Pagaiare per vivere


E’ un dramma, ma ha la forza di mille uragani e la dolcezza di una cerbiatta che a primavera corre sulle montagne. Non ci sono medaglie o finali che possono farmi dimenticare anche per un solo attimo la tragedia che interiormente vive una ragazza bianco crociata nella sua lotta quotidiana per la vita portando nel cuore la canoa. Un cancro le sta rubando le gioie dei suoi anni migliori, trasformando la vita in un cammino a tappe. Ieri dopo la prima manche l’ho vista camminare tenendo le braccia conserte sull’addome, ma l’ho rivista partire per la seconda prova lottando non tanto con porte, onde e penalità, ma contro un male che non ha ragione di essere per le nostre umane menti. Così cattivo da minare un corpo che vorrebbe solo cavalcare lo spirito dell’acqua che corre, come tutti gli altri 319 concorrenti. All’arrivo ad aspettarla l’ambulanza e per sicurezza è arrivato anche l’elicottero. Non pensavamo che fosse così avanzato il male, ci hanno detto i compagni di squadra e l’allenatrice, ma non potevamo nemmeno impedirle di seguire un sogno rincorso da tempo. L’ultima margherita che accompagna la cerbiatta al lungo letargo invernale è sempre la più bella, quella che rimane nella memoria, che ti dà forza e magari ti fa dimenticare anche le ingiustizie che colpiscono senza guardarti negli occhi per spiegarti la motivazione di questa scelta. Se così fosse magari ti faresti anche una ragione, accettandone pacificamente le conseguenze.
Le giornate in cui si assegnano le medaglie sono giornate particolari, cariche di adrenalina non solo per gli atleti, ma anche per tutti coloro che attivamente partecipano all’evento: vicini e lontani. L’aria è più rarefatta e alla mattina si fatica a restare a letto. Il caffè è sempre troppo caldo per essere ingurgitato velocemente come vorresti per scappare via e sistemare tutto l’ambaradan di un tecnico che accompagna una gara. Piove e il cielo si fa sempre più nero. Il vento e la pioggia ci costringe a vestirci come a novembre, gli atleti portano maniche lunghe. Solo qualche inglese e un paio di tedeschi rimangono in tenuta estiva a sfidare la sorte e il freddo. Poi si consuma come sempre tutto molto velocemente: semifinali che volano e finali che ti possono regalare o togliere molto. I giovani azzurri junior seduti e con la pala doppia danzano con eleganza, fanno registrare il miglior tempo, ma si perdono a toccare porte in discesa. Alla fine si forgiano con il metallo di Riace e le mamme contente ed orgogliose ringraziano il cielo. “Piango oggi e non so se lo farò neppure quando si sposerà” si confessa l’emiliana Annalisa che di cognome fa Verona e per ironia della sorte è diventata la signora Veronesi.
Gli Under 23 non sono da meno e Raiba, De Gennaro e Mayr salgono sul gradino più basso del podio in una gara che li ha visti sempre protagonisti.
Le medaglie sono state messe al collo sotto una pioggia fastidiosa, speriamo che domani splenda il sol... lo dicono anche Little Jon e Robin Hood che van per la foresta ed ognun con l’altro ride e scherza come vuol... urca urca tirulero oggi splende il sol!

Occhio all’onda!

Markkleeberg, 6 agosto 2010 - Campionati Europei Slalom Junior e Under 23

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