Target Time strumento per modulare la strategia di gara

 


Non è facile fare l’allenatore, sempre a pensare che cosa si può fare per i propri atleti, sempre a capire dove stanno i problemi e sempre a scervellarsi per avere certezze che, purtroppo, non ci sono mai e, se ci sono,  sono flebili e da verificare ogni volta.  Qualche dato ogni tanto si raccoglie e ti aiuta nel cammino della crescita. I test possono essere elementi importanti per avere riscontri, ma solo se confrontati con  quelli dell’atleta stesso e mai messi a confronto con quelli degli altri. L’unicità di ognuno (come evidenziato nel post precedente) è un patrimonio da salvaguardare e da prendere come riferimento individuale. Poco conta fare più o meno distanze, watt, secondi migliori su un pagaiergometro o spingere su una panca più chili, quando poi in barca la punta rimane sempre e comunque davanti. Quindi a noi tecnici servono elementi più specifici rispetto ad un test con pesi o al tirare una corda che fa girare una ventola.
Lo specifico ripaga  sempre e può dare dati interessanti da prendere come riferimento di lavoro tecnico e non solo. Dalle prove di simulazione gara prendo come dato per una analisi il Target Time. Di questo avevo parlato già in un post datato 11 ottobre 2018 titolato « K1 uomini una finale senza possibilità di replica ». 

Di cosa si tratta è presto detto:  da ogni discesa si prende il tempo migliore fatto in ogni intermedio per poi sommarlo; ne esce così il potenziale tempo che l’atleta potrebbe fare se riuscisse a mettere insieme nella stessa manche le sue prove migliori. Dal Target Time prendiamo la percentuale tra il tempo realizzato e quello potenziale, ne esce un dato che ci fa capire il margine di miglioramento di quell’atleta. Attenzione è un potenziale miglioramento effettivo,  è un dato che concretamente l’atleta in pratica ha già realizzato anche se solo nelle frazioni. Se poi la percentuale viene confrontata con un’analisi video e con il  feedback che si ha dal proprio atleta il gioco è fatto. Anche qui dobbiamo mettere assieme molti dati prima di prendere in considerazione il Target Time come un dato assoluto. Solo con il confronto a lungo termine possiamo avere dei dati inconfutabili ed utili. L’obiettivo sarà quello di abbassare sempre più la differenza tra Target Time e tempo di gara effettivo. Dobbiamo mettere l’atleta nella condizione di avvicinarsi sempre più al suo tempo migliore per ogni frazione anche magari non abbassando quello che potrebbe essere per ogni singolo split il tempo più veloce:  lavorando quindi sulle strategie di gara,  il Target Time si dimostrerà essere un ottimo aiuto e indicatore.

Occhio all’onda!

Commenti

Post più popolari