Boof


Oggi
con le mie atlete abbiamo fatto un allenamento di tecnica interessante, diviso in due parti. Sulla prima ci siamo concentrati sulle porte “off-set”, le sfasate per dirla in italiano, e, considerando che sono emerse delle carenze, ho chiesto loro di scendere sul canale facendo dei “boof” sulle varie onde o riccioli e, ahimè, sembrava che avessi proposto di pescare la luna nel pozzo! In questa seconda parte dell’allenamento, osservando le loro espressioni,  mi sono reso conto che avevo proposto un qualcosa di assolutamente nuovo e inusuale, quando in realtà è un gesto che utilizzano, a volte in maniera impropria e non a tempo, solo in parte non sfruttando tutte le opportunità che questa manovra può offrire in termini di velocità e scorrevolezza. 


Per noi tale gesto era tanto naturale quanto per un’aquila volare,  perché, se volevi mantenere intatta la tua canoa, non ti potevi permettere di sbattere sopra qualche sasso, quindi la manovra del saltare sopra le onde, o nell’entrare nelle morte, oltre ad essere necessaria e spontanea, diventava molto salutare per te e per il tuo mezzo.  Il gesto era chiaro e aveva un suo protocollo preciso preciso: pala in acqua, sguardo oltre la punta, piedi fissi sul puntapiedi, specialmente sul lato dove avresti pagaiato,  aspettavi il momento esatto e… boof oltrepassavi la zona e volavi via sicuro.  Parlando di ciò mi è scattata la scintilla dei piedi: ma lo sapete che tante persone sono convinte che in canoa i piedi non servono a nulla e si sente dire: “la canoa non è uno sport completo si fa tutto solo con le braccia”!?! Ci sono poi dei formatori che negano la funzione fondamentale della spinta dei piedi! Per fortuna la biomeccanica ci viene in aiuto e ci dice che non è proprio così! Dai piedi parte la connessione con il resto del corpo e con il mezzo stesso, la trasmissione della forza, oltre al controllo dell’equilibrio e della stabilità. Eppure se voi chiedete ai tecnici di descrivere la manovra di rotazione, nel modo più semplice che potete, in tutti gli aspetti e forze che entrano in gioco,  non avrete nessuno che vi parla della funzione dei piedi che in questo caso, a mio modo di vedere, diventa fondamentale! Bisogna partire da lì per codificare il movimento e per fare una proposta ai nostri atleti del tipo: concentratevi sulla spinta dei piedi che può essere contemporanea o alternativa, in relazione alla situazione.  




Tornando ai “boof” noto con dispiacere, devo fare pure mea culpa, che le generazioni post campionati del mondo 2002 hanno perso il senso del fiume e il piacere di discendere e di cavalcare le onde.  Infatti in quell’anno si è praticamente chiuso un ciclo di gare su fiumi e per 17 edizioni iridate  le gare sono state fatte su canali artificiali e si proseguirà in questa direzione ancora a lungo. Parliamo quindi di 23 anni di storia dove ci stanno dentro almeno due generazioni di atleti che poco o nulla hanno pagaiato e disceso fiumi, poiché  nati e cresciuti su strutture artificiali. Si sono persi quindi quei gesti che, secondo me, erano fondamentali per una buona conduzione del mezzo e la sua salvaguardia e che mantengono velocità e scorrevolezza. Oltre al fatto che gareggiare sul naturale era divertente e a volte aleatorio. Poteva succedere, e succedeva, che le condizioni dell'acqua cambiavano, che qualche sasso si spostava, così ti trovavi dal giorno alla notte le cose cambiate. Poi c'erano quelle discese post allenamento che ti facevano divertire e prendere contatto con la naturale e ti faceva pensare e dire: "sono proprio fortunato è troppo divertente pagaiare liberi"! 


Occhio all'onda! 







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