Il dopo Martikan - Estanguet è fatto di tanti nomi


L’epoca dei due colossi va scemando dopo i Giochi Olimpici di Londra 2012 e si fanno avanti piano piano una serie di atleti che crescono e che si mettono in luce. Dalla Slovenia arrivano  Benjamin Savsek (’87) e Luka Bozic (’91); dalla Germania Jan Benzin (1982), Sideris Tasiadis (’90) e Franz Anton (’89); dalla Francia Denis Gargaud (’87) e Cedric Joly (’95); dal Regno Unito David Florence (’82) e Ryan Westley (’93), mentre dalla Repubblica Slovacca abbiamo sempre Michal Martikan (1979), Alexander Slafkovsky (’83) e Matej Benus (’87). In questo nutrito gruppo inserirei pure Ander Elosegui (1987), lo spagnolo, forse più basco, che sicuramente con l’argento all’ultimo campionato del mondo, se pur giocato in casa, e due 4^ posti ai Giochi Olimpici si inserisce a pieno titolo in questo gruppo di C1 che stanno facendo la storia dopo i fasti dei due super divi Estanguet - Martikan. Tutti questi atleti sono più o meno sempre presenti in tutte le finali iridate e continentali e si alternano sul gradino più alto del podio con l’inserimento, che ha dell’incredibile di Fabien Lefevre che nel 2014 vince un titolo di campione del mondo in una specialità che ancora gli mancava e cioè la canadese monoposto. Di lui però parleremo a tempo debito perché sicuramente deve essere trattato singolarmente vista la particolarità del soggetto.
Dal 2013 al 2019 in 6 campionati del mondo troviamo 5 iridati diversi. Su tutti emergono due personaggi  Benjamin Savsek e David Florence. Il primo è sul podio per  ben 4 delle sue 5 finali con un oro (2017) due argenti (’14,’15) e un bronzo (2013) ed è  presente in 5 finali su 6. Personaggio particolare lo sloveno che spesso e volentieri per accedere all’ultimo atto di una manifestazione importante passa dalla seconda manche di qualifica. Una sorta per lui di riscaldamento lungo prima della zampata di tigre che è sempre pronto a sferrare al momento giusto. Succede anche che il titolo lo getta al vento per troppa irruenza o per errori banali come ha fatto per ben tre volte, salvandosi con un piazzamento comunque da podio.  Il 33enne di Lubiana l’anno scorso si è cimentato anche nel progettare una canoa in collaborazione con Vajda, partendo da una  idea semplice e chiara e ce la spiega così: «Non volevo cambiare la MM  troppo perché mi piace molto questo modello. Stavo cercando più velocità e stabilità, quindi abbiamo cambiato alcune linee sul fondo e sotto il sedile e abbiamo affinato la parte anteriore e le cose sono andate molto bene. Penso che i miglioramenti sui modelli esistenti siano buoni e più facili da attuare per noi C1 » come è semplice e decisa la sua strategia negli obiettivi che si pone: «Mi diverto molto a pagaiare su acque bianche e cerco sempre le linee più veloci possibili perché questo mi fa trovare i miei limiti per gareggiare degnamente con i più forti ed è questo è il mio vero e grande stimolo per impegnarmi e andare avanti». Se restiamo a parlare di mondiali non possiamo non menzionare David Florence che in queste 6 ultime edizioni ne vince due e poi ancora  6^ nel 2019. Ma il britannico, meglio forse dire il gallese, fa una cosa eccezionale nel 2013 quando cioè vince il mondiale in C1 e in C2 per questo mi sono sentito di dedicargli un particolare omaggio in un video che potete trovare cliccando qui.

Restando in casa sua maestà la Regina Elizabeth c’è da mettere pure in evidenza un 27 enne Ryan Westley che nel 2018 era secondo a Rio e primo all’Europeo a Praga  e terzo nel 2015 in casa a Lee Valley e il 28enne Adam Burges che ha avuto la meglio tra i tre per prendersi il posto in vista di Tokyo 2020 se pur, secondo il mio modestissimo parere, decisamente inferiore rispetto ai primi due dal punto di vista tecnico ed agonistico. Infatti se escludiamo l’argento all’Europeo di Praga, come detto vinto dal suo collega di bandiera Westley, non può vantare altri importanti successi considerando anche il fatto che fino al 2015 sei dedicava in coppia con Greg Pit al C2.  Ma gli inglesi devono aver ragionato male su come selezionare gli atleti per i Giochi Olimpici visto pure che il campione olimpico di Rio 2016 Joe Clarke ne ha pagato le dirette conseguenze.
Come abbiamo già visto in sei edizioni iridate 2 sono andate a Florence, 1 a Savsek, 1 a Lefevre e le altre due restanti vanno quella del 2018 a Franz Anton e l’ultima a Cedric Joly.
Gli Slovacchi, che con Martikan hanno dominato oltre un decennio, non vincono un mondiale individuale dal 2007 in quel di Foz (Brasile). Pensate che il campione slovacco in quell’occasione aveva preso pure 3 giorni di squalifica dall’ICF perché non si era attenuto alle disposizioni imposte dal comitato organizzatore che vietava il fatto di cambiarsi all’aria aperta. Il buon Martikan non si era fatto problemi certamente a trasgredire questa regola che per la verità era uso comune fare ovunque per tutti i canoisti. Le telecamere di sorveglianza sono state severe in quell’occasione visto che lo hanno ripreso « nature » nell’operazione di svestizione e vestizione!
Paese strano per certi versi il Brasile che si scandalizza sul fatto che ci si possa cambiare in auto e poi si può andare in spiaggia ricoperti da una fascetta di stoffa che neppure raggiunge i due centimetri, oppure non sono ammessi i seni scoperti, ma coprendo i soli capezzoli il problema non esiste più!
Gli Slovacchi nella canadese monoposto però hanno un record difficilmente battibile e cioè le loro nove vittorie consecutive ai Campionati del Mondo nella gara a squadre sempre con lo stesso trio e cioè con Martikan, Slafkovsky e Benus. Una serie ininterrotta iniziata al mondiale del 2009 a La Seu d’Urgell e che prosegue fino ad oggi, quindi per un arco di tempo di 10 anni. Se prendessimo come dato la durata allora gli Americani di Jon Lugbill e Davey Hearn (loro sempre presenti in squadra fatta eccezione per Davey nell’ultimo mondiale vinto a squadre e cioè nel 1991) avrebbero la meglio considerando che sono stati imbattuti dal 1979 al 1991, quindi per 12 anni, con 7 titoli consecutivi vinti. Un periodo di tempo eterno e solo le donne nella gara a squadre hanno eguagliato questo predominio, infatti la DDR nel k1 donne a squadre vinse dal 1959 (Genf - SUI) al 1967 (Lipno - TCH) ininterrottamente!
Si consideri pure che la prova mondiale a quei tempi si disputava ogni due anni e cioè negli anni dispari.  

Sono sempre gli stessi uomini che vanno a vincere le ultime 7 edizioni dei Campionati Europei dove troviamo  4 diversi campioni europei. Chi ne ha accumulato di più è sicuramente Alexander Slafkovsky che vince quelli del 2014/’16/’17 a due c’è Savsek con le vittorie del 2015 e 2019, mentre con  un titolo troviamo Sideris Taziadis (2012), Jan Benzin (2013) e Ryan Westley (2018).
La situazione quindi non cambia neppure a livello Europeo, questi infatti sono gli atleti che hanno e che stanno  caratterizzando l’epoca del dopo Estanguet e con un Martikan che, se pur ancora competitivo, deve fare i conti con la data anagrafica. Un vecchio continente, che a parte il periodo a stelle e strisce, è sempre protagonista e non vedo a breve inserimenti extra.


Occhio all'onda!  

Ander Elosegi atleta nato nel 1987, presente in 3 Olimpiadi dove ha ottenuto due quarti posti (Benijin 2008 e Londra 2012), mentre a Rio è arrivato 8^. Già qualificato anche per i Giochi Olimpici di Tokyo.

Luka Bozic, che dopo molti anni nel C2  con Sasoš Tajat raggiungendo grandi successi e una apparizione pure nel C2 discesa, si concentra in maniera esclusiva dal 2017 alla specialità singola diventandone ben presto protagonista.

Il podio iridato C1 men - La Seu d'Urgell 2019 - da sinistra A.Elosegi, C.Joly e L.Bozic.


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