Eolo ci ha provato, ma lo sport ha trionfato
Abbiamo iniziato la giornata tenendo sotto controllo le previsioni del tempo, o meglio, le previsioni del vento: erano previste folate fino a 54 km/h e la cosa dava una certa ansia.
Partiamo dal tracciato che è stato rivoluzionato completamente dalle gare di qualificazione. Si parte con tre discese angolate, ma non in maniera eccessiva. Poi per affrontare la 3 in risalita bisogna farsi bloccare dal buco tutto fiume e sfruttare la velocità per entrare nella morta. Non si poteva sfruttare la sponda perché la discesa precedente era praticamente in mezzo al buco, come sono pure le altre due precedenti. Usciti dalla 3 alti ci si infila tra blocchi e buco successivo per fare la 4 in risalita. Quindi si entra nel tratto di rettilineo con 5 discese angolate, ma direi con contegno! Sequenza successiva due risalite una dopo il ponte a sinistra e una a destra nella “main wave”. Qui in pratica bisogna riprende la grande onda per cavalcarla ed entrare nella porta 13 che riserva due opzioni: affrontarla in discesa o in retro. Passato il pericolo ci sono da fare ben 8 discese, prima di una classica risalita a sinistra, proprio dove il canale ha la sua maggior larghezza. Usciti dalla 20 tre porte ancora: prime due da destra a sinistra, facendo una piccola esse dietro al sasso che separa le due verdi, per aprirsi e preparare al meglio l’ultima vera e propria combinazione: 23 e 24 in risalita. Passato lo spauracchio ci si lancia sul traguardo passando dentro la 25.
Detto ciò c’è solo da aggiungere che il tracciato è degno di un campionato del mondo, forse unica pecca è quella di non aver sfruttato al meglio qualche onda in più per infilarci una sponda che manca.
La cronaca di oggi non sarà completa, capirete poi perché, ma posso comunque provare a trasmettervi le emozioni iniziate dalla sveglia antelucana come è ormai abitudine, per preparare la pasta per i miei atleti da portare al campo di gara. Sarebbe servita nel caso in cui i miei due semifinalisti, Charles Correa nella C1 uomini e Ana Satila nel C1 femminile, fossero entrati in finale, visto che non c’era il tempo di rientrare in albergo, anche se si fosse mantenuto il programma originale. Poi la semifinale preparata nei minimi dettagli, grazie anche ai video del tuning che il mio amico e collega Inaki mi aveva passato, dandomi la possibilità di concentrarmi solo sulla visione dal vivo. Le incognite in una gara così sono sempre molte e, sembra impossibile, sono sempre in agguato per tradirti all’improvviso. L’esito della semifinale maschile lascia fuori nomi importanti come quelli di Senechault, troppe penalità per il francese, di Burgess e di Prskavec, spento ultimamente, probabilmente però mi smentirà domani.. spero! Qualche rimpianto per Paolo Ceccon che toccando la 20 in risalita, veramente sfiorata, rimane al palo come il giovane Martino Barzon, tempo da finale ma 4 penalità, 10 e 11, lo privano, all’esordio di un mondiale senior, della gioia di una finale. Gli italiani finiranno rispettivamente 15^ e 18^.
Tra le donne Ana Satila in semifinale fa registrare il miglior tempo, ma la penalità alla risalita 12 la posizione in terza posizione, nella manche vinta da Woods su Zwolinska. Fuori Herzog, Lilik, Lazkano, Delassus, Hugh, Vilarrubla che ieri aveva vinto bene la qualifica e fuori anche le due italiane in gara e cioè Marta Bertoncelli, 22esima, e Elena Borghi, 28esima.
Inizia la finale e mi viene da cantare:
«Fischia il vento, urla la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.
A conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.
Eh sì! vento o non vento bisogna andare al fronte per alzare la bandiera ed è il momento della verità. Devo essere onesto, la finale degli uomini per me è passata in secondo piano e quindi non l’ho seguita sul campo, come mi è uso fare per percepire l’energia e il pathos che solo una gara così ti permette di vivere. Viceversa sono rimasto al fianco della mia atleta per analizzare il video, rivedere il percorso, scambiarci energia, tanto più che la finale è stata anticipata parecchio per tentare di dribblare le previsioni che davano, a partire dalle 15, forte vento, come se quello che c’era non bastasse!
Bene! Sono solo concentrato sulla discesa di Ana Satila: parte da subito ed Eolo non ha pietà di nessuno e fa il suo mestiere, ma la brasiliana non mola e gli risponde lottando e se ne fa un baffo delle porte che prendono il volo con la stessa superficie d’acqua che si increspa anche dove non ci sono le onde. Satila, che arrivava da un periodo molto difficile, dopo essere stata costretta a due settimane di ospedale e a rinunciare alle prime tre gare di coppa, riesce a mantenere la concentrazione. Sulla riva i suoi compagni urlano e si sbraitano, io non sono da meno. È brava sulle sfasate, al salto è millimetrica e imbocca la 13 come solo pochi altri suoi colleghi maschi hanno saputo fare. Sembra non sentire la fatica, cambia ritmi in continuazione e si presenta sulla 23 senza timori reverenziali e si mangia la risalita. Chiude la prova e il tabellone elettronico ci dice che è prima, solo alcuni minuti dopo esce una penalità alla porta 19. Rivisto il video, anche in sala giuria, la penalità non c’è, ma non si può fare assolutamente nulla. Grazie al cielo comunque la brasiliana di Mina Gerais conquista un bronzo dietro ad una irraggiungibile Klaudia Zwolinska (superbo, quel 108 è stratosferico, partita dopo Ana) ed è dietro pure per 10 centesima ad Asus Minazova che gareggia sotto la bandiera AIN. Sbagliano in finale Woods, dispersiva, Noemi Fox e soprattuto Gabriela Satkova, per non parlare della campionessa europea Monica Doria che non è in giornata. Si chiudono le gare e lasciamo che urli la bufera e che fischi il vento!
E come disse Rossela O'Hara: domani è un altro giorno e in automatico mi parte la famosa canzone di Ornella Vanoni che recita...
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