciato le avversarie molto, molto lontane. La tedesca, che era uscita dai Giochi molto abbattuta, ha intrapreso nel corso dell’inverno una cammino solitario per cercare di ritrovare prima di tutto se stessa. Infatti, a differenza del resto della squadra, lei ha preferito curare la preparazione invernale in Australia senza tecnico che invece era volato a la Réunion. Nella discesa di finale la tedesca è praticamente sempre all’attacco con uno scafo che sembra lievitare su quell’acqua parigina. Unico neo, se volessimo ricercare la perfezione, è nella porta 22 dove forse poteva essere più efficace e veloce in fase di chiusura. Per il resto un compendio tecnico in veste rosa. Grande esclusa dalla finale Camille Prigent che in semifinale ha commesso 4 penalità che sono risultate troppe per accedere alla finale. La francese poi comunque si rifarà vincendo tutto nel  kayak cross.  

Le note conclusive le dedico ad alcune riflessioni. 

- La prima è quella sulla formula adottata in questo europeo:  concentrare in una sola giornata le gare di semifinale e finale si è dimostrato interessante e dinamico.  Ottima anche la scelta di far gareggiare alla mattina i kayak e al pomeriggio le canadesi. 

- Positivo anche il format con una manche di qualifica con i  primi 30 in semifinale e poi finale a 12, anche se si  potrebbe passare direttamente dalla qualifica alla finale a 12. Soluzione questa che verrà adottata nelle prime 4 gare di Coppa del Mondo.

- Nota positiva pure sui tracciatori dei percorsi  che secondo me hanno fatto un ottimo lavoro offrendo belle combinazioni, con una logica guidata dai movimenti d’acqua, unendole alla  scorrevolezza e alla velocità del percorso. Gli 80 secondi del vincitore dovrebbero essere lo standar comune per tutti i tracciati di gara. 

- Positiva anche la medaglia in più per i Time Trial del Kayak Cross che premia una gara a tutti gli effetti.

- Note negative sono legate alla scarsità di pubblico presente e alla poca pubblicità della manifestazione fatta in loco, oltre ad una cerimonia di apertura che definire povera è un complimento.

Occhio all'onda ! 

                                                                            english version

“Nessuno come lui” or better yet in its English form: “There’s just no one like him” could be the title of a great film that talks about and describes the exploits of a hero of the paddle, a champion who goes beyond borders and who has not only been able to win a lot, but who should also be given credit for being able to renew technique and materials. We are talking about Jiri Prskavec who in Paris won his seventh European title in men’s kayaking. If we then add to these individual golds the six won as a team, as well as a silver and three bronzes, perhaps, I say perhaps, we can realize the feat of this number one in world slalom. I leave aside the Olympic gold and bronze, the five world titles and the three world cups won. So it seems more than appropriate to define him as a sort of war animal, the undisputed protagonist of the last 12 years of world canoe slalom. Great champion in Kayak and emerging athlete in the Canadian, just to make this character a complete slalomist like only Fabien Lefevre was.

In Paris, on the Olympic channel, in the final, he was practically perfect on every gate, on every stroke and hook, in addition to showing a mental approach of a true champion. His European on French soil was a careful and studied crescendo, from 5 seconds and 16 hundredths from Castryck in qualifying to 3.57 from the same Frenchman in the semifinal to then explode where it really counts, that is where the medals are played.

On the other hand, the phenomenon Titouan Castryck, who dominated qualifying and semifinal, only has to complain about the mistake made between the 9th and 10th or rather a passage not perfect like the one he was able to do in the semifinal. There is a lot of technical similarity between the two, in today's Czech there is more awareness and less explosiveness, thanks to infinite experience; in the transalpine there is youthful impetuosity and an energy that he struggles to contain, but which rightly comes from the great desire to do of this athlete who certainly has great things in store. Well done to Xavier Ferrazzi who in that final at 12 was the youngest at 19 years old. The carabiniere, who this year won the Italian selections, navigated very well on the Olympic channel in the course designed by the technicians Gwenaël Marquer and Lukas Kubrican. A smudge at the entrance of climb 22 cost him the bronze medal that he would have fully deserved. Obviously the absence in the final of some champions was surprising, first of all Giovanni De Gennaro, out for two gate jumps, and Joe Clarke who in the whole descent was never practically competitive. If Prskavec has won 7 European titles, among the women there are those who have won 4 and the last one came on Saturday for Ricarda Funk who did not simply win, but literally left her opponents very, very far away. The German, who had left the Games very depressed, has undertaken a solitary journey over the winter to try to find herself first of all. In fact, unlike the rest of the team, she preferred to take care of the winter preparation in Australia without a coach who instead flew to Réunion. In the final descent the German is practically always on the attack with a hull that seems to rise on that Parisian water. The only flaw, if we wanted to look for perfection, is in gate 22 where perhaps she could have been more effective and faster in the closing phase. For the rest, a technical compendium in pink. The great excluded from the final is Camille Prigent who in the semifinal committed 4 penalties that were too many to access the final. The Frenchwoman will then make up for it by winning everything in the kayak cross.

I will dedicate the final notes to some reflections.

- The first is on the formula adopted in this European: concentrating the semifinal and final races in a single day has proven to be interesting and dynamic. The choice to have the kayaks compete in the morning and the Canadians in the afternoon is also excellent.

- The format is also positive with a qualifying heat with the top 30 in the semifinal and then a final of 12, even if it could go directly from the qualifying to the final of 12. This solution will be adopted in the first 4 World Cup races.

- A positive note also on the course markers who in my opinion have done an excellent job offering nice combinations, with a logic guided by the movements of the water, combining them with the smoothness and speed of the course. The 80 seconds of the winner should be the common standard for all the race courses.

- The extra medal for the Kayak Cross Time Trials is also positive, which rewards a race in all respects.

- Negative notes are linked to the lack of publicity present and the little publicity of the event done on site, in addition to an opening ceremony that to define as poor is a compliment.

Occhio all'onda!