Una piccola riflessione sulla stagione in corso


Rovigno è sempre una bella cittadina sul mare e la chiesa di Sant’Eufemia che la sovrasta mi è particolarmente cara. Anche a Verona c’è una chiesa dedicata alla santa protettrice dei pescatori. Ci andavo la domenica mattina alla messa delle otto con mio papà e ci sedevamo all’interno del coro. Andavamo a quell’ora perché dopo mi avrebbe portato a fare allenamento. Partivo da Ceraino e con la mia “mendesta” arrivavo alla diga del Chievo dove ad aspettarmi c’era sempre Lui immerso nella lettura o con la matita in mano intento a disegnare la natura e la mia canoa azzurro trasparente.
Sono al mare, forse non si era capito, in una pausa tra la fine dei pre-world e l’inizio dei world: appuntamento clou dell’anno di grazia 2010. C’è giusto il tempo per tirare il fiato. La stagione agonistica è molto lunga ed intensa e ha offerto, fino a questo momento, spunti interessanti per analisi e approfondimenti. Un anno particolare nel bel mezzo del cammino olimpico. La tranquillità vacanziera ti apre la mente e ti lascia il tempo per ottime cenette a base di pesce accompagnate dal bianco fermo della zona: non male. Cibo, ottima compagnia, sano sport da spiaggia, relax e belle letture ti rendono più riflessivo, forse la situazione ottimale per azzardare anche qualche pronostico in vista del mondiale numero trentatre. A Tacen nel frattempo fervono i preparativi a poche settimane dall’apertura fissata per il 9 settembre nella cittadina di una Slovenia che si prepara alla grande all’appuntamento mondiale.

E allora la prima riflessione sullo stato delle cose fino ad oggi parte proprio dal mio atleta, l’irlandese Eoin Rheinisch. Certamente non abbiamo fatto una grandissima stagione dal punto di vista dei risultati. Abbiamo faticato spesso e volentieri con le prove di qualifica e in semifinale abbiamo sempre avuto manche segnate da gravi errori soprattutto tecnico-tattici. La sfida con lui, quando ho accettato di seguirlo fino ai Giochi Olimpici di Londra 2012, è stata quella di rivoluzionare il suo modo di andare e per questo motivo abbiamo rimesso in discussione praticamente tutto. Il tentativo è stato quello di aggiungere al suo stile, molto lineare e classico, una dinamicità che a mio avviso gli mancava. Il primo passo è stato quello di trovare un mezzo che gli permettesse tutto ciò, impresa enorme considerando il fatto che dal 2005 usava una canoa che poco offriva all’inventiva alla dinamicità; per la cronaca era la “Scimitar” della Double Duch. Dal mio punto di vista, considerando il fatto che in questi ultimi cinque anni lo slalom ha subito profonde trasformazioni, aver insistito per tanto tempo con la stessa canoa non è stata una grandissima idea. Gli ha impedito di adeguarsi gradualmente all’evolversi della disciplina.
Il mezzo può fare molto specialmente nei giovani. Lo sottolineo da sempre: è importante far partire bene i ragazzini con strumenti adeguati alla loro età così eviteremo di impostarli male. Inoltre è importante che i giovani abbiamo riscontri positivi e stimolanti per farli continuare e migliorare costantemente. Abbiamo speso molto tempo nel provare e riprovare diversi modelli di canoa e alla fine dei campionati europei non abbiamo ancora trovato la soluzione alle nostre ricerche. Ai prossimi mondiali, molto probabilmente, gareggeremo con l’ultima evoluzione della Galasport. Sotto l’aspetto fisico certamente non possiamo dire di essere stati fortunati, infatti abbiamo dovuto combattere con una serie di piccoli problemi fisici che ci hanno costretto a cambiare più volte i programmi: prima uno stiramento all’interno della coscia, poi un ciste infiammata sull’avambraccio, quindi un brutta otite e ora stiamo lottando con una infiammazione alla spalla sinistra.
Dal punto di vista tecnico abbiamo lavorato moltissimo sull’uscita delle risalite per ritrovare subito velocità ed equilibri. Un altro importante lavoro è stato fatto sulla parte conclusiva della gara dove riscontravamo spesso gli errori più penalizzanti. Ci siamo quindi dedicati a fare tecnica sull’ultima parte dei tracciati di gara da stanchi perché ovviamente le problematiche si presentavano a serbatoi vuoti e con poca lucidità. Poco serviva fare percorsi con tanto recupero in questa zona del tracciato.
Un lavoro lungo, ma molto appassionante alla ricerca costante dello scorrimento della barca e dell’efficacia del colpo in acqua. “Forza per Colpo” come lo ha da sempre classificato il mitico Oreste Perri, impegnato ultimamente con la fascia tricolore al fianco. Peccato perché la canoa già sente la sua mancanza... era dal 1991 che l’Italia non tornava a casa da un mondiale senza medaglie, bisognerebbe iniziare a pensare gente!

Occhio all’onda!

- fine prima parte di analisi e pronostici in vista dei mondiali... giochi da spiaggia -

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