Un destino che era scritto da tempo

 



Gli sono servite 117 pagaiate, una più una meno,  tra agganci, frenate e pagaiate propulsive per mettersi al collo un oro preannunciato da tempo, cercato, voluto , costruito e finalmente arrivato: gli mancava solo questo trofeo per diventare il kappa uno uomini  più medagliato nella storia. Il suo curriculum fa paura e secondo me non si chiude qui. Due titoli iridati nel 2015 e 2019, 4 campionati continentali 2013, '14, '16, '20; Coppe del Mondo ne ha vinte 2 nel 2018 e 2019 ed in corsa per la sua terza, anche se, come mi raccontava a Praga, è disposto a lasciare il suo posto al compagno di squadra Ondrej Tunka, per dare un obiettivo stagionale al suo amico, nonchè sport-partner in duri allenamenti condivisi in ogni dove.  
Veniamo alla finale che è stata strepitosa a partire dal traghetto "coast to coast" tra la porta 4 e la 5. Poi c’è un’uscita sull’acqua bianca come solo lui sa fare e cioè con freddezza e determinazione che arriva a portarlo a scegliere di fare la porta numero 6 diritta senza paura e senza tentennamenti. Da questo momento in poi è chiaro che l’atleta è in "palla", c’è un brivido alla risalita 11 quando la sua canoa si impenna da far paura, ma lui è colui che doma i purosangue più scatenati e certo non si fa intimorire da un’onda che lo avvolge, ma subito dopo lo accompagna nuovamente in corrente per riprendere la sua corsa verso un destino già scritto. Lo aspettiamo alla 13 per vedere messa in scena la sua specialità: le retro al volo, ma ecco che la nostra attesa viene delusa. Me ne accorgo un attimo prima quando lo vedo rallentare dopo la 12 e mi dico: "non la farà mica diritta?!" non c’è tempo per aspettare la risposta perché il piccolo pagaiatore praghese nato il giorno di papa Giovanni Paolo II, 73 anni dopo, ma nello stesso giorno anche di Michal Martikan a 14 anni di distanza, è già fuori dalla 13 e si infila nella 14 lasciandomi a bocca aperta. Il capolavoro arriva però nell’accelerazione che è riuscito ad imprimere al suo scafo nel momento preciso in cui si "tuffa" dentro il buco centrale del canale giapponese uscendone come un razzo può uscire dalla rampa di lancio di Cape Canaveral in Florida dove la NASA ha  il suo centro missioni per lo spazio.  Il suo viso è rilassato e da una piccola smorfia, rivista poi al rallentatore, ci fa capire che non ce n'è più per nessuno, ma proprio qui arriva il momento più difficile e cioè quando un atleta capisce che ha la vittoria nelle sue mani. Quante gare volate via nel vento nel momento in cui pensi di averle dominate? Nel caso specifico ce ne sono molte e quindi dalla 17 in poi c’è una condotta di gara attenta, sicura anche con sbavature che lo portano un filo lungo sull’ultima risalita a destra. Esce bene e non spinge nelle due sfasate che ancora gli rimangono. L’orgoglio e la consapevolezza di essere al centro dell’attenzione però esce e non è più domabile e così la 24 in risalita viene divorata, disintegra. Il pagaiatore nato e cresciuto seguendo le orme del papà si ricorda di quante volte si è trovato in quella situazione: la risalita deve essere fatta in velocità senza paura, senza rimpianti, senza un domani e così entra senza respirare nella porta prima con la pala sinistra in acqua e quando capisce che  la sua canoa ha preso la direzione voluta toglie il suo contatto dall’acqua e caccia in acqua la pala destra allungando l'impugnatura e  facendo ruotare a velocità della luce la sua bianca e azzurra canoa. E’ fatta nessuno ha più dubbi e gli ultimi 40 metri di pagaiate forsennate sono lo sfogo di chi sta per entrare nella storia olimpica!

Il primo pensiero va alla mamma che al telefono e in collegamento dal canale di Praga, dove era stato allestito un mega schermo e che si era riempito fin dalle prime ore del giorno di tifosi, amici, appassionati,  per seguire un evento eccezionale ed unico. Gloria e merito a chi? Beh forse mi è sfuggito di scrivere il suo nome perchè forse era superfluo farlo,  ma ovviamente parlavo di...  Jiri Prskavec il neo campione olimpico nel k1 uomini della canoa slalom che a Tokyo non ha solo vinto è volato direttametne nell'Olimpo dei grandi atleti che tutti abbiamo ammirato anche per quel sorriso da eterno bambino e per la sua grande umilità e simpatia.

Occhio all’onda! 

 



 

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