Metabolizzato l'Europeo Slalom iniziamo a tirare le conclusioni


Ci vuole sicuramente tempo per analizzare una gara perché bisogna metabolizzare bene l’evento per poi parlarne con estrema freddezza e conoscenza. Bisogna confrontarsi, si devono raccogliere dati, si tirano le somme e poi si fissa tutto nero su bianco per attivare ancora di più il confronto.
Lo scopo evidente è quello di capire che cosa  ha portato il Campionato Europeo appena concluso, sia per chi ha ottenuto ottimi risultati, sia per chi invece di risultati di rilievo non ne ha avuti.  Capire cosa fare  per crescere e per migliorarsi e, dove possibile, dare delle risposte alle tante domande che ci facciamo ogni volta che un grande evento vai in archivio.
Sicuramente nella valutazione devono essere inserirti tutta una serie di elementi che si sono vissuti e che hanno creato sicuramente disagio, ma che sono stati  affrontati in modo diverso dalle varie nazionali. Comportamenti diversi vuoi per maggiori possibilità di scelta di campi di allenamento, vuoi per leggi derivanti proprio dallo stesso Stato in cui gli atleti e i tecnici vivono.  


A fronte di tutto ciò si nota quanto segue:
- nelle gare individuali su  4 titoli in palio, ben 3 sono stati vinti dalla Repubblica Ceca rispettivamente con: 


  - Jiri Prskavec -  K1Men,
  - Katerina Kudejova  - K1Women,
  - Gabriela Satkova  -   C1Women. 


Ai padroni di casa è sfuggito solo il campionato europeo nella canadese monoposto che è rimasto in casa slovena grazie a  Benjamin Savsek che si è confermato numero 1 in Europa a distanza di un anno. Arriva così, per il 33enne di Lubiana,   il terzo titolo individuale in questa categoria dopo quelli già vinti nel 2015 a Markkleeberg (GER) e 2019 Pau (Fra).

Se poi parliamo di medaglie sulle 12 in palio 7 le hanno messe al collo gli atleti della Repubblica Ceca. Nelle gare a squadre hanno vinto 2 ori sui  4 a disposizione con K1 e C1 donne, più l’argento nel K1 uomini, per una totale di  10 medaglie: 41.6% il bottino complessivo.
Dietro a loro:
 

- Slovenia con 2 ori e 2 bronzi;
- Francia 1 oro 1 argento e 1 bronzo;
- Irlanda con 1 argento;
- Polonia e Svizzera con 1 bronzo. 


Quindi dopo questa panoramica generale entriamo  più nel dettaglio per capire ed analizzare gli aspetti emersi dalla edizione numero  XXI della rassegna continentale.
L’aspetto certamente più positivo è stato quello  che lo slalom ha ripreso ad organizzare eventi internazionali, uscendo allo scoperto, attirando comunque una buon interesse mediatico che certamente non guasta alla canoa slalom. La professionalità di chi ha organizzato il tutto, pur sapendolo quasi all’ultimo momento,  ha permesso di superare tante problematiche che in tempo di Covid si presentano. Un plauso a tutto lo Staff Ceco che come sempre è stato all’altezza della situazione.

Saltano all’occhio le medaglie vinte da chi giocava in casa se si considera che nell’edizione 2019 a Pau la Repubblica Ceca vinse in totale 4 medaglie contro le 10 attuali. I paesi a medaglia erano 9 contro i 7 del 2020. Gli ori sono andati anche a Slovenia e Francia, guarda caso Paesi che non hanno fermato l’attività per Covid se non minimamente. Infatti sia gli sloveni che i francesi hanno mantenuto sempre aperti i loro centri di allenamento e hanno ripreso a fare gare praticamente a maggio. Queste stesse nazioni, aggiungendoci pure tedeschi, svizzeri e irlandesi, avevano curato la preparazione proprio sul canale di Troja con diverse settimane di allenamento in loco.

Nel disegnare i percorsi, a mio modestissimo avviso,  non sono stati considerati due punti fondamentali: il primo è quello che bisognava  tenere conto del momento che tutti abbiamo vissuto e che in sostanza ancora viviamo.  La maggior parte delle Nazioni presenti arrivavano da un periodo lunghissimo di stop forzato. Molte di loro poi non hanno avuto la possibilità di cambiare campi di allenamento con l’evidente problema di trovarsi fuori ritmo su acque diverse da quelle di casa. Il tracciato, decisamente impegnativo, ha penalizzato non poco anche l’aspetto mediatico offrendo  un prodotto confuso e poco avvincente. Questa riflessione arriva dall’analisi delle percentuali di distacco tra i finalisti riportate nella Tab. 1 (segue in fondo alla pagina).
Analizzando la Tab.2 (sempre in fondo alla pagina) si nota che i percorsi da un anno all’altro possono variare in maniera veramente consistente.
Tutto questo porta a confusione e ad incertezze sia per atleti, allenatori e per chi segue le gare. Così facendo non si dà un preciso indirizzo al nostro sport dopo anni in cui si sono cambiati regolamenti e materiali e dove soprattutto si è discusso molto su cosa è meglio portare avanti.
In sostanza, pur non cambiando i protagonisti in acqua perché chi vinceva o prendeva medaglie con 83 secondi di gara ha vinto o preso medaglie anche con percorsi da 97 secondi,  il problema però è diverso se lo sport viene proposto a livello televisivo e si ha la velleità di avvicinarlo al grande pubblico.
Entrando  nell’ambito dei distacchi tra atleti entrati in finale si nota un incremento sostanziale delle percentuali  di distacco sul miglior tempo assoluto,  specialmente nel K1 donne dove siamo passati da un minimo del 21,96 al 25,02% un incremento del 3,06%.
 

 

                                                       fine prima parte 

 



 

 

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