Il ruggito del Leone si è fatto sentire ancora una volta!



Il ruggito del Leone sloveno è arrivato fino a qui e ha risuonato forte come un tuono nella notte! Ci ha risvegliato e incantanti quando ancora le prime luci dell’alba iniziavano a dare vita ad un altro giorno che segna, a mio modo di vedere, un’altra tappa importante nella carriera sportiva del 42enne Peter Kauzer, in vista proprio del futuro.


Quello che  ha fatto questo fenomeno della pagaia in mezzo all’Oceano Indiano, nel secondo  fine settimana di Febbraio, è da incorniciare e da consegnare ai posteri come monito e come esempio di dedizione e passione per lo sport.  Tanto più  che sul gradino più alto del podio aveva come contorno due pischerletti, passatemi il termine che vuole essere molto affettuoso, nati quando lui iniziava a vincere le prime medaglie agli europei e ai mondiali, parliamo cioè di 20 anni fa! “Péro", come tutti lo chiamano nell’ambiente, in finale trova lo smalto degli anni migliori e aggredisce le risalite con classe e maestria, fluido negli spostamenti tra porta e porta, ma ciò che impressiona è la scorrevolezza del suo scafo che ovviamente è sempre giallo e nero, ma a La Réunion ha portato la barca che può trasportare in due pezzi.  All’intermedio viaggia con un vantaggio sul bravo Xabi Ferrazzi di pochi centesimi e di poco meno di un secondo sull’eporediese Michele Pistoni. Nella seconda parte ricama ogni passaggio nelle porte, sembra dialogare con i pali interni che al suo cospetto non possono fare altro che restare incantanti ed immobili in un cielo che si stava annuvolando: tuoni e fulmini però erano generati nell’acqua dalle potenti pagaiate del fenomeno che non sembra avere più tempo e dimensione.  All’arrivo alza la mano destra, saluta chi lo applaude mandando un bacio e, portandosi verso la riva, ha  respiri più profondi del solito, ci vorrà un po’ di più  per recuperare rispetto a un tempo, ma l’esperienza, più che il fisico, gli ha fatto compiere una ennesima impresa. Per  essere corretti nell’informazione Peter Kauzer non ha ancora 42 anni che invece compirà l’8 settembre (data per noi italiani facile da ricordare), giusto  poco prima  del mondiale in Australia che per lui sarà il 16esimo di una carriera sportiva che sembra non aver mai fine. Kauzer esordì al mondiale del 2003 in quel di Augsburg e, fino ad oggi, ha partecipato a tutte le edizioni tranne quella del 2014,  fermo per il problema alla spalla. Nelle prove iridate ha collezionato fino ad oggi 2 ori (uno individuale nel 2009 a Bratislava) e 4 bronzi, ma la possibilità di incrementare il suo bottino di metalli preziosi è ancora aperta. 


Dicevo dei due pischerletti e cioè del ventenne Xabi Ferrazzi e del 19enne Michele Pistoni che hanno cercato di insidiare, come meglio hanno potuto, il vecchio leone, mordendolo ai fianchi fino dalle prime risalite. Il primo ha forzato troppo nella prima parte, pagando  nel momento in cui serviva  essere particolarmente lucidi e cioè nei passaggi 15/16/17. Troppi cambiamenti di peso nella manovra in retro, tanto da perdere il controllo e toccare il palo con il tubo della pagaia. Poi da lì in poi fatica a ritrovare ritmi e concentrazione. Tutt’altra strategia quella messa in scena dallo slalomista nato sulla Dora: parte bene ed è preciso fino alla 14, poi vaga senza una chiara linea nel tratto della curva su un’acqua che si fa pesante e che ti vuole portare dove vuole lei. Pistoni ha margine di forte miglioramento visto che, in questi tratti, spinge ancora non bene con il braccio sinistro. Poi è millimetrico nelle combinazioni strette successive e chiude in progressione. Si rende conto di aver fatto un’ottima discesa esultando all’arrivo e riceve da subito i complimenti dai compagni di squadra che lo hanno seguito nella discesa. Quindi due italiani sul podio a fare compagnia a Kauzer rispettivamente Pistoni secondo e Ferrazzi terzo. Mancano i ritmi gara a Vit Prindis che finisce quarto, il ceco, che nel suo carnet di vittorie vanta un campionato del mondo, tre coppe del mondo di slalom e una di Kayak Cross, due europei e una percentuale del 65% nel conquistare finali, ha posto molta attenzione nel Kayak Cross. Sembrerebbe infatti che il campione praghese, che il prossimo 14 aprile farà 36 anni, punti proprio sulla specialità delle canoe di plastica per il suo futuro olimpico. Anche qui a La Réunion non ha avuto difficoltà ad imporsi sia nella gara contro il tempo, sia nella gara degli scontri diretti. Secondo classificato nel Kayak Cross uomini il fenomeno Ziga Lin Hocevar e terzo Vojteck Heger, il ciunista ceco che nel 2022 vinse pure la over all di Coppa del Mondo in questa specialità.


Nel Kayak al femminile Zuzana Pankova, arrivata sull’isola il mercoledì della gara, si è imposta di oltre 3 secondi su Gabriela Satkova; entrambe le atlete sono specialiste della canadese, ma hanno pure la velleità, e direi pure le capacità, di ben figurare nella disciplina del Kayak. Terza una Lucia Pistoni che ha un’ottima prima parte del percorso, poi si perde  alla retro 15: troppo lenta nella rotazione, ma si salva ancora. Perde tempo poi all’uscita della 19, dove sembra essere arrivata molto stanca, qui non ha il guizzo per prendere l’onda che avrebbe dovuto traghettarla direttamente all’interno della 20. L’azione è pesante e finisce oltre la discesa e, per recuperarla, perde tempo. Finirà comunque terza e per l’atleta della Marina Militare è comunque un buon inizio di stagione. 


Nella canadese maschile abbiamo assistito ad una  lotta tra Hocevar e Ivaldi. Il secondo tra la qualifica e la finale si migliora di tre secondi grazie ad un cambio tecnico al passaggio 15/16. Il veronese si impasta nel finale, ma a detta pure di Omar Raiba, che attualmente lo sta seguendo da vicino, il ragazzo é in fase di carico: c’é per i primi tre quarti, ora bisognerà pensare alla chiusura della gara. Per la cronaca vince Hocevar, secondo Ivaldi, terzo Ceccon. In finale abbiamo visto bene anche Flavio Micozzi fino alla curva, poi il novello sposo si è perso tra le porte dell’ultimo tratto di gara. I giovani ciunisti; Marino Spagnol e Elio Maiutto, sprecano una grossa opportunità di fare bene: in qualifica dopo la curva arrivano praticamente senza ossigeno e guarderanno le finali da bordo riva prendendo spunto per il futuro. Martino Barzon purtroppo fermo per problemi fisici: sembra che gli sia stato consigliato di togliere lo schienalino, ma la cosa sembra aver risvegliato una protusione che il giovane atleta in forza all’Aeronautica Militare soffre da tempo. 


Mi rimangono da ricordare ancora due gare e cioè la prova delle donne in canadese e le gare di Kayak Cross sempre per il settore femminile. Per quanto riguarda la prima diciamo subito che  Gabriela Satkova ha avuto vita facile vincendo la finale con ampi margini. La ceca ha impiegato tempo a riprendersi dalla batosta della finale olimpica, quando sembrava già con una medaglia al collo. Oggi sembra essere ritornata sui sui valori, tempi e risultati lo confermano, speriamo per lei che sia pure maturata sotto il punto di vista dell’emotività, fattore che l’ha portata molte volta a farsi sfuggire gare già vinte. Elena Micozzi, dopo una qualifica decisamente sporca con 12 penalità è riuscita ad invertire marcia con una finale accorta, ma discretamente veloce: secondo posto per lei più che meritato. Sul podio anche Marta Bertoncelli, bronzo, che certo non ha brillato, ma che evidentemente sta lavorando duro per migliorare quanto prima la velocità di base che troppe volte condiziona troppo  le sue  discese. Per il Kayak Cross donne gara alla Spagna con Klara Olazabal, mentre Agata Spagnol arriva seconda davanti a Dorine Delassus, terza e quarta Tereza Knebelova. 


Una nota va pure fatta sull’organizzazione che ha garantito una buona copertura per quello che riguarda la diretta video on line, che ci ha permesso di seguire tutto l’evento anche a distanza. Curate anche le cerimonie di premiazioni che giustamente devono dare lustro ai protagonisti delle diverse gare. 


Torneremo a parlare di gare di slalom il prossimo 21 febbraio quando a Penrith, Australia, si disputeranno gli “Australian Open”, dove assisteremo probabilmente all’esordio stagionale del campione olimpico Giovanni De Gennaro. 



Occhio all’onda ! 





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