Onore e gloria a Vavrinec Hradilek che torna nel dream Team CZE


Immensa la  felicità  che irradiava dagli occhi  Vavrinec Hradilek all’arrivo della finale dell’ultima gara di selezione su quel canale praghese  che tanto gli ha regalato e tanto gli ha tolto. In una giornata a dire poco invernale con pioggia e raffiche di vento, ma con spalti gremiti, si è conclusa quindi una sorta di Odissea per il campione ceco che durava dal 2016 quando cioè per 1 centesimo perse l’europeo che gli negò il posto ai Giochi Olimpici di Rio. Da quel momento inizia una crisi profonda chiusa solo probabilmente domenica scorsa quando cioè, dopo anni di buio, vede la luce in fondo al tunnel che lo riporta nel  Team della Squadra nazionale della Repubblica Ceca a 32 anni  fatti lo scorso 10 marzo e con all'attivo: un argento olimpico a Londra nel 2012 e un  mondiale vinto  in casa l’anno successivo, oltre ad una innumerevole serie di vittorie in coppa del mondo e in gare internazionali. Eppure il potente pagaiatore della Repubblica Ceca in questi anni non è certamente rimasto al palo a guardare le stelle considerando il fatto che oltre ad aver intrapreso la strada per diventare attore, ha girato un film che ha avuto anche un discreto successo, ma ha anche preso il brevetto di pilota di aerei e ha messo in piedi una attività con il suo bar lungo il fiume in pieno centro a Praga. Tutto questo mantenendosi in forma strepitosa tra i paletti dello slalom. L’anno scorso, quando cioè c’era un posto solo a disposizione per entrare in squadra considerando il fatto che Tunka aveva vinto il mondiale e Prindis era arrivato secondo conquistandosi così entrambi il posto in squadra per l’anno 2018, se l’era giocata con Jiri Prskavec e l’aveva persa alla fine al fotofinish per un nonnulla. L’anno scorso però si tolse la soddisfazione di vincere il campionato nazionale che lo fa gareggiare  tutt’ora con il pettorale «Mistr» e cioè letteralmente «Campione». Quest’anno si è ritrovato a duellare dopo le prime due gare, considerando che Via Prindis era già messo molto bene con le due vittorie nelle prime due sfide, mentre  Prskavec viceversa con il bronzo iridato era già in squadra, con Ondrej Tunka sulla quale solo alla fine ha avuto la meglio. Eppure Vavra, come tutti noi lo chiamiamo, non era partito bene con un 50 sulla prima gara in finale alla risalita 17, nonostante che  il suo 75,16 era il secondo tempo assoluto. Il secondo giorno tocca in finale la porta 4 in risalita con il tubo della pagaia uscendo, ma prosegue senza indecisioni e chiude in 3^ posizione davanti comunque a Tunka.  5 giorni dopo la comitiva si trasferisce di pochi chilometri e va da Veltrusy a Troja per il gran finale.  Due parole però bisogna spenderle per il canale di Veltrusy che dista poco meno di 30 chilometri dall’impianto di Praga e che è stato costruito nel 1983. Infatti questo canale è particolarmente interessante per la sua varietà di onde e riccioli che offre  ed è uno dei primi canali costruiti per la canoa slalom e poi riammodernato dieci anni più tardi dotandolo di ottimi servizi per organizzare gare e ospitare squadre ad allenarsi.

A Praga le cose rimangono incerte e  rocambolesche fino alla fine. Infatti nella finale della  prima gara, quindi la terza in totale, succede l’inverosimile per il campione del mondo del 2017 e cioè Ondrej Tunka che arrivato alla porta 22 perde l’equilibrio e cade in acqua, ma ciò che è ancora più incredibile è che prima di riemergere il povero Tunka fa molta strada con la testa sotto e perde così le ultime due porte. Hradilek, che stava aspettando il rivale a fondo gara come un coccodrillo che aspetta a bocca aperta la sua preda, vede la scena del capovolgimento del suo più agguerrito rivale e non può che tirare un sospiro di sollievo poiché si rende conto che questo giro la dea bendata è dalla sua parte. Questa gara però rimette in gioca un terzo atleta e cioè Tomáš Zima che arriva  3^ poichè  aveva già  al suo attivo un 7^ e un 5^ posto. Quindi a 24 ore dal verdetto finale ci sono Tunka, Hradilek e Zima in corsa per  l’ultimo posto mancante, dando per scontato che Vit Prindiš, nonostante  fosse rimasto fuori dalla finale nella terza gara fosse sufficiente entrare nei 10 per prendersi quando aveva ipotecato nelle prime due gare. 
Si parte per la finale, ma prima c’è l’eliminazione del giovane Zima che abbandona i sogni di gloria. Gli occhi sulla finale sono quindi  tutti puntati sui due contendenti alla maglia nazionale.  Tunka fa una gara impeccabile fino alla porta 17, sembra saltare bene sul ricciolo che taglia in due il canale prima dell’ultimo ponte, ma purtroppo per lui fa l’errore di mettere il peso del suo corpo sulla pagaia con la conseguenza che l’aggancio non tiene e la canoa perde metri preziosi per entrare nella risalita 18. Dalla 17 alla 18 il suo passaggio è di 6 secondi e 23, mentre quello di Hradilek è di 3, 43 quindi 2 secondi e 80 più lento, mentre avrà un ritardo a fine gara di 1,78 che significa per lui uscire dalla squadra nazionale, ma soprattutto vede allontanarsi il sogno a cinque cerchi! Vavra Hradilek scende contenuto sa che deve stare davanti a Tunka e ci riesce mantenendo la promessa che aveva fatto a se stesso e cioè quella di tornare ad essere altamente competitivo in vista di Tokyo 2020.

Occhio all’onda! 


Il 50 di Hradilek alla porta 17 nella prima gara di finale.

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