Ciao Volt



La serenità, lo stato d’animo, gli occhi lucidi e le semplici parole di una mamma che ha perso fisicamente un figlio, ma lo ha ritrovato nei cuori di tanti giovani e non più giovani, sono e saranno l’immagine che porterò a lungo con me. “E’ stato bello” commentava alla fine di una lunga giornata in ricordo di quel figlio che ha generato, allevato, abbracciato, sofferto, gioito, pianto e che è diventato il simbolo di un gruppo, di una energia, di una forza che puntualmente ogni anno si rigenera. Quella piccola corona di fiori bianchi appoggiata sul fiume dal fratello, portata a forza di braccia in mezzo alla corrente per regalarla alla corrente stessa, ha la forza di mille uragani, ha il sapore delle emozioni pure e semplici, ha l’energia di tante persone che immagino, come me, sono state internamente colpite da un brivido, da un calore, da un sussulto forte ed unico. Quei fiori che simboleggiano il nostro Volt pagaiare su quell’Adige che ci ha visto nascere, che ci ha regalato momenti spensierati e anche momenti tristi. Su quell’Adige che, come dice bene Tim Parks, non può essere solcato senza ricordare ogni volta il sorriso di Marco Volterra che del fiume era diventato figlio e che in ogni pagaiata consciamente o inconsciamente ritroviamo.
Giorgio ha detto bene: siamo cresciuti e tutti abbiamo preso strada diverse, chi in Spagna, chi in Inghilterra o Germania, chi in Australia, Brasile e chi invece ha indossato il camice bianco o chi studia ancora. Tutti però vogliono essere presenti nella giornata che ci riporta indietro nel tempo e che è diventata l’occasione per fermare la frenesia della vita e raccoglierci attorno ad un fuoco e ad un fiume a meditare, a riflettere a

trovare un senso a questa vita.
Anche se questa vita un senso non ce l’ha



Chi ha trovato risposte nella fede, chi risposte non ha, chi naviga a vista, chi si chiede ancora perché il destino è stato così crudele con un ragazzo nel pieno della vita. Tutti però consapevoli che quella vita, quell’energia, quella forza della natura ci accompagna ogni giorno, ci rende forti, ci rendi unici e ci unisce, forse anche inconsapevolmente, ma ci unisce e unisce una famiglia splendida che ha saputo trasmettere non rassegnazione, ma gioia.

Tornati tutti alla nostra quotidianità ci sentiamo però oggi più forti, più felici e sempre più uniti ovunque noi siamo grazie proprio a quei momenti che nella loro drammaticità esprimono e ci fanno scoprire sentimenti, dolori e gioie che rendono la vita migliore ed unica anche nella morte.

Grazie Volt!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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foto di Carlo Alberto Cavedini

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