Libero istinto al proprio vissuto per esprimersi al meglio

Dario Puppo, mitico telecronista sportivo di Eurosport per biathlon, tennis, boxe, canoa e tanto ancora,  ma soprattutto grande e sensibile conoscitore di sport e dei suoi personaggi, ha condiviso su Facebook (clicca qui per ascoltarlo)  un suo pensiero molto interessante. In sostanza dice che non si rimane sufficientemente impressionati dal fatto che quando Djokovic vinse il suo primo slam, Federer era già a quota 12 e Nadal 3. Fatto questo che avrebbe ammazzato anche un toro, ma non Djokovic. Oggi abbiamo un Federer a 20, Nadal 19 e Djokovic 17. In sostanza si evidenzia il fatto che è dura arrivare in cima certamente, come lo è stato per il serbo se solo avesse guardato ai successi dei suoi diretti avversari,  ma è altrettanto vero che rimanere sulla vetta non è certamente facile. Immaginatevi Novak che piano piano si avvicina ad un record così assurdo come quello di Roger e vede la possibilità di agguantarlo, ma nello stesso tempo ha il fiato sul collo di Rafa che certo non ci sta a non essere lui il detentore del maggior numero di Grandi Slam vinti.   I tre fenomeni, che stanno monopolizzando da oltre 10 anni il mondo del tennis maschile,  sono la prova provata, se pur  ognuno con caratteristiche diverse, che la convinzione per se stessi e la consapevolezza di poter arrivare sono le armi migliori per il successo. E volendo questi loro continui successi allontanano mentalmente gli avversari che non riescono ad immaginare come possano fare a batterli  che comunque o bene o male, in alternanza, ci si ritrova in finale. 
Con questo pensiero mi scontro quotidianamente lavorando  con atleti top e giorno dopo giorno  mi rendo sempre più conto e mi convinco che la differenza che ci può essere tra loro è nascosta solo nelle loro menti. I fattori tecnici e fisici, ad altissimi livelli, si appianano per lasciare spazio, nei  veri e forse pochi  momenti che contano, al proprio istinto che ritrova armoniosamente e quasi d’incanto le risposte in maniera  automatica e precisa. La capacità di attingere al vissuto, che è stato allenato attentamente e profondamente, senza tensioni e preoccupazioni, fa la vera differenza. Leggere il momento e dare subito risposte precise e determinate costituiscono il margine che ti può mettere al riparo dall’incubo dell’errore.   
Osservando gli atleti tra le porte del canale olimpico australiano ci si rende conto che molti di loro sono veramente forti. Si destreggiano alla grande tra onde, riccioli e porte, ma sistematicamente e quasi inconsapevolmente ci si rende conto che solo alcuni di loro potranno salire su un podio olimpico da qui a breve tempo. Quindi che cos’è che sostanzialmente li differenzia? Eppure nessuno si risparmia  per ore di allenamento in acqua,  per dedizione e passione. La differenza è e sarà proprio nel saper leggere il momento attraverso il proprio vissuto e non attraverso cioè che magari si pensa di poter fare. Il rischio più grande quindi è quello di non giocare quando invece bisogna, si può e si deve farlo!

Occhio all’onda!


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