"CHAMPION RACE" APRE LA SETTIMANA DI GARE A PAU
Direi che la formula adottata per la “Champion Race” svoltasi mercoledì 5 marzo in quel di Pau é da considerare vincente, ma soprattutto entusiasmante per ridare vita a tutto il nostro settore. Due manche di qualifica, dove si prende la migliore e i primi 15, su un tracciato ridotto, vanno in finale. A questi 15 si aggiungono i primi tre junior rimasti fuori per arrivare a 18, poi per giocarsi il 19º posto ancora disponibile per la finale il 16º 17º e 18º delle qualifiche facevano una ulteriore prova: dovevano correre per un tratto, quindi raggiungere un canotto gonfiabile in acqua e completare un percorso e il primo che arrivava accedeva alla finale. Quindi tutte le finali a 19 fatta eccezione per i C1 che sono partiti in 20 perché il catalano Miguel Trave e l'inglese Kurt Adams Rozentals erano finiti pari merito in 15esima posizione.
La prima fase si è svolta nel pomeriggio e le finali alla sera in una atmosfera avvolgente con video live e gara commentata con sapienza e competenza da Vincent Redhon. Altro aspetto da sottolineare e da evidenziare è che le finali si sono seguite a ritmo serrato: arrivava un concorrente e partiva lanciato il successivo. In questo modo si tiene sempre in tensione il pubblico e gli stessi atleti. Finita ogni categoria premiazione appena usciti dall’acqua ancora con gli abiti del mestiere indossati!
Per organizzare questo tipo di manifestazioni ci vogliono due cose. La prima è la volontà e la passione di chi le propone e i francesi in questo campo sono dei maestri, nulla da ridire anzi solo da prendere come esempio. La seconda è trovare qualche sponsor che sostenga l’iniziativa e, visto che ci sono stati, mi sembra giusto ringraziarli e nominarli: Orbit, Dollo, Connect (sponsor tecnici) e Nove live production.
Altro aspetto interessante dal punto di vista tecnico: queste gare stimolano gli atleti e sono altamente allenanti per vari motivi. Il primo senz’altro per il fatto di creare tensione nei partecipanti, stimolandoli a dovere prima con una qualifica, che potrebbe avere dei risvolti tattici molto interessanti, e poi con la finale secca riproponendo ciò che poi sarà nelle gare più importanti. Pensate a quanti eventi vengono organizzati di questo tipo e quindi a livello dimostrativo anche in sport come il tennis, lo sci, il ciclismo e chi più ne ha più ne metta. Momenti utili per chi partecipa per mettersi realmente alla prova in situazioni di stress. E non ultimo lo stimolo a partecipare grazie ai premi in denaro così distribuiti: al primo 300, al secondo 200 e al terzo 100 euro.
Detto ciò passiamo a vedere quello che è successo in questa finale disputata intorno alle 8 di sera con una temperatura esterna di 10 gradi, mentre l’acqua di gradi arrivava ad 8 scarsi! In totale 14 porte di cui 4 in risalita; si partiva dal ponte e si arrivava poco prima del lago finale. Partenza volante passando all’interno di un arco e si chiude la gara sempre tagliando il traguardo formato da un altro arco di chiusura.
Brava Marta Bertoncelli, l’unica italiana in finale, che arriva seconda a poco più di un secondo da Nuria Vilarrubla e terza un’altra spagnola e cioè parliamo di Ainhoa Lameiro. Staccate Angéle Hug, che era seconda in qualifica, Martina Satkova e chi piú sorprende per negatività è Marjorie Delassus che, dopo aver vinto agevolmente le qualifiche, si perde in finale: parte bene ed è fantastica nel passaggio 7 discesa e 8 risalita in cui arriva dentro ad una velocità strepitosa. Poi presa dalla voglia di strafare entra nella 9 come se non ci fosse un domani con l’idea di toccare con la punta della sua canoa le stelle che dominano il cielo. Questo effettivamente la fa volare ma… fuori dalla 10 che salta dicendo così addio ai sogni di gloria.
Ritorno sulla gara della ferrarese nonché carabiniera Marta Bertoncelli, che si era qualificata con il 10^ tempo, e che in finale ha costruito, pagaiata dopo pagaiata, una gara intelligente che le ha portato un secondo posto di prestigio. L’azione più bella é stata nei passaggi tra le porte “off set” 5/6/7 con successiva entrata magistrale nella 8 in risalita. Poi ha saputo tenere concentrazione e determinazione e ha chiuso brillantemente, meritandosi appieno l’argento e i 200 euro di montepremi per il secondo classificato.
Il galletti francesi hanno fatto un “chicchirichì” collettivo, anche se il bravo Raffy Ivaldi, uscito da alcuni giorni di influenza, ci ha provato a cantare a squarcia gola, ma una partenza poco reattiva lo ha rilegato giusto alle spalle del quintetto di Francia. Commette un grave errore nella combinazione di porte sfasate facendo la prima in discesa si trova sbilanciato ed è costretto a rimediare entrando nella 7 in retro recuperando un disequilibro importante. Finisce sesto a 2,21 dal vincitore Mewen Debliquy, con l’amara consolazione di avere il secondo intermedio più veloce di tutti gli avversari. Secondo è il giovanissimo Jules Latimier a 77 centesimi, mentre in terza posizione Adrien Fisher che avrebbe fatto il miglior tempo di gara, 49,40, ma vanno aggiunti 2 secondi di penalità.
Benjamin Reina vince la gara nel Kayak maschile di misura sul connazionale Julien Pajaud e terzo il ceco Matyas Novak. I più quotati Jackub Krejci, Martin Dougoud, Anatole Delassue e Felix Oschmautz si fanno prendere la mano, forzano troppo, non mantengono le linee si perdono nella notte transalpina. Anche Matheus Desnos, il francese che ha la doppia nazionalità, francese e brasiliana, esagera nelle combinazioni più difficili e salta malamente la porta. A Xabier Ferrazzi, invece, bisogna ricordare che bisogna guardare le porte, specialmente quelle che si fanno in retro: alla 4 ha girato la canoa un metro prima di giungere sulla luce della porta. Poi tocca la 8 per uscire e per andare chissà dove. Nel finale per completare l’opera alla 13 perde connessione con l’acqua e salta anche questa porta.
Fuori dalla finale gli altri italiani al via che finiscono rispettivamente: Marcello Beda 21, Tommaso Barzon 51, Tommaso Panico 59.
Nel kayak femminile vince chi non ha nome e neppure cognome tanto che sulle classifiche si scrive Nom e Prenom! Chi è costei? Diciamo che per non perdere tempo a lanciare le finali veloci chi vinceva la "lucky looser" e tradotto letteralmente significa "perdente fortunato" è chi aveva vinto la prova degli esclusi con la corsa per arrivare primo al gommoncino per poi qualificarsi per la finale. Quindi il nome e cognome della vincitrice sono: Coline Charel, la francese che assomiglia incredibilmente a mia zia Dina quando era giovane! Seconda la spagnola Leire Goñi de Virgala e terza la padrona di casa Marjorie Delassus che così, a distanza di mezz’ora, si rifà della delusione patita in C1. Francesca Malaguti dell’Aeronautica Militare chiude in 19esima posizione quindi per lei niente finale.
Se vi interessa vedere il video della finale cliccate qui e buon divertimento!
In Francia qualche giorno di allenamento ancora e poi il fine settimana dedicato alla prima prova della “Pyrenees Cup” prevista in due tappe e cioè a Pau dal 7 al 9 marzo per poi prosegue a La Seu d’Urgell il 15 e 16 marzo.
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