Freschezza delle prime pagaiate

Sono un paio di giorni che pagaio con i ragazzini del Club e riscopro la freschezza di gesti, la purezza di movimenti e  la leggerezza di pagaiare per il piacere di farlo. Vedo nei loro occhi la gioia di muoversi, faccio mie le paure, ma nello stesso tempo la voglia di scoprire emozioni nuove fatte di corrente, sassi, morte e onde.  Non mi focalizzo assolutamente su come fare un aggancio o una  retro pagaiata, cerco solo di metterli nella condizione di ascoltare l'acqua e di percepirne il suono e  l'energia che  produce sulla nostra canoa e dentro di noi.
Con i più piccoli e cioè i ragazzini che escono per le prime volte in Adige cerco di creare quelle che il buon Alviano Mesaroli ha sempre definito "gli stati di necessità" quando cioè ci troviamo in determinate situazioni e lì dobbiamo risolvere i problemi che si presentano.

Dopo i rudi fondamentali che secondo me devono essere  solo:

 - come entrare dentro una canoa e come uscire anche in 

      caso di capovolgimento
-  come mettere i piedi e le gambe dentro la canoa
-  come impugnare la pagaia

Si passa alla scoperta del "muoversi su un guscio sul e con l'acqua" tutto il resto è una lenta e paziente questione di tempo e dedizione.

Un metodo certamente non facile che costringe il tecnico ad essere il più possibile presente in acqua, ma ha la forza di impadronirsi del soggetto stesso attraverso le sue capacità senso-percettive e coordinative.
In questa delicata fase di apprendimento rivestono un ruolo fondamentale i neuroni specchio, ma soprattutto la capacità di creare nei singoli soggetti la motivazione per continuare ad apprendere e quindi evolversi.

Occhio all'onda!

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