Nicolas Gestin sublime, vince con distacchi abissali


P
artiamo dalla fine e cioè da quando allo Stadio Nautico di Vaires-sur-Marne 10 mila persone all’unisono hanno intonato la Marsigliese grazie ad un capolavoro messo in opera, anzi in acqua,  dal 24enne Nicolas Gestin che ha dominato ogni fase della gara dalle qualifiche alla semifinale e finale. Era lui il predestinato da tempo e ha il merito di far proseguire la tradizione di questo popolo ai Giochi Olimpici nella specialità della canadese monoposto. Lui però a differenza di Tony Estanguet, presente sul campo, e di Denis Gargaud, la vittoria l’ha conquista in casa davanti ad un pubblico che lo ha sostenuto con un tifo da stadio: cori, balletti diretti da un  capo claque  con tanto di megafono e copricapo da galletto, bandiere e maquillage  sui corpi di tanti e tanti  appassionati che sono accorsi a sostenere una vittoria annunciata da tempo. 

Gestin non ha nessun tentennamento, parte attaccando, divora la prima risalita con dieci pagaiate otto dal suo lato, sinistro, e due debordè. Altre tre pagaiate potentissime e si ritrova in un lampo dentro la porta due. Il ragazzo, cresciuto a Quimperlè,  c’è e supera volando il passaggio sulle porte 4 e 5. Il pubblico lo accompagna e si fa sentire, ma con delicatezza perché aspettano di vederlo al passaggio 6/7/8. Lui affronta la sei con la pala in acqua, nel momento in cui la sua canoa inizia a scendere verso il basso, inclina il fianco interno, mantenendosi saldo con la pagaia e quando si trova in cima alla montagna d’acqua non esita un attimo, sa esattamente dove si trova e  ruota la barca senza  far perdere contatto allo scafo, sfila ancora la pala avanti e entra nell’onda che lo catapulta nella risalita 8. Prima di entrare spinge con le ginocchia verso il basso per mantenere quella giusta inclinazione. Mette in acqua un debordè che terrà nell’elemento liquido a lungo. A questo punto il popolo di Francia si scatena, inizia  a battere i piedi sulle grate delle tribune, canta, batte le mani, capisce che … "le jour de glorie est arrivé" . Ci sono da affrontare le tre porte sfasate sul rettilineo del canale e il pagaiatore, con la canoa che porta i colori del suo Paese, le pennella senza sforzo. La risalita 12 è da fare come insegnano i manuali di tecnica e cioè: si prende spazio, si guarda intensamente il palo interno e ci si gira attorno, per poi far prendere l’acqua alla tua pala. In questo modo sarà l’acqua stessa a proiettarti fuori verso la meta successiva.  L’ultima vera incognita è il passaggio 15/16/17, ma per un sinistro è un gioco da ragazzi, tanto più se su queste acque ci navighi da diversi anni, tanto più se sai di valere un oro olimpico. Gestin quindi aspetta il momento ideale, che arriva quando punta e coda sono scariche, e piazza in acqua un colpo indietro che gli permette prima di girare la sua punta da destra a sinistra e poi di restare ancorato all’acqua per trasformare quella pagaiata in una propulsione avanti. Ancora un debordè per assicurare la direzione della barca e, riportando la pagaia a sinistra,  si ritrova dentro la risalita da cui esce sfilando la pala in avanti. Il traguardo è vicino, la gente ormai capisce che è quasi fatta, visto il vantaggio all’ultimo intermedio di oltre 5 secondi. Due discese prima attraversando un buco, una risalita da fare in debordè con la canoa piatta, e ancora due discesa risolte senza problemi, lo portano in carrozza al traguardo. Un attimo dopo gli spalti vibrano… è oro con un distacco abissale sulle altre medaglie. Tutto il resto è noia, canta Franco Califano,  o meglio il resto del mondo deve accontentarsi delle briciole e fare i conti su chi ha toccato meno. Alle spalle del francese c’è Adam Burgess e Matej Benus che sono artefici di due finali oneste, i tempi di distacco parlano chiaro. Poi c’è chi ha da recriminare come il campione olimpico uscente Benjamin Savsek a cui viene dato un 50 piuttosto dubbio, per una manovra intenzionale. Il giovane spagnolo Miguel Trave tocca entrando la risalita 14 e dice addio alla medaglia pur avendo il quarto miglior tempo. Ci sarebbe potuta stare anche una grossa, enorme  sorpresa, se al francese di colore che gareggia per il Senegal, Yves Bourhis, non fosse stato dato il salto di porta alla 9. A medaglia ci poteva andare anche Liam Jegou, un altro francese che gareggia per l’Irlanda, se non avesse toccato con la schiena proprio l’ultima porta. Complessivamente possiamo dire che non è stata una gran bella finale dal punto di vista tecnico, tanti errori, tante penalità, ma questo lo avevo già  anticipato quando nei giorni scorsi avevo scritto in merito al percorso. L’ho definito sporco, troppo angolato senza sfruttare le vere pendenze e le vere correnti di questo canale. Devo aggiungere pure che il tracciato ha avvantaggiato decisamente i pagatori mancini. 

Delle semifinali magari parleremo domani, mi riprometto di riprendere l’argomento, anche per capire meglio il senso di queste gare che sono uniche e particolari. Un piccolo dispiacere è non aver visto passare in finale Raffaello Ivaldi che purtroppo si è fatto prendere dalla voglia di far bene che lo ha bloccato fin dalle prime pagaiate. Due erroracci poi lo hanno decisamente tagliato fuori, peccato perché già in più occasioni ha dimostrato il suo valore, ma ci sarà occasione per rifarsi.

Occhio all'onda ! 









Commenti

Post più popolari