Giochi Panamericani un grande successo per lo sport e per la gente

 Puro, Cile, è il tuo cielo azzurrino,
Pure brezze anche ti attraversano
E la tua campagna bordata di fiori
È la copia felice dell'Eden.
Maestosa è la bianca montagna
Que ti dette per baluardo il Signore,
E quel mare che tranquillo ti bagna
Ti promette futuro splendor.





C’è sicuramente una immagine, una sorta di fotografia nel mio cuore, che si associa all’ emozione di quando l’ho vista la prima volta,  che resterà dentro di me a lungo e, spero, per sempre quando penserò ai Giochi Panamericani di Santiago 2023. Ed è quella immensa bandiera del Cile che sventolava nel cielo sulla cima del monte che dominava il campo da slalom. Un bandiera portata e fatta sventolare da tanta gente che di buon ora, sotto la pioggia e un forte vento, ha scalato la montagna per assistere alle gare dal punto più alto raggiungibile. Tre i colori del vessillo cileno: il rosso per il sangue dei patrioti che combatterono per la resistenza al dominio spagnolo,  il bianco della neve della Ande, il blu dell’Oceano Pacifico e la stella che indica che il Cile è una repubblica unitaria e non una repubblica federale. Poi ci sono quelle parole dedicate all’immensità della natura nella Canción Nacional, l’inno che i cileni cantano a squarcia gola con la mano destra sul cuore, che testimonia il forte legame che questo popolo ha con la Terra. Tornare a gareggiare in questi scenari ha significato per me tuffarmi   in un passato, quando ci si muoveva da un fiume all’altro, alla ricerca di nuove onde e riccioli da dominare, da cavalcare da vivere.
L’Europa della canoa slalom deve cambiare mentalità se vuole dare un impulso grande al nostro sport uscendo dal quel tunnel in cui  ormai da tempo naviga.  Quando dico cambiare ed evolversi non  parlo solo di gare, ma anche di dirigenza, di staff ICF, di decisioni, di idee  e quant’altro che gira intorno allo slalom. Il potenziale che hanno le  Americhe è immenso, La dimostrazione di tutto ciò  sono i Giochi Panamericani che si sono  svolti  a Los Andes in Cile sull’Acongagua, su questo fiume lungo poco più di 140 chilometri che attraversa da Est a Ovest la regione Valparaiso nel centro nord di questo stato e che è uno dei tantissimi fiumi che scorrono in sud America.  Il potenziale di cui parlo arriva da diversi angolature: da quella politica,  con primi cittadini lungimiranti e attenti al bene della collettività, a quella sportiva,  con persone che antepongono passione e amore per la canoa su tutto. La cosa che accomuna la politica e lo sport da queste parti la si può riassumere con due parola: umiltà e volontà di fare. Umiltà: perché non si fanno problemi a chiedere, a chi le competenze e le esperienze le ha, se può metterle a disposizione. Volontà di fare: perché, quando ci sono i progetti e la disponibilità economica, le persone coinvolte nella canoa si rimboccano le maniche e lavorano duramente. Bisogna solo creare le premesse perché tutto ciò possa avvenire al fine di allargare i confini e gareggiare 10 mesi all’anno.
Da sempre sostengo che la canoa internazionale  non ha sufficienti gare, manchiamo di circuiti di vari livelli che possano incrementare l’interesse e la partecipazione.  Le gare possono offrire vetrine pubblicitarie immense, veicoli per la promozione dello sport. Dove ci sono grandi eventi e, di conseguenza, comitati organizzatori, c’è di riflesso pure una grande attività sportiva che porta benessere soprattutto in termini di salute e gioventù.
Il futuro ci aspetta, ma dobbiamo costruirlo assieme coinvolgendo il mondo e non solo pochi eletti!
 

Occhio all’onda!

Ana Satila in azione nella finale del Kayak Cross che ha dominato

Ana Satila sul gradino più alto del podio


Il vincitore del Kayak Cross ai Giochi Panamericani il brasiliano Guilhermo Marcello Mapelli, alla sua destra il canadese Baldoni e alla sua sinistra il peruviano Gutierrez Robles




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