Una questione di famiglia!

 


Ero partito bene facendo una analisi sulle gare delle canadesi e mi ero buttato avanti a scrivere  tra le prove della mattina e quelle del pomeriggio. Erano emersi interessanti dati tecnici per stimolarci a capire e a seguire l’evoluzione di questa specialità che, secondo me,  sta subendo una trasformazione molto rapida e per certi aspetti rivoluzionaria. Poi mi sono messo a vivere intensamente le semifinali prima e poi le finali dei kayak uomini e donne junior e ovviamente tanti altri  spunti tecnici da commentare.  Poi, però, questa sera, finita la giornata e tornando  verso casa  con il tramonto che ci accompagnava, non ho potuto non ripensare e idealmente rivedere i mille abbracci che sono stati elargiti, a giusta ragione, ai vincitori e ai medagliati, ma non solo anche agli sconfitti e ai delusi. Poi ho fatto un pensiero e ho capito che la canoa è una sorta di sport di famiglia e vi spiego subito perché! Vince nella canadese monoposto under 23 Sona Stanovska, seconda è Tereza Knebelova e terza Evy Leibfarth e guarda caso chi va a complimentarsi con loro all’arrivo sulla riva sinistra e cioè quella riservata agli staff tecnici? Papà Stanovsky corre da Sona, mamma, sorella e papà Knebel si dirigono verso Tereza e papà Lee Leibfarth, viceversa cerca sulla sponda la figlioletta Evy che ha messo lui stesso in canoa molti anni fa e poi l’ha seguita nel tempo.  Il primo è stato un buon kappa uno ai tempi miei, il secondo papà è il direttore tecnico del settore discesa della Repubblica Ceca ed è stato un grande campione che ha lottato pagaiata su pagaiata con i nostri Pontarollo e Mercati, la mamma è un tecnico del settore giovanile slalom;   il terzo si occupa di canoa da sempre cresciuto nel famoso centro di Kent Ford e cioè al Nantahala Outdoor Center. Archiviata la canadese femminile in quella maschile c’è papà Barzon, di azzurro vestito, che va a consolare il figlio Martino all’arrivo dopo una finale comunque degna di nota se pur senza medaglia. Scena che avevo già visto con papà Borghi, a Cracovia a sue spese per seguire la figlia Elena, corso dalla sua ragazza per consolarla di un 50 che la priva della finale.  Alessandro e Paolo due allenatori che dedicano ai figli canoisti e campioni ogni attimo libero da un lavoro che purtroppo non è solo quello dell'allenatore.  Andiamo in pausa: c’è il tempo per un caffè, il quinto di giornata, e  andiamo a scaricare i video delle finali, aggiorniamo le statistiche sui finalisti e sulle medaglie. Rivediamo il percorso con il mio atleta junior e ripartiamo per un altro intenso pomeriggio. Arriviamo alle finali dei kayak maschili junior che si dimostrano essere assai combattute e con diversi brividi e con tanti asterischi all’arrivo. Come tutte le gare ci sono i medagliati, come tutte le finali gli atleti sull’arrivo sono in trepida attesa dell’avversario per capire se farà meglio di loro oppure no. Il verdetto finale è:  primo Xabi Ferrazzi, secondo Martin Cornu e terzo Ziga Hocevar. La scena degli abbracci si ripete e non  a caso, ma nuovamente con mamma e papà di Xabi e con mamma e papà di Ziga. La finale delle donne junior e le medagliate sono l’epilogo di una giornata dedicata alle famiglie di canoisti! Menziono solo i cognomi  e cioè prima classifica Galuskova, immaginatevi figli di chi è! Seconda classificata Knebelova Klara, anche qui spazio alla vostra fantasia. Poi, tanto per rinfrescarvi la memoria andate a rileggervi il post di ieri se non ve lo ricordate e capirete che si rafforza il concetto espresso all’inizio! Credo che, a questo punto,  non ci siano dubbi sul fatto che chi ha praticato lo slalom con amore e passione è riuscito poi a trasmetterlo, anche magari involontariamente,  al sangue del proprio sangue, per dare continuità ad una vita che continua il suo corso al di là della stessa individualità. Bello, sincero e pieno di emozione l’abbraccio in acqua di Maria Eizmendi al figliolo vincitore. Lei che è stata un’atleta in terra iberica,  regalando probabilmente alla Spagna la prima vera generazione di professionisti dello slalom. Lei che  ha poi lottato con un destino avverso, ma che è riuscita a domare e sconfiggere. Lei che oggi ha messo a disposizione della squadra spagnola la sua esperienza di fisioterapista e non solo. Lei che prepara i programmi di allenamento a Xabi e che vorrebbe fare molto di più per questo mondo fatto di onde e pali sospesi nell’aria, come è sospesa nel cielo il sogno di dare il giusto risalto ad uno sport che è fatto di tanta passione e che è portato avanti in tanti casi dai sacrifici e dalla buona volontà di genitori che hanno nel loro passato le storie di oggi dei propri figli! 
Lo prometto domani ritorno a scrivere di percentuali, statistiche e a fare ragionamenti su tecnica e allenamento, non me ne vogliate ma succede a volte che il cuore la vince su statistiche, tempi e tecnica!


Knebel Family... una famiglia di campioni!

I Leibfarth: papà e figlia, allenatore e atleta

 

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