Ora è solo storia da raccontare


Mi hanno fatto compagnia per gli 800 km. che dividono Bratislava da Verona Fiorella Mannoia, Vinicio Caposella e ovviamente i miei pensieri che si sono alternati come una giostra senza sosta nel vortice della vita. Sono un eterno sognatore di emozioni e se Amur si commuove versando qualche lacrimuccia guardano o leggendo le storie dell’uomo a me succede la stessa cosa ripensando ad alcun opere d’arte che vengo realizzate e si trasformano, nel preciso momento in cui si realizzano, in qualche speciale formula chimica per fissarsi nei meandri del cervello. Poi il momento, la situazione, l’atmosfera, alcune parole poetiche ti riportano con il pensiero alle gioie ammirate. Forse per non dimenticarle, ma soprattutto per condividerle. Mi viene voglia di raccontarle e non posso esimermi questa volta, perché Schubert, Aigner e Grimm, l’altro giorno, mi hanno fatto impazzire di gioia. Tanto che se fossi il Mantegna ci dipingerei un trittico, bello ed unico come quello che ammiro ogni volta che entro nella basilica di San Zeno e che cattura sempre la mia curiosità, come fosse la prima volta che lo vedo.
I tre tedeschi stavano provando la gara a squadre che, come sempre, ha un gran fascino. Sotto il secondo ponte del canale di Cunovo c’è un bel bucone che ha come caratteristica il fatto che produce un movimento d’acqua particolare e cioè il ricciolo di ritorno è decisamente alto e sbuffa formando, in cima, una sorta di piattaforma. Poco prima e subito dopo c’è un treno di onde. Il percorso prevedeva una sequenza di quattro porte ski e cioè sinistra, destra nel buco, sinistra subito dopo e ancora destra. Ora, usciti dal buco, ci si trovava praticamente sbilanciati sulla destra e per prendere la porta successiva a sinistra bisognava prendere con un certo anticipo, per l’appunto, lo stesso ritorno d’acqua.
Ebbene...io sono giusto sulla riva destra a circa 10 metri dal ponte quindi ho la possibilità di vedere bene tutto il tratto. Mi sforzo a pensare anche a possibili soluzioni alternative, passando dal classico passaggio con la pala sinistra in acqua per controllare il mezzo e uscire indenni dal buco, alla possibilità di saltare diritti verso il primo palo, anche se mi sembra una soluzione ad alto rischio e solo a pensarci mi vengono i sudorini freddi, perché mi rendo conto che la cosa non è facile come potrebbe sembrare. Non faccio in tempo a pensarlo che da monte arrivano tre macchine disumane Sebastian, Hannes, e chiude il campione olimpico Alexander - che mi sa tanto di nome russo! Il bravo e abile Schubert punta diretto sul palo del buco con il chiaro obiettivo di schivarlo all’ultimo nella speranza di atterrare sulla cima bianca con la pala in acqua a destra e solo a quel punto, mantenendo il corpo centrale e la canoa perfettamente piatta, spingersi verso sinistra per schivare, con un gioco di collo, il palo successivo. I tre viaggiano ognuno sulla coda dell’altro, tenete presente questo particolare, non è infatti indifferente. Nel frattempo io mi avvicino ulteriormente all’acqua spostando la mia gamba sinistra in una ipotetica salida nel tango e istintivamente mi alzo sulle punte dei piedi come se dovessi portare la mia ballerina alla “volcada”. Ora i pali si coprono uno con l’altro, mi sembra di essere in piazza San Pietro al “centro del colonnato” del Bernini in cui la fila di quattro colonne sembrano essere una sola. Sono perfettamente in linea con le porte come i tre atleti, in pratica divento il quarto uomo e cioè quello che ha il compito di testimoniare l’impresa che si sta compiendo! Il primo che arriva sull’obiettivo è ovviamente Schubert che non tentenna minimamente, punta sul palo, usa il dislivello per lanciare la sua nera e rossa canoa verso il cielo e come un missile atterra sopra il ricciolo. Aigner, di nero vestito, è sulla schiena del suo compagno e qui se, solo per un attimo, il ricciolo fermasse Schubert verrebbe trafitto e abbattuto dal fuoco amico senza possibilità di replica. Ma ringraziando il cielo la cosa non succede. Grimm non è da meno e non ci pensa due secondi a seguire la strada aperta dai suoi compagni. Questa volta a giocare con il fuoco è Aigner, ma lui non lo sa. Il risultato è strabiliante: tre passaggi praticamente fantastici, tre passaggi che hanno aperto una nuova frontiera con l’impossibile, insomma un trittico da ricordare a lungo perché un pensiero e un’idea hanno visto materialmente la sua realizzazione per tornare poi ad essere solo e fantasticamente storia da raccontare.

Occhio all’onda!

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