Entusiasmo - con Dio dentro di sé


Ho una particolare predisposizione per le magliette polo. Mi piacciono parecchio e ci sto bene. Le ritengo eleganti, ma nello stesso tempo sportive. Sono il massimo quando hanno anche il taschino. Per la verità non ci metto nulla dentro, ma mi sento rincuorato. Dovrebbe essere stato il mitico Jean Renè Lacoste a idearle lanciando il famoso marchio del coccodrillo. C’è poi l’incognita del colletto: su o giù? Secondo me è lo stile individuale di chi le indossa a dettare la vera regola. Ad esempio Richard Fox, che è un amante di questo capo di abbigliamento, la porta  sempre con il colletto alzato, Gli esperti precisano che dipende se si veste una  Lacoste o una Ralph Lauren. Questa seconda ha il colletto più piccolo e quindi si consiglia di portarlo rialzato. Bene!  A parte tutto ciò prendo spunto dall’osservazione di Nello Ricciardi al post precedente per restare sull’argomento dell’allenamento anche se avevo anticipato che avrei parlato dei percorsi di slalom. Considerando il fatto però che secondo me le osservazioni vanno prese al volo preferisco condividere il pensiero di un grande uomo, di un allenatore, di un dirigente e di un devoto soldato  prima di passare ad altro.  
Lui scrive: “Non c'è tecnica, non c'è velocità, non c'è resistenza o fatica che tenga se non c'è ENTUSIASMO”, poi Nello è molto carino e ci aggiunge dei complimenti personali. 

In effetti ha proprio ragione perché ci si può sforzare fino alla morte o strizzarsi il cervello per cercare mille soluzioni da proporre, ma se alla base di tutto non c’è qualche cosa che va oltre non si otterrà e non si vivrà appieno né l’allenamento né la vita. 

Il termine "entusiasmo" deriva dal greco antico enthusiasmòs, formato da en (in) con theos (dio). Letteralmente si potrebbe tradurre con "con Dio dentro di sé" o "invasamento divino" . Per gli antichi Greci, lo stato di chi si riteneva pervaso dal potere degli dei, come gli indovini, i sacerdoti e i poeti. Ma questo stato “divino” chi può darlo e dove lo possiamo ritrovare se accettiamo il fatto che deve stare alla base del nostro essere atleti, allenatori, uomini? 

Sono alcuni giorni che discuto con una cara Amica sul fatto che non basta vivere accontentandosi di andare agli 80 km. all’ora, bisogna viaggiare a mille utilizzando appieno l’energia che il buon Dio ci ha donato. Il problema suo è che è entrata in quello stato mentale che ti fa accettare la vita regolata dai perversi meccanismi dell’ingranaggio.   

           “non è che mi manchi la voglia
                  o mi manchi il coraggio
                  è che ormai son dentro
                       nell’ingranaggio”

cantava il buon Giorgio Gaber  e aggiungeva:
 
                         “e non fermarsi mai
                            e ritornare a casa
                           silenzioso e stanco
                          senza niente dentro
                   appena il cenno di un sorriso
                          senza convinzione.”


Ecco tornare a casa dopo l’allenamento senza la luce negli occhi, senza condividere le fatiche, senza il sorriso che tutto ciò ti può offrire diventa triste e poco conta quello che hai fatto in acqua, poco conta quello che hai fatto in ufficio e se hai accudito bene i tuoi figli o se pensi di essere comunque in pace con il mondo. Perdere questa luce è perdere l’entusiasmo,  è perdere l’aspetto divino di ogni individuo. 


Occhio all'onda! 

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