L'amor fa perdere l'appetito o forse vien mangiando!

Le tavolate nei self-service sono sempre affollate specialmente nelle ore di punta e nei luoghi di transito come stazioni e aeroporti. Quanto poi la fame ti assale e ti trovi a vagare fra tavoli con vassoio in mano e troller al seguito ti precipiti sul primo posto libero che trovi. Giusto di fronte alla cassa la mia visione periferica individua al volo tre tavolini con un solo fruitore, un anziano signore con giubbotto sportivo che assapora le sue pietanze in attesa, probabilmente, del suo treno. Io mi siedo giusto a lato dopo essermi accertato della disponibilità dell’area e mi lancio sulla mega insalatona di tonno, capperi, mozzarella e pomodori. A contorno e a supporto di tutto ciò un gustoso pane alle olive sulla mano sinistra che svolge alla perfezione il doppio ruolo di supporto alla forchetta per inforcare al meglio le foglioline verdi e per saziare boccone dopo boccone la mia fame d’attesa. Il resto della tavolata non rimane a lungo sguarnito visto che pochi minuti dopo prendono posizione un tipo e una tipa dai tratti certamente poco italici: i suoni che ci arrivano confermano l’impressione visiva. I due hanno vassoi colmi di cibarie ed uno sguardo fugace mi fa sorridere al pensiero di così tanta fame in due corpi all’apparenza snelli e slanciati. Nel frattempo l’anziano signore dà fondo ai suoi ultimi bocconi, io affondo con impeto l’attacco al cibo e i due iniziano a parlottare. Sul loro tavolo fanno bella mostra un antipasto di frutti di mare, un lasagna fumante con una pioggia di formaggio grana che piano piano si fonde con gli altri ingredienti diffondendo un profumo a me famigliare e il ricordo viaggia nelle domeniche di un infanzia ormai lontana. Il trionfo però va ai secondi tra i quali spiccano una tagliata di carne con rucola sul vassoio di lui e un pesce spada marinato su quello di lei che evidentemente aveva deciso di restare in tema acquatico dopo il succulento antipastino. Non mancano neppure i dessert che per l’appunto sono una torta con ripieno di crema e una macedonia con tanto di fragole a contorno. Acqua e un litro di vino bianco dei Castelli romani. Non male per un lunch in attesa dei cavalli fumanti che corrono sulla strada ferrata che ti porta sulle montagne rocciose, per dirla alla Tex Willer. Al cibo però, i due dalla pelle color ambra, non sembrano dare molto peso e tanto meno a noi due poveri umanoidi costretti a cibarsi per sopravvivere. La voce dei due assume toni più alti e lo sguardo mio e del mio occasionale compagno di tavolo si incrociano per chiederci che cosa stia succedendo, con il boccone che ci si ferma a mezza via. La lingua egizia per me non è altro che una serie di geroglifici che ho visto nei vari documentari di Piero Angela e mi rendo conto di non capire assolutamente nulla se non il fatto che lei abbandona la posateria con rabbia e con il cuore infranto, infilandosi un paio di occhialoni scuri assumendo un’espressione che non si discosta di molto dalle mummie delle tanto famose piramidi egizie. I due dai toni vocali forti, passano a risolvere i loro problemi, chiaramente di cuore, utilizzando le quattro mani di cui sono dotati. Il vecchietto e il sottoscritto cercano di parare i colpi nel vano tentativo di salvare anche le pietanze che a questo punto potrebbero diventare oggetti contundenti da lanciare su bersagli in movimento. Mantenere la calma in situazione delicate è la prima regola che mi hanno insegnato nei vari corsi che ho frequentato per prendere brevetti come: bagnino, guida rafting, maestro di canoa, soccorritore fluviale, soccorritore alpino, primo soccorso, emergency responder o bls che puntualmente rinnovo ogni due anni dal mitico Dario Romano che la sa lunga su molte cose. I due sono sempre più agitati e sembra di stare in un film d’azione che passa però nell’indifferenza di tutti tranne dei due sventurati commensali che hanno avuto la sfortuna di sedersi proprio a quel tavolo con due innamorati litigiosi. Io mi guardo in giro e non noto telecamere… non vorrei mai essere su un set cinematografico a mia insaputa. Per fortuna che la quiete arriva in un attimo dopo la tempesta di leopardiana memoria


Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.



I presunti egiziani o tali che fossero come venuti si dissolvono nel nulla senza toccar cibaria e con i loro troller argento si confondono presto tra la folla che lascia il ristorante per salire sulle varie diligenze. A quel punto lo sguardo con il mio anziano commensale si incrocia e, senza proferir parola, il giovinetto ai tempi della prima guerra mondiale si avventa sull’insalata di mare. Sorride e mi dice: è proprio vero che l’amor fa perdere l’appetito, mentre a noi l’appetito a questo punto vien mangiando! Il viaggio di ritorno in effetti è stato un pochino movimentato vista la grande quantità di cibo ingurgitato e devo dire che il bianco dei Castelli a mezzogiorno non è poi così male.

Occhio all'onda!

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