Semplicemente Litos


Mi accorgo che il tempo passa solo per due fattori perché altrimenti mi sembra di essere rimasto quel ragazzino che 40 anni fa scoprì per la prima volta la canoa, tanto più che il mio Angelo biondo migliora con gli anni!

Il primo è fisiologico e ovviamente molto naturale. Il tempo cioè ti priva di persone che bene o male hanno influenzato la tua crescita e la tua vita. La morte te li rapisce, avvisandoti che la vita corre, passa e non è il caso di scherzarci sopra. Loro se ne vanno e tu resti lì a renderti conto che ogni perdita è un duro colpo nella vita di tutti i giorni.

II secondo segnale del tempo che passa sono gli atleti che ho allenato e che hanno o stanno concludendo la loro carriera sportiva. Anche per loro, come già successe a me, arriva il tempo di appendere la fatidica pagaia al chiodo per entrare in quel mondo fatto di quotidianità e di meccanismi perversi se solo ti fai prendere e cedi al sentimento comune. Un errore che ti costerà caro se non lo saprai individuare e isolare presto.

Pochi giorni fa seguendo su internet le selezioni spagnole, che sono state con quelle francesi a Pau, non trovavo nella lista di partenza il nome di Carlos Juanmartis (semplicemente e obbligatoriamente Litos per tutti noi) e mi chiedevo, tutto preoccupato, che cosa fosse mai successo. Preso poi dalle gare e dai risultati il pensiero è andato altrove, rimandando a più tardi l’idea di mandare una mail all’interessato per chiedere spiegazioni. La sera stessa però mi ritrovo una sua e-mail che mi racconta la sua decisione di non presentarsi alle selezioni e di cambiare vita. Pazzesco! Sembravamo quasi di essere in sintonia telepatica e la cosa mi ha per la verità impressionato non poco.

Litos, nel 2007 ha chiuso il mondiale in sesta posizione conquistando per la Spagna la qualifica olimpica. L’anno successivo fallì la partecipazione ai giochi olimpici per pochi centesimi di secondo ai campionati europei di Krakow. A rappresentare il suo paese ci andò viceversa Guille Diez Canedo. Litos aveva già partecipato alle olimpiadi nel 2000 a Sydney (19esimo) e Atene nel 2004 (11esimo). Dall’esclusione di Beijing 2008 Litos costruì la sua crescita che lo portò a conquistare un bronzo individuale magico ai campionati del mondo del 2009 nella sua Seu d’Urgell. In quella cittadina che lo ha visto nascere e crescere canoisticamente. La ciliegina sulla torta arrivò anche con la gara a squadre che gli mise al collo un altro bronzo importantissimo non solo per lui, ma per tutto il movimento ispanico.

Lui è sempre stato un tipo speciale e abbiamo lavorato assieme alcuni anni di gran lena e con reciproco rispetto. Ne ho apprezzato la professionalità e la serietà con cui ha fatto il suo mestiere di atleta di alto livello. Puntuale come pochi con gli allenamenti quotidiani, preciso nel preparare ogni dettaglio, fino ad un pignoleria quasi esagerata per alcuni aspetti legati ai materiali. Impeccabile nel vestire alla ricerca sempre di grande tecnicità.

Con Litos ho condiviso molti magici momenti. Ho condiviso la fatica in bicicletta sulle montagne che circondano La Seu, ho condiviso la gioia di vederlo al via all’Adigemarathon con la sua compagna di vita Monica. Ho condiviso la passione e l’amore per lo slalom. Ho condiviso obiettivi e allenamenti al gelo o al sole tropicale, ma in modo particolare ho sofferto e condiviso le sue preoccupazioni prima delle gare e il suo pessimismo cosmico alla vigilia di grande eventi che, più di una volta, però sapeva trasformare in positività al momento del fatidico 3, 2, 1, via!

Ho apprezzato le sue parole, ma soprattutto mi ha fatto piacere la sua condivisione di sentimenti nell’esprimere la sua gratitudine nei miei confronti per aver impostato un lavoro diverso con la squadra spagnola. Un lavoro che gli ha permesso di cambiare modo e stile di navigazione. Un sistema che lo ha avvicinato ancora di più allo slalom e che gli ha permesso di apprezzare a pieno la fortuna di danzare sull’acqua.

Poi c’è sempre stato quel suo grande amore per lo sport e in modo particolare per la bici e lo sci di fondo oltre allo slalom che interpretava per metà con il vecchio stile classico e per metà con l’evoluzione tecnica che ha cambiato in questi ultimi anni il nostro sport.
Io ho cercato, da quando avevo preso in mano la nazionale iberica, di portarlo sulla strada del rinnovamento tecnico, anche se con molta cautela e con molta tranquillità. Chi ha vissuto sulla propria pelle questi cambi generazionali di stili e tecniche sa bene che non è stato assolutamente facile entrare nella logica moderna. Litos più di una volta ci è riuscito e la testimonianza è quella magica medaglia di bronzo che ha conquistato davanti alla sua gente ai campionati del mondo del 2009 a La Seu d’Urgell. Un sogno che si è concretizzato e che ha avuto il merito di consacrarlo fra i migliori slalomisti di ogni tempo. Quella discesa iridata fu un compendio di semplicità ed eleganza, un geniale mix di abilità motoria e intelligenza mentale, un incontro tra determinazione e concentrazione. Quella medaglia però poteva rappresentare anche un punto d’arrivo che regala molto, ma capace nello stesso tempo di privarti di energia e fiducia. Questo forse è successo a Juanmarti e cioè un calo di motivazione e forse la paura di non poter più raggiungere questo risultato. Così, se pur a distanza di qualche tempo e dopo qualche boccone amaro, è arrivata la decisione di chiudere un importante capito della sua vita per aprirne subito un altro. Forse non se l’è sentita di rimettersi in discussione proprio alla vigilia dei Giochi Olimpici di Londra.

Per noi comunque resterà sempre un atleta da portare come esempio alle nuove generazioni perché rimarrà il simbolo di dove un atleta può arrivare usando determinazione, lavoro quotidiano e buona volontà.

Occhio all’onda!

traduzione a cura di Teo e Nuria

Me doy cuenta que el tiempo avanza y que solo se ve afectado por dos factores, porque si no, me parecería haberme quedado en aquel chiquillo que hace 40 años descubrió por primera vez la piragua, además de que mi Ángel rubio mejora en los años!

El primero de los factores es fisiológico y por supuesto el más natural. El tiempo te priva de personas que de mejor o peor manera han influido en tu crecimiento y en tú vida. La muerte te los arrebata, avisándote que la vida corre, trascurre y es mejor no bromear con ella. Ellos se van y tú te quedas allí dándote cuenta de que cada pérdida es un duro golpe en el día a día de la vida.

La segunda señal del paso del tiempo son los atletas que he entrenado y que ya han o están concluyendo su carrera deportiva. También para ellos, como ya me ocurrió mí, les llega la hora de colgar el fatídico remo en la pared para entrar en aquel mundo hecho de cotidianidades y de mecanismos perversos, cediendo al sentimiento común. Un error que te costará caro si no lo sabes detectar y aislar pronto.

Hace pocos días siguiendo por internet las calificaciones españolas, que se celebraron junto con las francesas en Pau, no encontré en la lista de partida el nombre de Carlos Juanmartis (simplemente y obligatoriamente Litos para todos nosotros) y me pregunté preocupado que le podría haber ocurrido. Luego, llevado por la competición y los resultados, se me fue el pensamiento, y aplacé la idea de contactar con él para saber que había pasado. Sin embargo, la misma tarde recibí un correo, donde me contaba su decisión de no presentarse a la calificación y de cambiar de vida. ¡Increíble! Parecíamos casi estar en sintonía y dicha sensación me impresionó de verdad.

Litos en el 2007 terminó el mundial en sexta posición, obteniendo la calificación olímpica para España. El año siguiente falló en su participación en los Juegos Olímpicos, por pocas decimas de segundo, en los campeonatos Europeos de Krakow. Para representar a su país fue Guille Diez Canedo. Litos ya había participado en las Olimpiadas del 2000 en Sidney (decimonoveno) y en Atenas en el 2004 (úndecimo). Desde la exclusión de Beijing 2008, Litos remontó y su evolución le llevó a conquistar un bronce individual mágico en los campeonatos mundiales del 2009, en la Seu d’Urgell. En aquella pequeña ciudad que lo ha visto nacer y evolucionar como piragüista. La guinda llegó con la carrera en equipo, que le colgó al cuello otro bronce importantísimo no solo para él, sino para todo el piragüismo hispánico.

Él siempre ha sido un tipo especial, hemos trabajando juntos durante unos años con energía y reciproco respeto. He apreciado de él la profesionalidad y seriedad con la que se ha dedicado a su profesión de atleta de alto nivel. Puntual como pocos en los entrenamientos diarios, preciso en preparar cada detalle, hasta una escrupulosidad casi exagerada por algunos aspectos relacionados con los materiales. Impecable en la vestimenta, siempre en la búsqueda de una gran tecnicidad.

Con Litos he compartido muchos momentos mágicos. Compartí la fatiga en bicicleta en las montañas que rodean La Seu, compartí el gozo de verle en el Adigemarathon con su compañera de vida, Mónica. He compartido la pasión y el amor por el slalom. Compartí objetivos y entrenamientos con hielo o sol tropical, pero especialmente sufrí y compartí sus preocupaciones antes de las competiciones y su pesimismo cósmico en la vigilia de grandes eventos que, más de una vez, no obstante sabía transformar en positividad en el momento del fatídico 3, 2, 1, start!

He apreciado sus palabras, pero sobretodo me ha alagado su manera de compartir los sentimientos en el expresar su gratitud hacia mí por haber reforzado y diferenciado el trabajo con el equipo español. Un trabajo que le ha permitido cambiar tanto la tipología, como el estilo de navegación. Un sistema que le ha acercado aún más al slalom y que le ha llevado a apreciar en su plenitud la fortuna de danzar en el agua.

Además, siempre ha tenido un gran amor para el deporte y especialmente para la bici y el esquí de fondo, aparte del slalom, que interpretaba a media con el antiguo estilo y a media con la evolución técnica que ha habido en estos últimos años en nuestro deporte.

He intentado, desde que empecé a dedicarme a la selección española, de llevarlo por la vía de la renovación técnica, aunque con mucha cautela y calma. Quien ha vivido con su propia piel estos cambios generacionales de estilos y técnica bien sabrá que no ha sido para nada fácil entrar en la lógica moderna. Litos más de una vez lo ha conseguido y la prueba es aquella mágica medalla de bronce que conquistó delante de su gente en los campeonatos del mundo del 2009 en La Seu d’Urgell.

Un sueño que se realizó y que tuvo el mérito de consagrarlo entre los mejores piragüistas de slalom del mundo. Aquel descenso fue un compendio de sencillez y elegancia, un genial mix de habilidad física y inteligencia mental, un encuentro entre determinación y concentración. Aquella medalla, sin embargo, podía representar al mismo tiempo una meta que podía regalar mucho, pero también capaz al mismo tiempo de privarte de energía y confianza. Esto quizá le ocurrió a Juanmarti, es decir, una disminución de motivación y tal vez el miedo de no poder nunca más alcanzar ese resultado. Así, después de un periodo y de alguna decepción, ha llegado a la decisión de cerrar un importante capitulo de su vida para abrir pronto otro. Tal vez no se ha sentido con ganas de volver a ponerse en discusión justamente a las puertas de los Juegos Olímpicos de Londres.

Para nosotros quedará siempre como un atleta a tener de ejemplo para las nuevas generación porqué representa el símbolo de hasta donde un atleta puede llegar poseyendo determinación, trabajo diario y buena voluntad.

Occhio all’onda!

Commenti

Post più popolari