Cambiare le barche adeguando le regole del gioco

Quanto pagherei perché qualcuno mi spiegasse come un uomo possa restare freddo come il ghiaccio e annullare 7 match point in una partita di quarti di finali di uno dei più prestigiosi tornei APT di tennis e non versare neppure una goccia di sudore! Nessuna espressione, un viso che non lascia trasparire nessuna emozione, gesti che sembrano essere quelli degli  « acrobati » che il suo connazionale Paul Klee ha impresso su carta molti anni prima di questa impresa.  Mi sembra però che l’argomento a noi più vicino e che ha suscitato parecchio interesse riguarda la lunghezza delle canoe da slalom. In molti infatti hanno lasciato commenti e hanno disquisito su varie teorie ed ipotesi.  Gli strumenti quindi diventano elementi determinanti alla nostra attività sportiva, quindi  possono avvicinare più facilmente  le persone alla pratica dello slalom. Lo slalom, a mio modo di vedere, per chi pagaia  per puro diletto e divertimento con barche in plastica,  diventa propedeutico a questo modo di interpretare la canoa.  E’ un allenamento che prepara al meglio a discese e ad avventure particolari che richiedono un certo impegno fisico e ovviamente tecnico. Su un campo di slalom, con imbarcazioni idonee, si possono riprodurre tutte le situazioni che si affronteranno nel corso di una discesa con la precisione e la determinazione che queste manovre richiedono, con il vantaggio di poterle allenare più e più volte, magari anche con l'ausilio di videoanalisi.   Durante una discesa in fiume è fondamentale essere precisi nella scelta delle linee e nella tempistica di esecuzione di una determinata manovra. Entrare in una morta o lanciare la barca per un salto sono tutte azioni che costantemente si ripetono in una allenamento tra le porte in qualsiasi campo dall’acqua ferma a quella mossa.  
Quindi c’è chi, come me, è dell’opinione che una barca corta possa facilitare l’apprendimento tecnico e quindi anche chi non si avvicina al nostro sport da giovanissimo oppure l’ha praticato, ma poi abbandonato per un certo tempo, può tornare agevolmente a pagaiare tra le porte dello slalom con una certa facilità e soddisfazioni. Chi viceversa si avvicina per la prima volta potrà in breve trovare stimoli importanti per proseguire nella sua crescita personale sportiva in acqua, proprio perché le attuali barche da slalom facilitano questo compito. Meglio ancora sarebbe con una barca lunga 3 metri e con volumi distribuiti in modo da permettere comunque una ottima galleggiabilità favorendo rotazioni e mantenimento di traiettoria come ad esempio una pronunciata chiglia frontale con una coda sfinata  e magari pure rialzata. A tutto questo bisogna anche prestare attenzione alla pagaia che a mio modo di vedere deve avere due principali caratteristiche. La prima la leggerezza e la seconda deve uscire da un compromesso tra ottima presa e sfilabilità  della stessa su tutta la linea anteriore della nostra imbarcazione.  Infatti sempre più nel kayak, come nella canadese,  la sfilata si presenta come una manovra essenziale e molto efficace per mantenere sempre il contatto diretto con l’acqua. Quando cambiano mezzi e strumenti devono esser adeguate pure le regole del gioco, in questo caso si dovrebbero accorciare ulteriormente i percorsi gara e arrivare al fatidico minuto. Così facendo le prove potrebbero essere più veloci, dinamiche e facili da seguire per l’intero svolgimento. Le formule dovrebbero essere pure snellite magari con una manche per tutti e una manche successiva, sullo stesso tracciato, riservata ai 10 migliori. Non è forse così anche per molte gare del panorama olimpico?

Occhio all’onda! 




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