Era già l'ora che volge al disio


Certo non si può parlare di tristezza visto che sono in procinto di tornare a casa dopo tre lunghi mesi passati fisicamente lontano dalle persone che amo, ma che ho portato comunque con me in ogni respiro in ogni gesto in ogni pensiero. “Era già l’ora che volge al disio” mi viene da pensare nel momento sempre e comunque nostalgico di ripiegare gli stracci e infilarli in quella borsa che per lungo tempo è rimasta ad impolverarsi sotto il mio letto. Un altro capitolo positivo della vita si chiude e subito un altro si riaprirà. Ciò che rimane, di questi tre mesi dall’altra parte del mondo, sono mille flash, idee e pensieri che si accendono appena la luce si spegne e illuminano la mia notte di sogni e speranze. Ciò che rimane, nero su bianco, sono le parole dei giorni che ho avuto l’onore di condividere con voi. Grazie a tutto ciò il tempo è volato fissato in questo appuntamento pressoché giornaliero con chi crede nella canoa, con chi la vive, con chi la sente pulsare e l’ama. E’ stato bello fermarmi a riflettere e a concretizzare le emozioni che ho vissuto di momento in momento. E’ stato bello e stimolante cercare di trasmetterlo a tutti nell’umile tentativo di rendere pubblici e conosciuti atleti e personaggi che operano nel più assoluto anonimato di uno sport che purtroppo non conosce fama e gloria patinata. Tutti loro hanno mille sfumature da raccontare, mille storie da scoprire, mille gesti da immortalare. Troppo poco si scrive di canoa, troppo poca attenzione viene data alla storia della canoa, alle classifiche, alle statistiche, alle memorie di allenamenti e gare. Si perdono nel nulla e corrono verso il mare le imprese che nascono sull’acqua che corre e come un fiume in piena vengono travolte dagli eventi e dall’inesorabile domani. Sempre domani, ma oggi e ieri? Certo non bisogna vivere di passato, ma bisogna non dimenticarlo e trarre beneficio da questo per progettare un futuro che purtroppo per la canoa italiana è ancora offuscato da mancanza di onestà intellettuale.
Questo mi lascia sgomento, triste, sconsolato. E come dice bene il mio amico Bepi: “non credo che nel passato mai lo slalom sia stato peggio di ora, anche nei momenti più bui, che tu (io Ettore Ivaldi n.d.r.) hai ben conosciuto”.
Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il gentile e attento lettore, cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli atleti che ci hanno regalato materiale su cui riflettere e scrivere. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare gli allenatori che hanno solcato la riva tante volte quante i loro atleti hanno disceso il budello d’acqua olimpico. Cosa aggiungere ancora se non ringraziare il fato e il destino che ci hanno regalato salute e gioia per sfruttare al massimo questa ennesima opportunità?

Qui finisce l’avventura (parafrasando al contrario un noto fumetto) del Signor Bonaventura che l’Australia abbandona per tornar a Verona. Lì l’aspetta il presidente, che allor non ne sapeva niente, per osservare ed approvare il canal dove un dì s’andrà tutti a pagaiare

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi … in viaggio per riabbracciare Amur! (mi scuso con i fruitori del blog per quest’ultima umana, ma quanto bella, debolezza)

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