Benjamin Savsek stratosferico nella finale olimpica

 

Fantastica manche di finale per… no! Forse non va bene per iniziare a commentare l’impresa di  Benjamin Savsek in quel di Tokyo. Mi sembra troppo banale e scontato l’attacco per una vittoria come la sua, quindi forse potrei esordire con: 

Manche perfetta per lo sloveno che rincorreva da tre edizioni  una medaglia a cinque cerchi. 

Beh! anche questa non è un granché quando si vince con un margine su Lukas Rohan di 3 secondi e 71 centesimi e ben 5 e 45 sul numero uno del ranking mondiale Sideris Tasiadis!
Per rendere onore e gloria a colui che a 34 anni 4 mesi e 2 giorni si è messo  al collo l’oro a cinque cerchi ci vorrebbero i fuochi d’artificio, che sicuramente ci saranno al suo ritorno nella città natale di Lubiana, perché la discesa di finale è stata un capolavoro unico che lo ha portato a fermare il cronometro sui 98 secondi e 28 centesimi: un tempo stratosferico se si pensa che dalla sua semifinale si è migliorato di ben 4 secondi e 1 centesimo.
Una delle grandi qualità di un campione è proprio questa: usare la semifinale per qualificarsi e poi in finale aggiustare gli errori che si sono fatti nella discesa precedente per tirare fuori la manche che può valere una vita. Lui, lo sloveno, ci è riuscito alla grande senza sbagliare nulla, infatti,  l’ingegnere in telecomunicazioni, è stato certosino a pennellare ogni porta senza sbavature e senza eccessi, mantenendo concentrazione e calma che, molto spesso, nel passato, sono state  le cause dei suoi insuccessi.  Savsek  era già da tempo pronto per vincere le Olimpiadi considerando che  al suo attivo ha due titoli di Campione Europeo e un Titolo iridato vinto a Pau in Francia, poi  fu 8^ a  Londra nel 2012 e 6^ nel 2016 a Rio, dove naufragò in finale quando sembrava cosa fatta. Per Tokyo si è qualificato agli Europei di Ivrea a maggio rischiando fino alla fine la sua partecipazione a favore del suo compagno di squadra  Luka Bozic, quest’ultimo però ha capitolato con l’esclusione dalla finale continentale con un undicesimo posto che gli ha lasciato molto amaro in bocca. Dopo aver avuto la certezza di partire per Tokyo, Savsek ha iniziato la sua crescita vincendo alcune gare internazionali e piazzando due terzi posti in Coppa del Mondo, prima a Praga e poi a Makkleberg tanto che oggi è il candidato numero uno ad alzare al cielo il Trofeo quando mancano ancora due prove per l’assegnazione 2021: La Seu (ESP)  e Pau (FRA).
La sua finale inizia bene abbassando
di un secondo, rispetto alla semifinale, il lancio dalla partenza alla risalita 5. Prosegue  nel tratto successivo con regolarità, ma è solo dall'uscita della risalita 8 che inizia la marcia trionfale volando alla 11 con un meno 0.83. Nella parte centrale si mantiene calmo e uscito dalla 16 capisce che deve togliere il freno dal motore e affronta l’ultima parte da leone scatenato: migliora in ogni singola frazione è lucido e soprattutto è in grado di spingere ancora con grande maestria il suo scafo verso il traguardo. Capisce di aver fatto una grande gara quando con lo sguardo incrocia il tabellone e subito dopo quello del suo allenatore, Joze Vidmar, che lo segue e lo allena da sempre e che gli  conferma quello che è  impresso a caratteri cubitali e luminosi  e che tutti noi ripetiamo quasi increduli: 98.28!
La gara ha ancora un brivido con la discesa successiva e cioè quella del ceco Lukas Rohan che dopo il suo 103.68 di semifinale riesce a migliorarsi con una discesa veramente spettacolare tanto da far registrare un 99.96 che sommato al tocco alla risalita 4 lo mette in seconda posizione con 101.96 e qui resta fino alla fine.  La gara finisce qui considerando che gli ultimi due atleti in gara,  lo spagnolo  Ander Elosegui e il francese Martin Thomas, se pur partendo entrambi forte, non riescono nell’impresa di salire sul podio perdendosi fra onde e ritorni d'acqua del Kasai Canoe Slalom Center. 

Sideris Tasiadis aggiunge un altro bronzo al suo medagliere olimpico dopo quello di Londra 2012 arriva quello di Tokyo se pur con una finale non al suo livello.

L'ultima curiosità ci arriva dal calcolo della media di età sul podio che risulta essere di 30 anni  e 3 mesi, mentre quella dei finalisti è di 32,2 a testimonianza che il C1 è una specialità che può regalare emozioni a lungo.

Della finale del Kayak donne parleremo domani perché dobbiamo metabolizzare bene una gara che ancora vede tra le protagoniste due atlete che dal 2012 ad oggi e da tre edizioni non si schiodano dal podio a cinque cerchi!

Occhio all’onda! 

 

Tony Estanguet accompagna sul campo di slalom il presidente del Cio

 


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