Italiani bene nella finale K1 vinta dal padrone di casa Delfour

Dopo che Luuka  Jones aveva fatto la scelta di fare la porta 16 in discesa e non in retro, come quasi tutto il resto del mondo,  ero andato da Campebell Walsh, in sostanza suo allenatore nonché compagno di vita, a chiedergli se quella era stata una azione  programmata oppure se si era trovata in quella situazione e fosse stata costretta ad optare per una scelta, che secondo me era un attimino azzardata,  tanto più che subito dopo ha saltato la porta successiva con la conseguenza di restare fuori da una finale decisamente alla sua portata. Strana però la reazione del quasi 43enne scozzese, argento alle olimpiadi di Atene 2004,  emigrato in Nuova Zelanda prima per lavoro e poi per amore, che mi ha guardato sorpreso, come se avessi chiesto una fesseria assoluta e mi ha risposto che era certamente loro intenzione farla in quel modo: decisamene più veloce che una retro… a detta sua! Questo il giorno prima delle gare dei k1 uomini e la domanda mi sembrava più che  appropriata visto che stavamo preparando le gare per i nostri atleti e avere dei dati in mano per ragionare come fare le porte aiuta non poco. Alla fine della gara di oggi il collega allenatore nonché amico Walsh mi ha  incontrato in zona video e fermandomi mi ha chiesto perché non avevamo optato per fare la 16 in retro e non in discesa come avevamo parlato il giorno prima e come  il giovane k1 Pau Echaniz  aveva fatto in semifinale.  Gli ho risposto che avevamo valutato le due opzione, ma la spin (retro) ci sembrava più sicura e non così lenta come mi aveva prospettato lui. Il fatto poi, a cose finite, che tutti i semifinalisti e poi pure i finalisti hanno fatto la 16 in retro eccetto per l’appunto lo spagnolo figlio d’arte Pau Echaniz e Michal Smolen. Il primo, se pure restando fuori dalla finale, l'ha eseguita  molto bene, mentre il secondo invece ha rimediato un 50 decisamente cercato visto il modo con cui ha affrontato la combinazione in oggetto. Dopo tutto questo giro di parole arriviamo quindi al punto di riflessione che ha  stimolato il  confronto con un tecnico di grande valore come Campbell. In pratica c’è da chiedersi se effettivamente vale la pena azzardare manovre difficili che possono avere un vantaggio talmente minimo che non hanno motivo di essere scelte nell'ottica di  adottare una tattica di gara che avvantaggi scorrevolezza, salvaguardando energie e potenza per l’ultima parte del percorso, che molto spesso si dimostra essere la più decisiva. Se prendiamo anche la gara di oggi la risposta la troviamo certamente negli intermedi in progressione positiva di chi ha vinto la finale. Un crescendo costante, che può essere attuato solo se l’atleta è in grado di conoscersi alla perfezione sapendo fin dall’inizio quanto può tenere alti i giri del suo motore.  Ma qui sotto avete la possibilità di giudicare voi stessi guardando il video relativo alle due diverse manovre. 




La semifinale del kayak maschile è stata certamente la gara più combattuta di tutti gli Australia Open poiché dal primo al decimo c’è stata una differenza massima di 1 secondo e 41 con 9 atleti tutti nei 91 secondi di gara distanziati fra loro solo di qualche decimo. Finale poi andata a Lucien Delfour davanti a Giovanni De Gennaro e Vit Prindis con Zeno Ivaldi in quinta posizione. Peccato per lui l'errore nella prima combinazione discesa risalita con la sponda che gli ha fatto perdere 1 secondo e 91.  Conferme comunque positive per i due atleti azzurri che a Londra si giocheranno il posto olimpico e che sembrano potere dire la loro sempre anche in campo internazionale.

Aggiungo solo che Jessica Fox non tradisce neppure in C1 e vince con un stratosferico 102,54 e se pur  vanno sommati i due secondi del tocco fatto alla porta numero 11 rimane davanti alla catalana Nuria Vilarrubla (anche lei con un tocco alla 7) di oltre 5 secondi. In terza posizione la giovanissima (ancora junior) Emanuela Luknarova che il prossimo 7 marzo diventerà maggiorenne. La slovacca,  nel 2018 aveva vinto in K1 i Giochi Olimpici Giovanili a Buenos Aires, arrivando terza anche in C1, ha sicuramente davanti a sé un radioso futuro considerando il fatto che la sua Federazione sta investendo molto su di lei che  ha optato a tempo pieno per la specialità della canadese monoposto dove inizia ad aver qualche soddisfazione in più rispetto agli scorsi anni.

Occhio all’onda!


Al centro Marcel Potocnic con la moglie e il loro bimbo in compagnia (a sinistra) del K1 slovacco Halcin.

Il podio del K1 men  al centro Delfour a sinistra  De Gennaro e a destra Prindis.




Classifica Finale K1 men

Classifica Finale C1 women
 

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