Lacrime ...

Quando sei ai Giochi il tempo non ha tempo, può correre veloce, ma nello  stesso istante, può non passare mai. Non c’è modo, ma soprattutto motivo, per fare riflessioni più profonde perché sei lì per far vivere intensamente ai tuoi atleti quel momento  e vivi in simbiosi con loro, vivi per loro o ti illudi di farlo. Ti svegli prima di loro, organizzi la giornata, prepari ogni cosa, arrivi prima al canale, li aspetti con ansia, preoccupazione, gioisci al loro arrivo cercando di scoprire dai loro sguardi, dai loro comportamenti  e dalle loro parole come andrà a finire l’avventura giornaliera. La giornata finisce quando raccogliendo le idee su una tastiera, per non dimenticare nulla, per fissare anche le sfumature di momenti magici. Poi scendi virtualmente in acqua con loro, condividi ogni  emozione, percepisci le loro paure e cerchi di prevenirle. I Giochi, inutile nasconderlo, hanno un fascino unico, vuoi perché arrivano ogni quattro anni, vuoi per l’attenzione di pubblico e mediatica che si crea a cui noi tutti non siamo abituati. Alla fine siamo uomini di fiume o meglio gli zingari dei torrenti, cresciuti con questo spirito che quotidianamente ci accompagna, poco inclini ai riflettori e con tanta voglia di vivere intensamente. Si gioisce per una pagaiata, ci si esalta per un passaggio al limite, si contano le pagaiate e si cammina, cammina su e giù dal canale parigino. Giorni intensi, ma non solo quelli olimpici. Sono sempre giorni intensi quando prepari una finale a cinque cerchi da quando cioè sono tornato in Brasile a lavorare per aiutare a realizzare un sogno di chi ho visto crescere, di chi ha creduto in me e nelle mie proposte, con l’onestà e la consapevolezza che il ruolo richiede. Nel mio cuore resteranno sempre incise le lacrime e gli abbracci di Raffy, Ana e Pepe che escono da questi Giochi con dell’amaro in bocca, ma arricchiti nell’animo.  Tutti e tre atleti di altissimo livello che a Parigi non hanno raccolto la gloria sperata, ma sono cresciuti come atleti, come persone, come figli!  In quegli abbracci a fine gara, in quelle lacrime così salate e tristi, in quegli occhi lucidi ho ritrovato anni di lavoro, ho sofferto per loro in ogni istante della loro discesa, ma nello stesso tempo mi sono reso conto di tutta l’energia positiva e comunque la felicità che esprimevano nei loro gesti, nelle loro paure.  I loro errori li hanno resi, alla mia vista, ancora più teneri, offrendomi la consapevolezza e la certezza del loro valore. Si dovrà ripartire da quegli errori per continuare a costruire il loro futuro,  ricordandoci che sono portatori di  grande positività, che percepisco e che mi dà la voglia e la forza di dire: proviamoci ancora!  



Arrivati a fine corsa ora c’è il tempo per fare delle riflessioni su i tanti spunti arrivati proprio dalle gare olimpiche. Si è parlato molto di Kayak Cross che ha scatenato dibattiti sui social, certo è che un successo di pubblico come quello visto nei giorni di gare di questa specialità non si era visto mai. Non solo numericamente, ma pure come partecipazione attiva alla competizione. Si è detto di tutto di più  a partire che è un circo, che non ha fondamenti tecnici, che è uno sport nuovo nato dal nulla, che ci sono interessi nascosti, che è una buffonata, giochi senza frontiera e via ancora. Se poi noi andiamo a vedere chi ha vinto le medaglie, ci rendiamo conto che di valore tecnico, fisico e mentale  in questi atleti ce n’è tanto, tanto. Se analizziamo i loro gesti e la loro tecnica restiamo stupefatti perché nulla è stato banale a partire dalla pagaiata, alla gestione del mezzo e soprattutto la capacità di gareggiare spalla a spalla con gli avversari. Ricordo bene da dove eravamo partiti e certo non mi trovavo in accordo con certe scelte fatte, ma credo, alla luce delle gare olimpiche, che bisogna anche avere la capacità di rivedere le proprie idee e capire che cosa è bene fare per far fare un salto in avanti alla canoa. 

Le gare sul bacino artificiale a Vaires-sur-Marne hanno testimoniato che le gare olimpiche non sempre vanno come si pensa  possano andare: abbiamo avuto le sorprese sia in senso positivo che negativo, i grandi delusi, chi non si è saputo accontentare, la più determinata, i grandi beffati. Tratteremo tutti questo nel corso dei prossimi post di analisi sulle gare di slalom e di kayak cross perché è da un evento così che dobbiamo imparare dopo averlo metabolizzato al meglio. 

Occhio all’onda !




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