Alexander Slafkovsky dice addio alle gare
Un altro grande campione della pagaia ha detto fine alla sua carriera sportiva in acqua e lo scorso 12 ottobre, davanti al suo pubblico, circondato da molti protagonisti della sua storia sportiva, ha ufficializzato questo ritiro. Parliamo di Alexander Slafkovsky un atleta unico nel mondo della canoa slalom, che ha saputo dare un preciso impulso a tutto il settore; l’unico “errore” che ha fatto è stato quello di nascere sotto gli imperi di Michal Martikan e Tony Estanguet. Al caso e alle volontà divine non si comanda, quindi probabilmente anche gli stessi Re della pagaia monopala non sarebbero stati quello che sono stati se non avessero trovato proprio in casa personaggi e atleti del calibro di Alexander Slafkovsky!
Lo slovacco classe 1983, ha avuto un’infanzia molto molto difficile per un problema congenito alle gambe che sembrava addirittura che lo costringesse per sempre alla sedia a rotelle. Ha avuto però la fortuna di nascere in una famiglia che ha saputo trovargli le cure giuste (il papà medico) e che gli ha cambiato un destino che sembrava non dargli speranze per una vita di sport e di grande campione quale sarebbe diventato nel mondo della canoa slalom. Sono state necessarie varie operazioni e tanta riabilitazione per consentire al giovane Alexander di poter salire su una canoa e l’incontro fu casuale, ma di quelli che definiremo amore a prima vista. A 15 anni partecipa al suo primo campionato del mondo Junior: era luglio del 1998 sul fiume Saalach a Lofer in Austria e salì sul podio in seconda posizione a 46 centesimi dal ceco Lukas Prinda, quando il tempo di finale veniva sommato tra le due discese. Da lì in poi per l’atleta nato a Liptovsky Mikuláš, una piccola cittadina di poco più di 30 mila abitanti sulle sponde del fiume Váh fra i bassi e gli alti Tatra, è un crescendo wagneriano. Due anni dopo vince il suo primo titolo mondiale di categoria e, ciò che più conta, davanti al pubblico slovacco e cioè a Bratislava. Nel 2001 è campione europeo junior sempre nella capitale slovacca. Nel 2003 è campione del mondo assoluto a squadre con una formazione che a lungo sarà protagonista in questa gara, parliamo cioè di Michal Martikan e Juraj Mincik a cui ben presto si sostituirà Matej Benus. I tre assieme conquistano ben 9 titoli iridati consecutivi e cioè dal 2009 al 2019. Dieci anni praticamente di dominio assoluto, ripercorrendo quello che gli americani con Lugbill, Hearn, Ford, Prentice, Clawson, Lessels e Robinson avevano fatto dal 1979 al 1991, considerando che al tempo i mondiali si disputavano ogni due anni. Sempre a squadre l’atleta slovacco ha conquistato 8 titoli europei.
A livello individuale Slafkovsky ha vinto tre campionati europei individuali e cioè nel 2014 a Vienna, nel 2016 in casa a Liptovsky e nel 2017 a Tacen. Sono tre le Coppe del Mondo conquistate e più precisamente nel 2012, nel 2016 e nel 2018.
Alexander, il campione dagli occhi tristi e dal sorriso dolce, mi ricorda tanto un grande campione della discesa che, nonostante fosse sicuramente uno tra i più grandi specialisti di sempre, non è mai riuscito a salire individualmente sul gradino più alto del podio arrivando quattro volte secondo, parlo cioè di Robert Pontarollo, un destino che è toccato pure allo slalomista Slafkovsky che nella sua immensa carriera sportiva ha mancato il titolo iridato individuale per ben quattro volte. Nel 2013 a Praga è alle spalle di David Florence di 83 centesimi. Nel 2017 a Pau è secondo dietro a Benjamin Savsek di 1.48. Nel 2021 a Bratislava è ancora secondo per 18 centesimi da Vaclav Chaloupka con un tocco alla penultima porta, la numero 22, con il fianco della canoa. Arriviamo ad Augsburg 2022 dove Alexander Slafkovsky fa una gran finale, l’unico a scendere sotto il fatidico muro dei 100 secondi. Ferma il cronometro a 98.23 ha un margine immenso sull’idolo di Casa Sideris Tasiadis, ma ha due tocchi uno alla 8 e uno alla 19, due porte in discesa relativamente banali.
Probabilmente il 2022 è stato l’ultimo anno top per il campione slovacco, subito dopo si sono ripresentati una serie di problemi fisici che lo hanno debilitato non poco. Ha provato a reagire, ma il 2023, anno pre-olimpico, non è stata certo una grande annata: finisce 20esimo agli europei e 12esimo ai Campionati del Mondo, rimanendo fuori dalla finale, ma soprattuto a Londra a Lee Valley, lascia i sogni di gloria per partecipare ai Giochi Olimpici, l’unica gara e l’unico traguardo che gli manca nel suo ricco palmares. Un obiettivo, quello a cinque cerchi, che rimarrà il vero cruccio di questo grande personaggio dello sport delle porte appese al cielo. Ci riprova nel 2024, prova a tenere duro, ma alle gare di selezione per entrare in squadra nazionale, il problema alla spalla si riacutizza e si ferma prendendo l’intera stagione di pausa. Alla fine però ad ottobre arriva la decisione di appendere la fatidica pagaia al chiodo! Alexander Slafkovsky ha lavorato molto pure sui modelli delle canoe. Aveva iniziato in collaborazione con Juraj Ontko modificando il "Samba" e facendone una versione slovacca. Poi nasce il "Tsunami" e in collaborazione con Vajda si sviluppano i progetti per "Fantome" il "Lyzard" quest’ultimo usato parecchio dal settore femminile, lo "Scream" versione uno e due; ed in fine le versioni dell’"Hype" one e two. Tutte queste imbarcazioni hanno in comune la ricerca della scorrevolezza, più che della dinamicità del mezzo. Stabili ma con meno volumi squadrati rispetto a quelle uscite dai laboratori di Galasport. Il nome Alexander deriva dal greco Alexandros, composto dal termine alexo, difendere, aiutare, e andros, uomo quindi protettore degli uomini o uomo che difende. Mentre la storia ci riporta alla figura di Alessandro Magno the Great. E non c’è nome più azzeccato per il nostro amato campione considerando che non ha mai avuto problemi a condividere con i suoi compagni o con gli avversari i suoi allenamenti, le sue idee, mettendosi a disposizione di molti per aiutarli a crescere e per condividere il suo cammino. Ha gioito quando qualcuno, che ha aiutato, gli ha messo la punta davanti e con orgoglio si è sentito appagato e felice.
Il futuro sembra già ben definito per chi ha vissuto per oltre vent’anni ad allenarsi e a gareggiare per il mondo con le sue canoe sempre colorate di giallo e nero. Sašo, come nell’ambiente è conosciuto, in questi anni si è anche dedicato allo studio, approfondendo un metodo di scuola francese che permette ad ogni individuo, grazie ad una analisi dell’intelligenza motoria, sensoriale e cognitiva (IMSC), di capire e di gestire al meglio il suo potenziale. Quindi lo vedremo ancora sui campi di gare, dando assistenza ad atleti che vorranno sperimentare questo metodo, di cui , a detta dello stesso Alexander, hanno fatto uso in pratica tutte le medaglie olimpiche conquistate dai francesi a Parigi 2024.
A noi non rimane che congratularci con chi più di una volta ci ha incantato con i suoi debordè, con le sue entusiasmanti discese su tutti i canali del mondo e non solo. Un grazie anche per l'affetto che ha sempre dimostrato nei nostri confronti con la sensibilità che lo ha sempre contraddistinto. Gli auguriamo di godersi le sue montagne che tanto ama e che conquista con gli sci o in bicicletta e ovviamente un in bocca al lupo per il suo nuovo capitolo di vita che sarà sicuramente radiante ed esaltante come è stata la sua carriera da atleta.
Occhio all’onda !
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