Ciao nostro Re

foto di Ludovica Paloma

Il nostro primo incontro fu in occasione dei campionati del mondo di Milano nel 1999. Ricordo che arrivai in auto e mi diressi verso la sede di quello che oggi è l’Idroscalo Club. Parcheggiando la macchina mi chiedevo se ero nel posto giusto, ero stato chiamato da quelle parti perché avrei dovuto essere lo speaker di quell’evento che da lì a poco avrebbe ravvivato per diversi giorni il mondo della pagaia mondiale.  Ovviamente confuso e disorientato mi apprestavo a vivere quell’avventura con molta titubanza e incertezza. Infondo io ero un canoista, per lo più nato e cresciuto tra i pali dello slalom, poco avevo  a che fare con la velocità che avevo sì praticato fino ad arrivare a disputare un paio di edizioni dei campionati italiani e seguivo sempre e comunque i maggiori avvenimenti internazionali anche dal vivo come Parigi e Copenaghen, ma comunque una canoa decisamente diversa da quella da me praticata. La passione del giornalismo e nel raccontare le storie di pagaia avevano avuto il sopravvento in me e partì per quest’esperienza. Non feci in tempo a scendere dalla macchina che mi venne incontro un signore dicendomi: « tu sei Ivaldi, piacere finalmente ti conosco di persona, io sono Cecco e ti accompagno in sala stampa ». Da quel momento in poi mi sembrava di conoscere quell’uomo da sempre e camminando mi spiegava ogni cosa di ciò che incontravamo inerente all’avvenimento che avrei dovuto commentare spiegandomene i dettagli e le sfumature. Mi impressionò il fatto che tutti lo salutavano e il nostro cammino per arrivare in ufficio fu lungo e tortuoso nel senso che il povero Cecco veniva fermato di continuo per rispondere alle mille domande che lo assalivano da parte dei volontari e responsabili dei vari settori.
Cecco Re per la verità lo conoscevo già di nome, leggevo spesso i suoi articoli di canoa e ne avevo sentito parlare, ma le nostre pagaie non si erano mai incrociate fino a quel momento. Il Campionato del Mondo andò molto bene, tornai a casa stanco, ma soddisfatto. Imparai molto del mestiere, grazie anche a lui,  e qualche giorno dopo ricevetti  una telefonata: era Cecco che voleva ringraziarmi e farmi i complimenti per come avevo condotto con la voce ogni cosa di un mondiale che rimase nel cuore e nell’animo di molti di noi. Coincidenza ha voluto che poche settimane fa Cecco riprese sui social una vecchia foto del mondiale milanese e molti commentarono con la classica frase: io c’ero.  Anch’io feci lo stesso dicendo che ero orgoglioso di averne fatto parte come speaker. Cecco commentò il mio intervento dicendo che lo avevo fatto pure bene. Cecco era molto attento ad ogni particolare e il nostro rapporto di amicizia e reciproca stima si rafforzava sempre di più.  Fu il primo a complimentarsi con me quando nel 2001 presi l’incarico di commissario  tecnico delle squadre di slalom e discesa e da quel momento mi seguì puntuale nel mio lavoro fino ad accompagnarmi nella mia avventura oltre Oceano, forse perché sapeva cosa significava avere un figlio lontano da casa.
Ammiravo due cose di quest’uomo: la prima era la sua eleganza nel parlare con le persone e nel trattare le problematiche, a volte dolce e tante altre duro con un linguaggio chiaro e deciso. La seconda, maturata in modo particolare da quando il suo corpo lo fece soffrire, la visione per il futuro nonostante tutto. Parlava ed interveniva sempre in positivo, sempre offrendo spunti attivi alla discussione e alla vita era attento ad ogni cosa che capitasse nel nostro mondo.
Una cosa è certa che Cecco Re è una persona che abbiamo amato ed ammirato in tanti ed è proprio per questo che  resterà comunque sempre con noi e con la nostra amata canoa.
 

Buon viaggio nostro Re!

Occhio all’onda! 

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