Unicità

 

Unicità come il quadro "Vucciria" di Guttuso

Ci sono due frasi che questa settimana mi hanno fatto meditare e pensare e quindi ora sento la necessità di condividere qui. Per la verità la prima l’ho letta la seconda l’ho sentita, non cambia molto, ma bisogna sempre essere chiari.
Partiamo da quella scritta che ho letto sul sito di Dana Frigoli, chi è costei? Presto detto: una danzatrice coreografa di tango che ha creato un suo metodo di insegnamento a Buenos Aires nella capitale del Tango. Lei scrive tra le altre cose : "While there isn’t one formal way to teach tango, there are many tango schools that have been established throughout the years".  E fino qui tutto ok perché e facile condividere  il  fatto che non c’è una forma per insegnare il tango, io però aggiungerei qualsiasi cosa, ma ci sono diverse scuole che si sono create un metodo negli anni.
E Dana Frigoli ha creato il suo metodo che è spiegato così da lei: "TTC (Tango Tecnología Conceptual) is a technique that is based on the biomechanics of natural movement that allows anyone from novice to professional to deeply understand and feel the connections in the body, to cooperate with the music, and to dance with pleasure.
E anche qui concordiamo perché ogni movimento può essere spiegato dalla sua biomeccanica e nel caso specifico di un ballo si esprime sulla musica, noi, traslando al nostro sport, diciamo un movimento che deve andare a ritmo con l’acqua. Questo purtroppo poche volte si trasmette agli atleti e specialmente a chi si appresta a muoversi con la canoa sull’elemento liquido.
Ma arriviamo al frase che mi da carica e rafforza la mia filosofia specifica sul movimento: "When you dance the real tango, you do not give your body, but your insides. The body in tango is like a tunnel, like a channel for a strong transfer of feelings, passion and love" . Fate un piccolissimo sforzo e cambiate la parola tango con canoa slalom e… il gioco è completamente fatto e risolto! Io penso che se  concepiamo così il nostro modo di pagaiare, sia esso per una prestazione di alto livello, sia per una semplice pagaiata, già il risultato cambia a priori. Come capirlo è facile perché ci si sente appagati nel momento  preciso in cui si entra in sintonia con il movimento stesso.
Mi fanno paura certi personaggi che parlano di scienza dell’allenamento quando nelle Università e nei corsi di allenatori  si parla, si studia e si insegna la metodologia dell’allenamento dove la parola metodologia è una derivazione della parola metodo (dal latino “methodus”), il cui significato è “cammino per realizzare qualcosa”. La parola “metodologia”, invece, consiste  nello studiare i migliori metodi praticati. All’interno di questo enorme contenitore si lavora ovviamente con conoscenze fisiologiche, biomeccaniche, didattiche, comportamentali, informatiche e quant’altro.


A queste riflessioni si aggancia una frase che ho sentito da un artista che diceva che ora deve iniziare a vivere, uscire dallo studio di registrazione, perché se vuoi scrivere delle canzoni prima devi aver vissuto certe emozioni, sensazioni, esperienze, altrimenti di cosa scrivi? Bene anche qui è richiesto un piccolo sforzo e cercate di non pensare all’artista, ma ad un allenatore. Ecco un allenatore deve vivere con i suoi atleti, condividere allenamenti in acqua e fuori, deve sentire e percepire che cosa loro provano, essere accanto significa proprio questo e cioè riuscire poi a  scrivere non canzoni o versi poetici, ma programmi di allenamento che abbiano un senso specifico per ogni individualità considerando il fatto che l’uomo o donna che sia è e sarà sempre unico: questa è la vera bellezza!

Occhio all’onda!  


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