Bella la vita, bello il mondo


Mi piacerebbe essere capace di immortale con una matita su un foglio di carta i personaggi che incontri viaggiando. Se fossi capace di farlo, tappezzerei la mia casa di questi mille e mille volti diversi cercando di scoprire dai loro sorrisi e dai loro occhi le tante, tantissime storie che ognuno di loro riserva nel loro animo, nel loro cuore, nella loro quotidianità. Mille energie di gente che non conosci, ma con cui magari, per qualche ora, condividi spazi e direzioni. Sorrisi così belli, freschi, naturali, gesti che mi entrano e si fissano nella mente e che regalano al viaggio particolarità uniche. Sai che probabilmente non avrai più modo di incrociare quegli sguardi, non avrai più modo di rivivere quel particolare momento che comunque rimane dentro e ti arricchisce di gioia e semplicità e ti fa sorridere… ti fa sentir bene e in pace con il mondo.
Quel gesto così delicato di un anziano signore, seduto sull’aereo al mio fianco, per aiutare la moglie a sistemare il collo di un golfino appena indossato. Le sue enormi mani che raccontano chiaramente la storia della sua vita. Mani grandi, mani segnate da un lavoro a contatto con la terra. Mani che sicuramente hanno dato vita e creato chissà quali opere della natura. Forse costruito case, forse coltivato vigneti per vini dai palati sopraffini. Certo mani che hanno nutrito una famiglia, mani che hanno dato sostegno, mani che non hanno temuto il passare del tempo e che non hanno speso tempo a proteggersi. Mani che hanno regalato gioie, mani che forse sono state monito di rimproveri, mani ora delicate per una carezza alla sua compagna di vita. Lei che si sporgeva dalla fila per seguire il marito fino in fondo al corridoio, corso a prenderle un bicchiere d’acqua in una lunga notte che sorvolava luoghi e mari teatri di vita. Lei, premurosa, apriva le confezioni di cibi preconfezionati a colui che viceversa è sicuramente abituato a mangiare piatti sopraffini e serviti su tavole ben più spaziose di piccoli e angusti sedili di aerei malesiani. Quel gesto di chiudere un sacchetto di plastica con il doppio nodo che non vedevo fare più da molti anni. La mia nonna era usa farlo per sigillare, diceva lei, il contenuto. Vorrei disegnare quei gesti di tre bellissime e semplicissime ragazze che in attesa del volo giocavano a carte distese sulla moquette dell’aeroporto. Vorrei ricolorare di rosso quei loro pantaloni enormi e leggeri che danno l’idea di una estrema leggerezza e fluidità. Vorrei dipingere lo spazio dei colori di tutte le persone che ho incontrato, vorrei regalare al mondo quei momenti di serenità. Avrei potuto e forse voluto stringere tante mani, per sapere di loro. Se l’avessi fatto però non avrei potuto lasciare libera la fantasia di associare quei volti, quelle espressioni, quei modi di essere ad un eterno ricordo di momenti che forse non si vorrebbe finissero mai. Mi resterà il ricordo e l’emozione di quell’uomo che non ho conosciuto, ma che ho visto sempre con il sorriso capace di trasmetterlo chiaramente a tutte le persone con cui parlava, con cui scherzava, con cui aveva condiviso probabilmente in prima persona quel viaggio. Bella gente! Bello il mondo! Poiché non sono in grado di concretizzare con un disegno tutto ciò, avrei voluto fotografarli quei volti, quelle espressioni, per cercare di fermarli nel tempo, ma a volte gli scatti di una macchina fotografica interrompono la naturalezza di momenti che vivranno ancora solo nella memoria umana e forse in queste poche parole!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

… viaggi di ritorno a casa 8 e 9 marzo 2010 Sydney – Kuala Lampur – Roma – Verona

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