La musica dell'acqua è la nostra vera maestra


Prima di partire da Praga per venire qui a Lee Valley ho fatto un acquisto che si sta dimostrando molto azzeccato e utile.  Preso dal panico per il noto tempo atmosferico britannico e considerando che
l' equipaggiamento che mi ha accompagnato in questo peregrinare per il mondo era piuttosto estivo, ho pensato bene di comprarmi un paio di scarpe pesanti per affrontare pioggia e vento di quest'isola che ha segnato le sorti del mondo nei tempi passati e che in un certo senso lo sta facendo ancora in questi tempi moderni. 
Le "Karrimor", che fino a questo momento non conoscevo, sono ottime scarpe e più passano i giorni e più prendono acqua e più mi soddisfano, tenendomi con i piedi asciutti anche dopo ore passate sul canale ad ammirare gli artisti dei paletti dello slalom.  Poi scopro che sono scarpe fornite all'esercito inglese per gli uomini d'assalto impegnati in missioni su territori difficili, quindi perfette per le mie esigenze! Mio papà mi diceva sempre, quando vedeva qualcuno camminare con gli scarponi, "scarpe grosse cervello fino" e aggiungeva "i piedi sono importanti bisogna tenerli bene e coperti". Lui grande appassionato di montagna evidentemente si riferiva ai montanari per i quali aveva un rispetto speciale e penso, io, anche con  una certa invidia per il fatto che loro possono  vivere a stretto contatto con la natura come avrebbe voluto fare lui, ma famiglia e lavoro lo hanno allontanato da questo suo sogno.

A parte questi dettagli "fascion" faccio fatica a far capire agli atleti che i risultati non arrivano da un giorno all'altro  o tanto meno dopo pochi anni di pratica ed allenamenti. Un grande risultato agonistico è la somma di molti fattori, partendo da quello primario che è la genetica e la fortuna di aver azzeccato lo sport giusto per le proprie caratteristiche. Al di là di questa premessa c'è un errore di base generalizzato nei giovani atleti o negli allenatori ed quello cioè di prendere come riferimento atleti molto evoluti  per copiarli o per proporli come modelli ai propri atleti. Comparare un campione olimpico con un giovane slalomista  non ci fa capire praticamente nulla e può portare all'abbandono precoce per depressione sportiva.  Anche per lo stesso atleta provare a  copiare lo stile o le dinamiche di altri può essere negativo. Certo si possono osservare e capire certi gesti messi in essere da un Molmenti o un Benus, ma non dobbiamo incorrere nell'errore di costruire un modello sullo stile di altri. Quello che nella metodologia sportiva viene chiamato "modello prestativo" e non solo a livello fisiologico e se in altri sport può avere una certa valenza e logica, nello slalom secondo il mio modestissimo parere perde ogni riferimento e valore.  Un atleta deve cercare ogni giorno il suo stile e concentrarsi per capire e a percepire quell'elemento fluido su cui si muove. Nei giorni scorsi ho letto una lettera di Tetè Rusconi uno dei più grandi milongueri di Buenos Aires degli anni '50 e tra le altre cose mi hanno colpito queste frasi: "... non si ballano figure o passi, si balla la musica e non conosco ballerino o posto al mondo che abbia ballato senza musica" e poi aggiunge "Il tango è e sarà sempre 
musica, imparare a camminarla, ad ascoltarla, a sentirla, fino a che si trasformi
 in qualcosa di proprio, da cui non ci si può più staccare. Da questo momento 
ogni persona, ogni ballerino prenderà il suo stile, uomini e donne".

E parafrasando il sublime pensatore e ballerino porteño direi che  "non si fanno agganci o pagaiate predefinite a caso e neppure si imparano perché qualcuno ce le insegna. No! ci muoviamo tra le porte dello slalom seguendo la musica del fiume e ogni slalomist prenderà il suo stile, uomo o donna"!

Dimenticavo... oggi dopo l'ultima mezzora per le squadre in acqua, ci sarà la demo-run delle qualifiche e alle 18 una sobria cerimonia di apertura qui al centro di Lee Valley. Domani si inizia a fare sul serio con C2 e donne in Kayak



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Buon mondiale a tutti e Occhio all'onda!

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