Il primo titolo iridato per la Slovenia in rosa

da sinistra Luukas Jones al centro Eva Tercelj e a destra Jessica Fox il podio del k1 donne al mondiale di slalom 2019.

Il secondo elemento che ha caratterizzato il XL campionato del mondo di canoa slalom è stata la vittoria della 27enne Eva Tercelj che così diventa la prima atleta donna della Slovenia a vincere un titolo iridato assoluto dopo che i suoi compatrioti maschi lo avevano conquistato con Kauzer in k1 uomini nel 2009 e 2011 con Lukas Bozic e Saso Taljat nel 2014 nel C2 uomini e nel 2017 con Benjamin Savsek nel C1 uomini.  Una stagione quella di Eva Tercelj in continua crescita: inizia con il quinto posto in finale agli Europei di Pau a fine maggio, poi all’esordio in Coppa a Londra prende un’altra finale e finisce settima, poi a Bratislava sarà ottava e in casa a Tacen prende l’argento a 34 centesimi dalla vincitrice Stefanie Horn. In Germania, dopo la pausa estiva, nella quarta gara di Coppa del Mondo rimane fuori dalla finale per 27 centesimi. A Praga nella super finale di Coppa prende il bronzo dietro a Ana Satila e Jessica Fox.  Eva chiude la Coppa del Mondo 2019 in seconda posizione dietro solo alla figlia della « Volpe »  distaccata di 13 punti, quindi si presenta in Spagna molto carica e determinata.  C’è da considerare, secondo me, un piccolo particolare che libera psicologicamente l’atleta slovena e che se vogliamo è del tutto indipendente dall’atleta stessa. Infatti succede  che la sua compagna di squadra Ursa Kragelj durante l’ultimo allenamento prima dell’inizio delle seconda gara di Coppa del Mondo a Bratislava si lussa una  spalla e rientra velocemente a casa per poi essere operata pochi giorni dopo. La cosa ovviamente potrebbe non avere nessun risvolto su i propri compagni di squadra, ma probabilmente Eva, che da  sempre teme Ursa, si sente più libera e forse anche con più responsabilità  per qualificare la barca. Diciamo anche,  per tranquillizzare i sostenitori della sfortuna Kragelj,  che 82 giorni dopo il fattaccio è rientrata in barca e ora il suo recupero diventa sempre più veloce e consistente.
Eva Tercelj ha cambiato negli anni molti allenatori e dallo scorso gennaio è passata da Aleš Kuder a Jerney Abramic che la prende subito sotto la sua ala e la segue meticolosamente. Sostanzialmente l’esperto allenatore di Nova Gorica individua nelle gare il principale problema di questa atleta che ha dalla sua una grande abilità tecnica e una acquaticità invidiabile. Quando però si trova a confrontarsi con cronometro e avversarie le cose cambiano e sembra imballarsi. Ecco quindi che ad  ogni workout viene  proposta una sequenza di  tre prove da migliorare ogni volta. In sostanza allenatore e atleta lavorano per  trovare quella giusta personale  velocità che ti permette di  controllare sempre il tuo mezzo facendoti  esprimere il tuo reale potenziale: niente di più, niente di meno. Il vero segreto arriva dalla capacità di viaggiare  su quella « border line » che non può essere  troppo sotto i tuoi limiti, precludendoti la  finale, e non può neppure  essere troppo oltre visto che ti porterebbe ad andare fuori giri e magari schiantarti prima o poi su qualche combinazione. Il segreto  del successo  è dato  dalla capacità di dominare tutta la  velocità massima che l’atleta può esprimere. Il rammarico, molte volte, più grande per chi compete è quello di non riuscire ad esprimere tutto quello che ha dentro di sé, perchè si fa prendere dal voler far di più o viceversa di meno, senza lasciare libero il proprio corpo di esprimersi.
In semifinale Eva Tercelj è precisa non fa nulla di strano, ma soprattutto non ha nessuno sbandamento. Soluzioni con retro sicure e con pagaiate ben tirate le garantiscono il passaggio in finale con il tempo di 97.89 a 1.50 da Riccarda Funk che vince la semifinale e con una Fox che fa  registrare un 94.61. Tempo che fa capire che per vincere bisognerà abbassare non poco i tempi visti in semifinale,  il tocco alla 3 dell’australiana le costa il terzo posto in questa fase.   In finale l’architetta slovena sostanzialmente mantiene la stessa strategia: le retro rimangono retro, ma c’è più potenza nei  colpi. Ha una parte centrale veloce, ma non eccelsa con la massima centralità nelle porte. La gara però la vince tra la 22 e la 23: qui fa un capolavoro saltando bene e infilandosi subito dentro l’ultima risalita. Esce a velocità doppia rispetto alla Fox, mantiene lucidità e ferma il cronometro a 94.27. Un tempo  inattaccabile anche da Jessica Fox che si piazza alle spalle della slovena per 42 centesimi. Eppure l’australiana ha impostato la sua finale in maniera ineccepibile, ha un vantaggio fino alla 7 di 0.64, poi ha una eleganza unica tra la 10 e la 11 risalita, usa  i fianchi come solo una ballerina di  « hula hoop » sa fare; al ponte nella sponda è precisa e veloce. Al secondo intermedio guadagna un altro secondo e il suo vantaggio ora è di 1,63. Poi si approccia alla  20 con troppa foga ed esagera nell’entrare in morta e la sua coda sbatte inevitabilmente sulla riva facendole perdere velocità, ma soprattutto consistenza nell’azione. Da qui alla fine accumula un ritardo di  1 secondo e 41 centesimi, troppi anche per lei che  probabilmente questa volta sente sulle braccia tutto il peso di una stagione che l’ha vista sempre protagonista. Il suo sorriso, anche dopo aver controllato il tabellone dei risultati giusto all’arrivo che le diceva che era seconda, non si spegne saluta e irradia gioia di vivere a tutto il mondo. Un’altro mondiale da incorniciare per lei con due argenti e un oro a squadre.
Le vere deluse di questa gara sono però due: Maialen Chourraut e Riccarda Funk. La spagnola, o meglio la basca considerati i tempi difficili che la penisola Iberica sta passando,  agguanta la finale per il rotto della cuffia e probabilmente sente troppo la pressione di casa. Non è lei e lo si capisce quando arriva al ponte dove sbaglia letteralmente la sponda. Lei che su quell’onda ha passato giorni interi, lei  che di  questo canale conosce ogni minimo dettagli, nessuno credo che possa vantare più discese e ore di allenamento sue queste acque come la campionessa olimpica di Rio 2016 e bronzo Olimpico di Londra 2012.  C’è l’azzardo o meglio l’ultimo tentativo di recuperare tempo prezioso tagliando mostruosamente la risalita 20, ma l’impresa  non le riesce e prendere pure un 50 secondi di penalità.
La seconda delusione arriva dalla tedesca, nata 27 anni fa nella celtica città di Bad Neuenahr, tocca la 3 nello stesso modo di Jessica Fox in semifinale, e si presenta al primo intermedio con un ritardo di 1.75, quindi sta a significare che il tempo c’è, peccato solo per il tocco, poi si rende conto che deve fare tutto alla perfezione per puntare al podio, ma non ci riesce considerando che perde al secondo split  2.18, quindi è più lenta dalla 7 alla 15 di 43 centesimi senza considerare la penalità. La sua ultima parte di gara non è come quella che ha sfoderato a Leipzig, perde ancora 76 centesimi e si deve accontentare del 5^ posto finale.  Alla fine la teutonica Riccarda saluta timidamente  il pubblico e telecamere alzando la sua mano sinistra a mo’ di una graziosa principessa. 
Un plauso va sicuramente anche a Luuka Jones che non aveva iniziato bene la stagione mancando la finale  in Coppa a Londra, poi però è seconda a Bratislava, non si presenta al via ne a Tacen ne a Makkleeberg per poi arrivare ancora seconda a Praga nella finale di Coppa. In Spagna arriva a mezzo secondo dalla vincitrice e a 8 centesimi dall’argento di Jessica Fox. Non male per la neozelandese che il prossimo 18 ottobre compierà 31 anni ed  allenata dallo scozzese, nonché suo compagno di vita, Campbell Walsh che fu argento alle Olimpiadi di Atene 2004 e due volte terzo ai mondiali rispettivamente nel 2006 a Praga e nel 2007 a Foz do Iguaçu. Tanto più che Luukas ha preso la finale pure nel C1 donne.
Una conferma di grande crescita al mondiale spagnola arriva da Ana Satila che quest’anno è seconda nella classifica finale di Coppa del Mondo in C1 e quarta in quella dei k1. La 23enne brasiliana ha dimostrato di essere nella rosa delle atlete da finale in entrambe le specialità con qualche puntata al podio.
Stagione da incorniciare anche per Stefanie Horn che ha centrato 4 finali su 5 gare (3 in Coppa e una al mondiale) vincendone una, Tacen dove ha dominato in ogni fase, e terza in un'altra, Makkleeberg.   L’atleta della Marina Militare ora ha un solo obiettivo preparare al meglio le gare olimpiche di Tokyo 2020.




Qui il parallelo della finale  tra Fox e Tercelj. 


da questo fotogramma si capiscono quanti sono 42 centesimi di differenza tra Tercelj e Fox all'ultima porta.
Riccarda Funk saluta le telecamere e il pubblico all'arrivo della sua finale.La tedesca ora ha la certezza di andare alle sue prime Olimpiadi.


                                                             …prosegue

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