Marcello Beda una medaglia tutta speciale

 


Lo so dovrei iniziare a commentare la finale del kayak donne, dove per la prima volta da… non ho idea quanto, non c’era al via Jessica Fox per un 50 alla porta numero 12, ma, lo prometto, ci torniamo dopo perché  ora è tempo di parlare della grandissima impresa di un ragazzo che da sempre ha creduto nei suoi mezzi e che, grazie soprattutto alla sua famiglia, ha agguantato un medaglia tanto sofferta, ma per questo ancora più apprezzata e importante. Lui è Marcello Beda, che gareggia per il Canoa Club Bologna, dove nasce e si innamora della canoa, e  che, per seguire il suo sogno sportivo, si trasferisce da molti anni ad Ivrea dividendo la casa con altri atleti e ultimamente solo con Stefano Cipressi che commenterà per la Rai questa storica impresa.  Veniamo alla gara di finale dove il Merch, come tutti lo chiamiamo, parte per terzultimo, ma andiamo per gradi. In questa finale non c’è nessun ceco, anche qui cosa del tutto inusuale visto che prima Prskavec inizia male andando lungo nel traghetto 3/4, ma soprattutto è decisamente spento nella sua azione e così finisce 11esimo, poi Hradilek fa un 50 alla risalita 21, mentre  a Prindis viene assegnato un 50 (questo piuttosto dubbio) alla 22. Non ci sono neppure gli inglesi: Clarke, il più quotato, è uscito nelle qualifiche, mentre  Forbes, sesto  a Tokyo,  non  è certo in giornata e precipita al 23esimo posto. Quindi in finale ci saranno tre tedeschi, due  italiani, un francese, un brasiliano, uno slovacco, uno spagnolo e uno sloveno per un totale di 7 nazioni: più o meno in media con l’ultimo decennio di gare iridate.  Per l’Italia bisogna risalire al mondiale di Lee Valley nel 2015 per rivedere due finalisti nel kayak maschile.  Il primo che fa tremare il campo è Giovani De Gennaro che registra un 86.22, ma con due tocchi, uno di cui veramente impercettibile, non male come tempo ma le penalità  incideranno non poco sull’esito finale. Chiuderà al quarto posto staccato parecchio dalla medaglia.
Chi capisce da subito di aver fatto una grande gara è Boris Neveu, il francese che all’arrivo stringe i pugni e sorride perché quel  83.92 ti fa sorridere e ti può dare la quasi certezza che sul podio ci  puoi  salire:  e non per essere un cooprotagonista, ma addirittura  per goderti   la vista dal punto più alto e dove potrai ascoltare quella Marsigliese che già hai fatto  squillare nel 2014 a Deep Creek.  
Subito dopo parte Hannes Aigner, il bronzo olimpico di Londra  e di Tokyo, ma, prima il tocco all’ultima risalita e poi il salto della porta successiva, lo tagliano fuori da ogni velleità o conferma di medaglie. Lo spagnolo Joan Crespo, deluso per la mancata partecipazione olimpica dopo che al mondiale del 2019 aveva conquistato un bronzo iridato, scende con la potenza che lo contraddistingue da sempre e porta a casa una manche ottima, segnata da una penalità alla 18 che lo fa rimanere con il fiato sospeso fino alla fine. Spazio a Marcello Beda, che in semifinale aveva fatto registrare il terzo miglior tempo. Il pagaiatore emiliano si presenta per la prima  volta al cancellato di partenza di una finale iridata, mentre è alla sua seconda partecipazione ad un Campionato del Mondo assoluto dopo quello a La Seu d’Urgell che aveva concluso al 18esimo posto. La prima parte di gara è precisa e la sua azione è pulita, c’è un piccolo brivido alla 17 dove sembra esserci una penalità, però subito smentita dal «review».  Nel proseguo non si prende nessun rischio e affronta Niagara fall facendo correre la sua verde e nera canoa senza prendersi rischi. Le due ultime porte sono solo un passaggio obbligato e chiude con 87.75 secondo tempo a 3.83 dal leader transalpino e mancano solo due atleti al via, quindi, buttasse proprio male, il 4^ posto è suo!  Hegge, il giovane tedesco in partenza potrebbe impensierire gli avversari, ma gli animi azzurri vengono tranquillizzati con la penalità alla porta 3 che sommata al ritardo all’ultimo intertempo ci fa capire che una medaglia per il 26enne Beda arriverà fosse anche di bronzo! Manca ancora l’idolo di casa Jakub Grigar che in partenza prova a nascondere la tensione con un sorriso forzato. Lui è argento a Tokyo, e vincitore della seconda gara di coppa del mondo a Markkleeberg, quindi dalla sua ha ottimi precedenti e il pur poco pubblico presente, con i compagni di squadra che lo accompagnano lungo la discesa, sono tutti per lui. Fa paura fino all’entrata all’ultimo salto finale quando la sua pagaiata è fluida e l’intermedio lo pone a 0,93 da Neveu che già inizia ad esultare. Grigar si presenta sul Niagara con la canoa troppo inclinata verso destra e il colpo successivo dallo stesso lato non è così efficace da rimettere la  punta verso valle. La conseguenza è quella che arriva troppo presto sull’ultima risalita e lì ci lascia la medaglia vedendo trascorrere praticamente tutto il tempo per ripassare la sua vita fin dall’infanzia! A questo punto l’argento è ormai già al collo di Marcello Beda e l’Italia esulta. Al mondiale ci è arrivato per la rinuncia di un compagno di squadra, poiché i criteri selettivi non glielo avrebbero permesso, così la vittoria al Campionato  Italiano, poche settimane prima con un margine di pochi centesimi, gli ha fatto indossare la maglia azzurra. Lo slalom è questo e lo si deve amare proprio perché le sorprese non mancano mai: bisogna crederci, bisogna lavorare e portare avanti le proprie teorie perché una verità assoluta non c’è  e le  strade per vincere, grazie a Dio, sono tante e tutte valide. L'età poi non conta considerando che la media del podio è di oltre i 31 anni e quella dei finalisti oltre i 29!

Vittoria di Ricarda Funk che così conferma l’oro olimpico, unica nel riuscire in questo intento, seguita dalla compagna di squadra Elena Apel e in terza posizione la britannica Woods.

Occhio all’onda! 

PS NEL GIORNO DELL'ARGENTO DI MARCELLO ARRIVA ANCHE L'ORO DI CECILIA PANATO NELLA CANADESE MONPOSTO CANOA DISCESA SPRINT - CONGRATUALAZIONI ALL'ATLETA CHE SI DEDICA ANCHE ALLO SLALOM, MA ECCELLE NELLA DISCESA -
 

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