Strategia & Tattica
Allenamento interessante quello di questa mattina con le ragazze sul canale olimpico di Rio. Uhmm… ora che ci ripenso un attacco così lo avevo già fatto qualche post fa, ma che ci posso fare se anche questa mattina l’allenamento fatto è risultato interessante?! Beh in effetti tutti gli allenamenti sono interessanti sotto diversi punti di vista, non si devono fare allenamenti tanto per fare, come non bisogna vivere tanto per vivere. Quindi faccio fatica a non trovare gli aspetti positivi e di crescita ogni volta che seguo gli atleti in acqua, fosse solo per l’energia che mi trasmettono ogni volta che li vedo pagaiare. Questo mi porta a condividere quando vissuto con chi è interessato a leggere queste note. Così facendo si vorrebbe aprire un dialogo, e non un monologo, per confrontarci sulle varie esperienze… forse rimane solo un’illusione visti i pochi commenti, inversamente proporzionali all’alto numero di lettori.
Oggi ho proposto di fare 6 percorsi in progressione, con l’ultimo al massimo, su un tracciato relativamente facile con una combinazione obbligatoria da fare in retro e quattro risalite. La caratteristica del percorso era che c’erano ampi spazi tra porta e porta per poter pagaiare e quindi modulare l’intensità della pagaiata. Ho dato due obiettivi: il primo, come detto, progressione, nel senso di migliorare il tempo ad ogni discesa e il secondo di concentrarsi negli ampi spazi per utilizzare la pagaiata al meglio. Inoltre all’arrivo chiedevo il presunto tempo fatto e la percentuale di impegno in quella specifica discesa. Quindi un tipo di allenamento che possiamo considerare altamente specifico, tattico e strategico, finalizzato alla percezione del proprio feedback.
Risulta che atlete con più esperienza si avvicinano molto quando dichiarano il tempo fatto a confronto con quello realizzato: la differenza è minima. Anche la percezione, in percentuale dell’impegno fisico, si avvicina parecchio alla resa effettiva. Come si calcola questo riferimento è presto detto: percentuale bassa tempo alto e viceversa.
Opposti i dati che si ricevono da chi ha meno esperienza, o meglio, meno risultati di prestigio; secondo me questi danno una certa solidità alla stessa persona.
Ho chiesto poi di recuperare dopo sei percorsi e concentrarsi e rivedere il tracciato prima di affrontare l’ultima prova che doveva essere fatta al 100%, o meglio, a ritmi gara. Anche qui sono emersi dati che fanno riflettere e che consolidano il fatto che chi ha una sua solidità tecnica e fisica sa amministrare al meglio la discesa e quando è il momento giusto riesce ad esprimere tutto il proprio potenziale, avvicinandosi al meglio al "Target-Time" personale.
Credo che sia fondamentale lavorare sotto questi aspetti - strategia e tattica - che sono due elementi fondamentali e che si completano a vicenda. La strategia è la visione d’insieme, la tattica è una analisi specifica su una determinata scelta, ad esempio decido di tagliare molto l’entrata di una risalita o fare una linea molto diretta tra due porte.
Premesso che la strategia e la tattica sono concetti da pianificare, diciamo che per allenare questi due aspetti dobbiamo pensarli sempre nella visione globale di un percorso di gara. Dobbiamo gestire energie e rischi (strategia) e nello stesso tempo prendere delle decisioni specifiche su determinati passaggi o manovre (tattica) con la consapevolezza che ci stiamo allenando per costruire una manche di 90 secondi.
Quindi prima cosa cercare di rendere l’atleta cosciente del suo gesto e soprattutto riuscire a far sì che lo stesso soggetto sia realmente consapevole di quello che sta facendo.
Occhio all'onda !

... sarebbe utile e interessante sapere/ conoscere anche le analisi di altri tecnici... ovviamente anche quelli della nazionale azzurra.
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