Concerto 1^ maggio brutto e volgare, pagaiare per far correre la canoa


Non ci sono più i concerti del primo maggio di una volta, quelli che ti regalavano emozioni ogni volta che un cantante saliva sul palco in piazza San Giovanni e certamente  Lodo Guenzi non è Vincenzo Mollica o Claudio Bisio, storici presentatori di questo concerto che nasce nel 1990 organizzato dai sindacati confederati CGIL, CISL e  UIL.  Ambra Angiolini, icona degli anni ’90, non ha stonato nel suo ruolo di co-conduttrice, ma siamo anni luce dall’energia che fino a pochi anni fa si respirava e si trasmetteva dalla Capitale. Musica di una banalità unica capace solo di usare parole forti e volgari che non ci regalano nulla, ma evidenziano e sottolineo lo stato di degrado a cui siamo arrivati.  Specchio di una realtà sociale,  politica e umana decisamente senza più ideali e il  romanticismo delle lotte politiche di cui ci siamo nutriti fin dalla giovane età sono solo un ricordo di un passato per fortuna vissuto intensamente.  Anche  Gianna Nannini, mezza inferma e seduta su un trono che poco le si addice, ci ha provato  a caricare il pubblico, ma poco è servita la sua energia che se n’è andata con lei una volta scesa claudicante dal palco.  E già che ci sono la dico tutta perché c’è una cosa che mi dà particolarmente fastidio ogni volta che rientro nella mia amata  Verona anche se  la sua magnificenza mi accoglie sempre alla grande con quella vista che si gode in cima al cavalcavia provenendo da  Verona Sud:   le colline, i Lessini,  il Baldo e  poi scendo e trovo  porta Nuova, splendida opera di Michele  Sanmicheli sulla cui sommità  dovrebbe sventolare il tricolore con la bandiera dell’Europa e invece c’è un tricolore malconcio, una bandiera della regione Veneto e il vessillo di Verona anche lui in condizioni vergognose. Del simbolo d’Europa che per legge (22/1998) dovrebbe essere sempre presente quando c’è il tricolore neppure l’ombra e allora questo mi mette tristezza e mi chiedo se nessuno di dovere ha mai pensato di intervenire. Dalle piccole cose si parte per fare star bene la gente che merita rispetto e attenzione.

Torniamo nel seminato e dopo due giorni di  gare in quel di Ivrea emergono dati interessanti. Chi ha capito  che non bisogna sempre  pagaiare come forsennati per fare bene le porte, anzi molto spesso bisogna saper aspettare e usare esattamente quel colpo per entrare, per fare e per uscire da una risalita o da una porta in generale, inizia ad avere  i primi importanti riscontri positivi.  La tendenza è quella di anticipare troppo i tempi corretti nella messa in atto della manovra, poiché c’è disconnessione tra la capacità di saper aspettare con  la necessità del dover fare per tranquillizzare il nostro cervello che corre sempre e troppo spesso più veloce della nostra canoa. Spesso ci si dimentica dell’elemento essenziale del vero unico, secondo me, protagonista, dell’azione e della sua risultanza: la pagaiata e cioè lo sviluppo del colpo in acqua per far avanzare la canoa. Poco si lavora sotto questo aspetto eppure tutto è nascosto dietro a questo splendido, sublime ed unico movimento che in  base all’angolo di entrata in acqua può prendere altre definizioni, ma senza però cambiarne la sostanze e cioè il suo scopo principale quello cioè di far correre sempre lo scafo.

Occhio all’onda!

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