- 3 ALL'APERTURA DEGLI EUROPEI


Dopo aver seguito di buon ora l’allenamento dei giovani azzurri, sono andato a correre. Ho risalito il fiume Vàh sul lato opposto al canale. Una stradina in terra battuta, fra arbusti e felci lontano dalla globalizzazione che inevitabilmente ha raggiunto anche l’estremo est della Slovacchia. La corsa, per me, ha due scopi precisi. Il primo è quello di farmi fare un buon esercizio fisico per la cena della sera e mettere tranquilla la mia coscienza, e il secondo, è poter lasciare la mente libera di vagare fra pensieri e progetti. E così mi sono ritrovato a riflettere, quasi inconsciamente, su questi giovani, sul loro modo di pagaiare, sul loro modo di portare la canoa fra le porte di un canale divertente, ma nello stesso tempo insidioso. Ho riscoperto in loro la libertà di muoversi, di provare e di adattare a se stessi gesti che magari tra gli atleti più maturi sono ormai conglobati in un preciso modello motorio. Mi sono detto che proprio loro, con queste scoperte, con questi nuovi piccoli gesti, faranno evolvere lo slalom del futuro. Com’è sempre stato! Noi usiamo l’aggancio alto per far trovare alla nostra canoa il suo fulcro di rotazione, ma se Miroslav Duffek non lo avesse provato, sperimentato, messo in atto, oggi forse, entreremo nelle risalite ancora con l’appoggio basso. Ecco perché il mondo intero – siamo solo noi italiani che non usiamo questa terminologia –chiama l’aggancio “Duffek” a ricordo proprio del suo inventore. Di questo mitico personaggio mi parlò, moltissimi anni fa, una sera intera Bill T. Endicott, mitico allenatore dell’era Lugbill. Eravamo seduti nel salotto di casa sua a Bethesda, un quartiere di Washington d.C., dove i piedi spariscono nella moquette e la gente per entrare in casa bussa ancora la porta dopo aver aperto la zanzariera. Miroslav Duffek nasce nella Cecoslovacchia comunista e inizia a pagaiare giovanissimo in quegli anni in cui tutto era pionieristico. Partecipa alla seconda edizione dei campionati mondiali di slalom nel 1951 a Steyer in Austria, ma ai mondiali del 1953 a Merano dopo la gara individuale (finirà in 27esima posizione) si nasconde e scappa per chiedere asilo politico all’Italia. Tant’è che i cecoslovacchi non parteciperanno ovviamente alla gara a squadre visto che uno dei tre aveva pensato di prendere l’occasione per non tornare più a casa. Duffek, proprio a Merano, aveva messo a punto l’aggancio e molti si stupirono nel vedere quello strano gesto che implicava il fatto di alzare la pagaia più di quello che normalmente era consentito dalla tecnica usuale. Miroslav troverà casa in Svizzera e gareggerà per questa nazione fino ai mondiali del 1965 a Spittal (Austria). Fu secondo nel 1955 a Tacen (Yugoslavia) e quarto nel 1959 a Genf (Svizzera). Terminata la sua carriera canoistica, allenerà il figlio – Milo Junior - fino al 1982. Da lì in avanti spariranno, per me, le sue tracce fino al 2003 quando Cathy Hearn al rientro da un raid con le canoe polinesiane alle Hawaii mi confessò di aver conosciuto il mitico inventore dell’aggancio. Duffek, dopo molti anni nello stato delle mucche viola e dalla croce bianca, si era trasferito laggiù per godersi il resto della vita fra le onde dell’oceano e le corone di fiori al collo delle belle hawaiane, che si muovono sinuose come le onde a tutti noi molto care!


La foto dal libro di W.T.Endicott "To win the world" :Homage to the past: Austria's Edi Wolffhardt, Silver Medalist in 1979, talks with Milo Duffek, Silver Medalist in
1959, and also the inventor of the Duffek stroke.(CEGEP photo)


Occhio all'onda! Ettore Ivaldi - Campionati Europei Slalom Junior&U23 - Liptvosky 2009

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