Una divinità scesa in acqua

 

Jessica Fox una dea sul Monte Olimpo

 Ci sono le gare e ci sono le atlete, qualcuna  di loro vince e qualcun’altra perde. C’è un canale con l’acqua, ci sono le porte in discesa e in risalita.  Il tracciato dovrebbe offrire le stesse difficoltà a tutte le concorrenti in ugual misura. Poi c’è lei che sulla carta è un atleta, ma nella realtà è una Dea che indossa il numero 1 ed è scesa sulla terra per portare a noi umani gioia ed emozioni e per farci capire dove ci si può spingere e dove si può arrivare dedicando una vita alla canoa e alla pagaia scegliendosi i natali. Amur, mia moglie, per addormentare Zeno e Raffy raccontava a loro  la storia dell’angioletto Zeno e Raffy che prima di arrivare sulla terra i due angioletti si erano cercati i genitori. Deve essere stato proprio così anche per Jessica che angelo è rimasta nel suo danzare fra onde, riccioli e porte da slalom. La sua gara in C1 è stata una sorta di sfogo alla sua discesa seduta dove ha visto scappare via la vittoria solo per quell’indecisione che ha avuto all’ultima risalita. In ginocchio la figlia della Volpe non sbaglia nulla, se pur la tensione era palpabile anche a migliaia di chilometri di distanza. Era chiamata ad una prova d’orgoglio, rincorreva già da tempo una storia fatta nascere dal papà Richard che nel lontano 2008,  quando era vicepresidente dell’ICF, aveva iniziato a spingere per avere le donne in canadese.  Così a distanza di oltre un decennio, a 27 anni, lei, Jessica Fox si mette al collo il primo oro di questa specialità e a lungo sarà ricordata come è ricordata Angelika Bahmann la prima donna d’oro nel K1 slalom della storia ad Augsburg nel 1972.

Il risultato della finale ha un valore tecnico di elevatissima caratura, il suo tempo, 105,04, è più veloce di quello fatto registrare da Ricarda Funk che ha vinto i Giochi a Tokyo nel kayak femminile con 105,50  e l’atleta, nata tra i canguri e il White Water Center di Penrith,  sarebbe arrivata sesta nella finale del C1 uomini davanti ad un fenomeno come lo slovacco Benus! Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro per capire che cosa ha fatto l’australiana nella sua finale in C1, non ha scritto solo la storia, Zeus questa notte ha aggiunto sul monte Olimpo il 13esimo nome di una Dea che è stata capace di domare le acque come già fece Mosè con il Mar Rosso; e come il Vecchio Testamento ci racconta, cioè che dietro al passaggio del popolo ebreo in fuga dal Faraone i soldati annegarono tutti,  così succede alle avversarie di Jessica Fox che hanno potuto solo guardare la discesa della favorita numero uno con la lingua fuori dalla bocca, con gli occhi sbarrati e con  un senso di impotenza che ti prende quando capisci che non c’è possibilità di combattere contro le divinità!
Poi c’è quell’abbraccio con la mamma coach  Myrian e la sorella Noemi e se vogliamo un abbraccio a distanza con papà Richard che è rimasto in Australia a commentare dal vivo in televisione  le gare della figlia. Una storia bellissima la loro, una famiglia unita con un unico obiettivo e tanta voglia di sorridere. E pensare che c’è qualcuno che ancora sostiene che i genitori non dovrebbero allenare i figli ditelo a Jerusalmi Fox, Prskavec o a Rohan vediamo che cosa vi rispondono!

Occhio all’onda! 

 



 
a sinistra Jiri Prskavec e a destra Jiri Rohan papà e tecnici di Jiri e Lukas 




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