K1 men nuova frontiera


Ci sono da fare ancora molte riflessioni sul caso Lefevre questo è certo! Analisi e riflessioni che ci porteranno anche a vedere dov’è arrivato il kayak maschile. Specialità che sembra essere decisamente combattuta e senza più veri e propri leader assoluti.

Alcuni lettori alla fine della disquisizione mi hanno fanno notare che, in quello scritto, non si è trovata la vera ragione della sconfitta. Beh! evidentemente non è facile puntare il dito su un solo fattore e asserire che quella è stata la vera causa. Secondo me ci sono stati una serie di fattori concatenati che hanno portato alla conseguenza conosciuta, come ho cercato di illustrare precedentemente. Come è altrettanto vero che se invertiamo il ragionamento possiamo dire tranquillamente che il grande risultato è la conseguenza di un insieme di fattori che si concatenano in quel preciso momento e chissà se si ricombinerebbero magari solo pochi minuti più tardi.
Mi piace una osservazione che mi ha fatto tempo fa Peter Kauzer durante una allenamento: ”ogni volta che rimetto il culo in barca è come se ripartissi da zero, devo ri-dimostrare a me stesso di essere in grado di mettere in acqua una grande prova”

Sottolineo subito che nessuno kappa uno, nelle selezioni francesi, ha vinto tre gare, ma viceversa in tre hanno vinto una gara a testa (Boris Neveau - Bastien Damies - Etienne Daille). Dal mio punto di vista non è altro che lo specchio della realtà internazionale del K1 men: ci sono tanti atleti di diverse nazioni ad essere molto competitivi.
Se noi prendiamo ad esempio solo le gare disputate ad inizio anno in Australia ci accorgiamo che più o meno è successa la stessa cosa. Si vedano anche i risultati del nostro Super Cali che rimane fuori da una gara e poi vince la successiva a distanza di due settimane. Il campione azzurro scriveva in terza persona sul suo suo sito:”... due manche solide quelle della qualifica di Daniele, in ciascuna c’è stata una penalità millimetrica, ma ha dato i primi segnali dello stato di forma e del controllo tecnico.... si punta al top 5 nella gara di domenica”. Riferendosi alle qualifiche degli "Australian Open". Poi dopo la gara andata male si legge:”...in questo periodo della stagione i carichi di lavoro sono notevoli... e si è più lenti e stanchi”. Imputando a questo il cattivo esito della gara. In realtà se non ci fosse stata la penalità Super Cali era tranquillamente in finale. Tutto questo per sottolineare che anche ai grandi campioni basta nulla per ritrovarsi fuori dalla finale e finire a metà classifica indipendentemente dai vari stati di forma. Anche su questo ci sarebbe molto da discutere e disquisire.

Infatti quando si prende il via, dalla gara tra ammogliati e scapoli alla competizioni top, lo stato mentale è sempre quello dei esprimersi al massimo e possibilmente al meglio delle proprie possibilità.
Fra i Kayak c’è spesso e volentieri alternanza sul podio. Questo perché il livello dei kayak è molto, molto alto. Tanti atleti, anche giovani, possono trovare la giornata giusta o il guizzo vincente in particolari situazioni.

Mi sono posto una domanda e cioè se i francesi avessero fatto le selezioni su un percorso neutro e cioè su un tracciato che nessuno conosceva prima che cosa sarebbe successo? I risultati sarebbero stati gli stessi? Probabilmente l’esito finale sarebbe stato diverso. Avrebbe premiato di più gli atleti con più esperienza, perché gareggiare fuori casa avrebbe simulato più da vicino una competizione internazionale di spessore, si sarebbe entrate di più in una realtà di gara di alto livello. Avrebbero messo in evidenza effettivamente chi poi al momento decisivo (mondiali o olimpiadi) piazza spesso e volentieri la zampata vincente.
Così facendo, alla fine, chi va alle Olimpiadi ci va con lo stesso punteggio di altri due compagni che rimangono a casa. Forse non sarebbe stato male considerare le percentuali.

Sono uscite proprio oggi le convocazioni per la stagione 2012 della squadra francese e Fabien Lefevre è praticamente fuori dai giochi e da tutto. Ha rotto con il suo compagno di barca in C2 come lo stesso Denis Gargou ha scritto sul sociale network per eccellenza. Ritorna per Lefevre l’incubo che ha già vissuto nel 2007 e da cui uscì più che onorevolmente. Lui però rassicura tutti ufficialmente: “no non, je n'arrête pas!... j'aime trop ce sport pour arrêter!.. faut quand même que le système de jugement évolue pour qu'on n'est plus ces soucis qui durent depuis trop longtemps déjà..."

Mi piace anche condividere quanto espresso da Cathy Hearn al termine delle gare di selezione transalpine: “il campione francese ha dimostrato coraggio e genialità. Che cosa sarebbe cambiato se si fosse concentrato in una sola specialità? Forse nulla ma le grandi sfide molte volte sono l’essenza per eccellere”... sacrosante parole!

Occhio all'onda!

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