Archiviate le gare di slalom con le finali delle canadesi
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la medaglia dedicata alla mamma che da lassù sicuramente ha gioito per la figlia |
Il primo test sul nuovo formato della Coppa del Mondo, a mio modo di vedere, ci ha fornito alcuni temi su cui riflettere. Anzitutto direi che la formula qualifica manche unica e finale è avvincente per due aspetti: il primo nessuno può prendere sotto gamba la prima discesa e il secondo la brevità dell’evento che così facendo si accorcia notevolmente, tenendo tutti più sulle spine!
Unico neo è non essere partiti da subito con due gare di slalom, una classica e una short, in modo tale di avere a fine stagione 10 gare che contassero per la classifica finale di Coppa. Le canadesi ci hanno regalato delle sorprese prima con l’eliminazione in qualifica di personaggi del calibro di Savsek, Tasiadis, Hocevar, Prskavec, Westley tra gli uomini e nel settore femminile fuori pure Woods, Leibfarth e Doria tra i nomi più altisonanti. Da sottolineare che la finale maschile è stata disturbata a tratti da un insolito vento, che per la verità non ha influenzato più di tanto. Pulito in ogni suo gesto, raffinato nella spinta, chirurgico nel passaggio 13/14, impressionante tra la 17 e la 19 in risalita, un tratto in cui non ha praticamente mai sfilato la pala dall’acqua, magico nel salto che ha affrontato in debordè, tolto solo quando ha visto la punta della sua canoa sfilare via verso la porta successiva; la risalita 23, preparata con il colpo incrociato e successiva spinta sulla sponda, è stato l’ultima pennellata che Lukas Bozic ha dato per completare l’opera di un quadro pressoché perfetto. Non é stato da meno neppure il britannico Burgess che ha avuto però una prima parte di gara più lenta, infatti alla 15 perdeva dallo sloveno 1 secondo e 3 centesimi. Chiude a 1 e 17. Chi ha da recriminare è sicuramente il campione olimpico Nicolas Gestin che fino all’ultimo salto aveva la vittoria in pugno. Poi all’atto finale è arrivato troppo spostato a destra in propulsione, mentre avrebbe dovuto saltare già con il debordè. Quando si é deciso a mettere in azione il debordè si è trovato sul palo interno tirandoselo via e finendo lungo: tocco e accumulo di oltre 1 secondo e mezzo. Delusione per il neo campione europeo, Miquel Trave, che l’anno scorso qui aveva trionfato, il catalano scende contratto, non è in giornata forse l’emozione di gareggiare in casa gli è costata cara, o forse inizia a sentire il peso del suo valore. Finirà solo ottavo con 4 penalità. L’emozione più forte però ci arriva da Mirian Lazkano, l’atleta basca, allenata da Xabi Etxaniz, dopo essere stata seguita a lungo da Aritz Fernandez, che aveva lasciato in fretta e furia gli europei di Parigi per correre a casa ad abbracciare per l’ultima volta la cara mamma. Oggi al suo arrivo trionfale, seconda a poco da una Jessica Fox ritrovata, ha guardato il cielo con gli occhi lucidi e ha mandato un bacio a chi da lassù sicuramene ha gioito per questa sua medaglia che arriva a distanza di nove anni dal suo primo successo conquistato sempre qui nel 2016 dietro a Nuria Vilarrubla e terza si classificò Noemi Fox. Brave pure Elena Borghi e Marta Bertoncelli in finale rispettivamente sesta e settima. Bravo pure Flavio Micozzi che arriva in finale e chiude in decima posizione. Unico neo negativo: poco pubblico, anzi, oserei dire praticamente assente, forse colpevole è l’orario in cui di solito le persone siedono a tavola per consumare il pasto del sabato - Meglio sarebbe fare il tutto alla sera, magari pure con il buio e il campo illuminato per creare atmosfera e suspance. Occhio all'onda ! |
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