Schubert e Fox completano i nomi dei vincitori della prima tappa di World Cup


Mi ci è voluto tempo per metabolizzare anche l’ultima giornata di gare della prima prova di Coppa del Mondo in quel di Liptovský Mikuláš, una città che praticamente rimane immersa tra i monti Tatra segnata dal Váh, il fiume cioè che l’attraversa, ma che soprattutto porta acqua al canale di slalom che dagli anni ’60 sforna grandi campioni.
Dicevo che mi ci è voluto tempo per mettere a fuoco questa prima prova di Coppa del Mondo nel suo complesso che ha rilanciato qualche atleta, ma ha anche messo in chiara evidenza che qualche volta lo slalom è veramente uno sport talmente imprevedibile e pazzerello che ti fa ribaltare ogni volta principi e credi.
Prendiamo il C1 donne che è la categoria dove i margini tra manche e manche sono talmente imprevedibili che entrare in finale sembra quasi più una estrazione al gioco del Lotto che una gara fatta contro il tempo.   Ci sono atlete che tra una discesa e l’altra hanno margini di miglioramento o di peggioramento che variano dai 6 ai 30 secondi, indice questo che ci fa capire che questa specialità è ancora in via di evoluzione  e che dovrebbe avere un tracciato tutto suo per poter far crescere più velocemente tutto il settore. E’ tutto dire il fatto che Tereza  Fiserova arriva seconda facendo una discesa in risalita, dietro ad una Jessica Fox irraggiungibile per chiunque e con  7 secondi e poco più di ritardo si sale tranquillamente sul podio.  Il tempo del fulmine australiano in C1 è di  106,34, tempo che  le avrebbe permesso comunque  di entrare in finale  anche nel  K1 donne con il sesto tempo a 3 secondi e 14 da lei medesima vincitrice di semifinale e finale in questa specialità!
Di tutt’altri distacchi si parla per vincere una medaglia nel  K1 uomini considerato che i primi tre stanno tutti dentro il secondo anzi per la precisione in 0,95 decimi! Schubert ha la meglio su Dariusz Popiela che nonostante il tocco alla porta numero 2 riesce ad inanellare il resto del percorso in maniera perfetta. Terzo il campione olimpico Clarke che era da tempo che non si vedeva su un podio.

Potrebbero esserci lamentele da parte di qualcuno perché non parlo mai dello « Extreme Slalom », me ne scuso, ma già ho i miei problemi per seguire una specialità e la vedrei molto difficile poter essere obiettivo su una disciplina che ritengo di contorno e con pochi elementi tecnici su cui lavorare. Certo è che devono essere in molti a pensarla come me perché le gare, puntualmente proposte dai comitati organizzatori, farà eccezione quest’anno La Seu, che non ne vuole sapere dopo vari esperimenti, non se ne vedono molti e spesso e volentieri sono solo una manciata di atleti che vi partecipano. Ciò a loro non toglie il valore che bisogna comunque riconoscere.

Occhio all’onda!

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