Jessica Fox inizia alla grande con l'oro nel kayak


Ho lasciato l’impianto di Vaires-sur-Marne quando il sole si è tuffato nel lago, i colori sono diventati tenui e le lacrime di Ana hanno faticato ad asciugarsi.  È stata una giornata intensa e ricca sotto molti punti di vista. La differenza comunque l’ha fatta la gente sulle tribune, la gente che, pazientemente, si accolla ore di fila, prima per prendere i mezzi pubblici per avvicinarti agli impianti,  e poi per salire sugli spalti. Arriva da ogni dove, tanti francesi comunque, e lo capisci perché orgogliosi sventolano i loro drappi, chiaro ed evidente segno di identificazione personale. Gente che rispettosa e ordinata è pronta a tifare per i suoi beniamini, ma a tifare comunque per lo sport. Una cosa tutti hanno in comune: il sorriso e l’energia che traspira ovunque. Oggi poi il sole, la musica, gli speaker e soprattutto loro: le atlete finaliste hanno regalato a tutti noi momenti straordinari che  porteremo con noi ovunque, ricordandoci, nelle difficoltà, che nulla è impossibile se poi la ricompensa è tutto ciò!

Dalla finale a 12 rimane  fuori a sorpresa Martina Wegman, le penalità alla 9 e alla 21 le impediscono di passare il turno eppure il tempo era buono, quindi per soli 13 centesimi la spunta l’austriaca Corinna Kuhnle sulla 35enne olandese, per prendere l’ultimo posto a disposizione per giocarsi le medaglie.  Fuori anche Evy Leibfarth che in qualifica ieri aveva fatto gran bene piazzandosi quarta a 1.66 da Jessica Fox che aveva vinto con la seconda manche. L’americana però oltre a toccare una porta, la 19, perde tempo nella combinazione 8/9 e tra la 19 e 20. Al palo pure la giovanissima cinese, rimessa in campo solo qualche settimana prima dell’inizio dei Giochi grazie ad un ripescaggio; fuori  anche la giapponese Aki Yazawa, le fanno compagnia  l’ucraina Viktoriia Us, che si può  considerare fortunata   comunque solo per il fatto di riuscire a gareggiare  visto che, solo qualche settimana fa,  ha subito un intervento alla schiena, e ancora Alena Marx, che in pratica ha voluto, a mio modo di vedere, strafare nella combinazione 16/17 giocandosi così un’occasione unica, perché tutto sommato, fino a quel punto non era andata male. Chiude la lista delle escluse la canadese Betteridge, che sbaglia molto, specialmente tra la 13 e la risalita 14 dove perde moltissimo tempo e concentrazione. La finale ha però un duplice  sapore:  uno mistico, perché è chiaro che si sta per vivere un momento unico che resterà scritto nei libri di sport e uno appagante perché sai che il tuo lavoro è finito, ora spetta all’atleta correre e divertirsi. Le prime quattro a scendere e cioè Kuhlne, Chourraut, Tercelj e Jones ci fanno capire che i margini di miglioramento sono notevoli. Infatti l’austriaca ha una prima parte molto brillante, se pur con un tocco alla 2,  poi forza e ha una parte centrale più che ottima, arriva però alla 19 e, per tagliarla, incorre in un altro tocco. Finirà decima.  Alle sue spalle la 41enne Chorraut, alla sua quarta finale olimpica,  sbaglia ancora una volta la porta numero 2 dove già aveva rischiato molto in semifinale, e si prende un 50 inevitabile. Quindi non le rimane che onorare la presenza e portare alla fine la sua avventura olimpica al meglio: chiuderà 12esima. La slovena, che in semifinale aveva rischiato molto, butta via la sua gara alla porta 7. Qui perde una montagna di secondi, 5.37 per la precisione, e si lancia in una rincorsa senza fine. Ci prova pure a fare la 16 in discesa per entrare al volo nella 17. La cosa le riesce in maniera magistrale e il pubblico la osanna. Poi è ancora perfetta, ferma i cronometri a 101.73. Alla fine risulterà settima a 5.65 dalla medaglia d’oro che scenderà giusto dopo di lei. Se  la matematica non è un’opinione, adesso sarei qui a scrivere che senza quell’errore l’argento sarebbe andato alla slovena , perché la differenza tra i secondi presi all’arrivo è quelli persi alla 7 porterebbe ad un più 0,28, quindi al secondo posto assoluto. 

Jessica Fox ha avuto la capacità di uscire da una semifinale decisamente anomala, per lei, e ricostruire una finale che ha sfiorato la perfezione assoluta. Si è migliorata di 6 secondi e 30 centesimi, principalmente ha fatto meglio in finale tra la 6 e la 8 dove ha guadagnato 3 secondi e 02, poi nella risalita 12 ha avuto un miglioramento di poco meno di un secondo, divorandosi alla grande questa porta, ed infine un altro  secondo abbondante nel passaggio 19/20. Tutto questo ha portato a realizzare un 96.08 che da subito l’ha messa al riparo da ogni attacco possibile. Dopo la sua discesa si è piazzata davanti alle telecamere, come è consuetudine che sia, e con una saggezza orientale ha aspettato che passassero i cadaveri delle sue avversarie! La prima a provarci a sopravvivere  è stata la slovacca Mintalova, segnata all’inizio da un tocco alla risalita 1 e poi da un grave errore all’entrata della risalita 14: finisce lunga e il tempo è ben più alto. Parte Ana Satila che è brillante fino alla 7 dove fa registrare il miglior intermedio, poi perde due secondi nella combinazione successiva: si apre troppo sulla sinistra ed è costretta ad un recupero che le costa tanta energia e fatica. Non perde lucidità e insiste a spingere, anche se tra la 16 e la 17 ha un cambio di peso improvviso che la sbilancia e la inchioda sulla sull’onda per troppo tempo. Finirà quarta, davanti a Stefanie Horn che le è partita giusto dietro. L’italiana ha una buona partenza, risolve bene la combinazione 7/8 anche se rischia parecchio lanciandosi letteralmente indietro con la testa sulla coperta della sua canoa. Da lì in poi si scompone, ancora un rischio all’entrata della 8 in risalita. Rischia tanto, tantissimo nella discesa 18, l’asterisco del review infatti rimane a lungo appiccicato al suo nome. Non è velocissima nella combinazione 19/20 e chiude con 101.43 che le regala un quinto posto olimpico. È tempo di far festa e di urlare a squarcia gola perché a scendere c’è la francese Camille Prigent. La bretone ha un avvio di corsa velocissimo, sostenuta dal pubblico, poi si getta sulla combinazione 6/ 7 come se non ci fosse un domani e inevitabilmente tocca la seconda porta e finisce lunga. Ci crede ancora e spinge sulla pagaia, non molla e si prende qualche rischio come ala risalita 12 che però risolve alla grande. Ancora qualche sbavatura sulle porte successive e poi il traguardo con un 99.67 a cui però vanno aggiunti 2 secondi di penalità. La francese sarà sesta. Rimangono ancora tre atlete e cioè l’inglese,  la polacca e la tedesca per chiudere la giornata, mentre Jessica, rimane  sempre seduta in attesa degli eventi.  La prima è Kimberly Woods che ha ancora il dente avvelenato dal decimo posto di Tokyo 2020(1). È brava a risolvere la meglio la prima combinazione impegnativa e la cosa le dà fiducia, tanto che non risparmia  energie. Continua la sua discesa in maniera precisa, ha solo una sbavatura tra la 19 e la 20, poca cosa, perché riesce a migliorare la sua semifinale abbassando di un secondo la discesa precedente e si piazza alle spalle della, a questo punto, irraggiungibile Fox. La penultima a partire è la campionessa europea in carica Klaudia Zwolinska mentre chiuderà la campionessa olimpica e due volte iridata Ricarda Funk.  La prima è bravissima fino alla otto, scende senza sbavature. Anche nel proseguo della discesa è millimetrica. Ha un rallentamento al passaggio 19/20 e sulla risalita 21 non esce come invece è uscita Jessica. Ferma il cronometro a + 1.45 dalla leader. I mega schermi sul percorso mandano un primo piano della faccia di Riccarda Funk in partenza: lo sguardo perso nel nulla, viso tiratissimo, braccio pronto a spingere. Uscita dalla risalita uno sembra quasi prendere il volo, la canoa plana sull’acqua verde del canale olimpico. Impressiona l’accelerazione tra la 5 e la 6, poi si prepara alla combinazione che può valere una Olimpiade. Non è veloce come Fox, gli intermedi ci dicono che perde 47 centesimi, ma è in linea per avvicinarsi alla principale rivale. Bene ancora in tutte le sequenza successive, magica nel piazzare in acqua la pagaia destra per tirarsi fuori dalla risalita con solo quel colpo, che ha messo in acqua con una precisione certosina, quasi ricercasse che l’acqua si aprisse per inserire delicatamente, ma con forza quella manovra. Da lì a poco, ma che a lei probabilmente è sembrata una vita, succede l’irreparabile. Prepara bene la 19 per poter saltare sul buchetto che sta tra questa porta e quella successiva. Dopo il destro piazza il sinistro, ma entra con un angolo decisamente poco incisivo e l’effetto è stato quello di  non ricevere la spinta per entrare al volo nella 20. Qui probabilmente Ricarda si è vista perduta e ha azzardato una sorta di tuffo carpiato con doppio avvitamento per prendere al volo la porta. Il risultato però è stato quello di piombare con la testa sul palino di sinistra, il quale, per mala sorte, è ruotato in senso antiorario e appoggiandosi al  bianco  elmo, di questa guerriera senza macchia e peccato,  è ruotato sul lato esterno facendole rimanere fuori la testa… un 50 che chiude il sogno di confermarsi campionessa olimpica per i prossimi quattro anni!

Finisce qui lo spettacolo, il sipario chiude, si aprono le narrazioni e si creano le leggende da raccontare a chi c’era e a chi non c’era e a chi verrà un giorno a visitare il magico mondo… mi verrebbe da dire di Amélie, ma invece il magico mondo è quello di Jessica Fox che inizia al meglio la sua avventura a cinque cerchi!


Occhio all'onda !

grazie Ana e complimenti un esempio di professionalità e dedizione 



che bello Jone e Jon con tutta la famiglia, non mancano mai ai grandi appuntamenti canoistici 

dopo la semifinale prima della partenza id Jessica Fox 








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