Ciao Sergio

Se n’è andato  come  solo lui poteva fare: in silenzio senza salutare nessuno, cavalcando la sua magica onda, circondato da ciò che probabilmente amava più di ogni altra cosa e dalla quale traeva energia per trasmettere forza e positività  a chi incrociava il suo cammino. L’ho  conosciuto due volte direttamente e indirettamente e sia nell’uno che nell’altro caso si rafforzavano gesti, parole,  emozioni che erano diventati unici e inconfondibili tanto che spesso mi  viene  da dire: «… guardo che chiamo il vecchio Rosati  che ci pensa lui a spiegarti come fare, no tante balle ». Perché era un uomo così  che non andava a perdersi in paroloni o in teorie, era la concretezza in persona. Come quella volta che intervenendo deciso e senza tentennamenti salvò la vita ad un giovane slalomista che si era infilato nelle paratie del canale di Tacen. L’azione partiva da un’esperienza concreta, molte volte sperimentata sulla sua pelle.
Mi fece molto piacere quando, appena rientrato in Italia per lavorare con la squadra nazionale, lo incontrai in un aggiornamento allenatori e mi disse: « Ivaldi sono contento che sei tornato ad allenare gli italiani, peccato che sei arrivato solo ora per Omar  ». A quel ragazzo,  caro Sergio, che per te era più  un figlio che un nipote,  hai lasciato in eredità la tua energia, la tua tenacia e la tua semplice ed efficace saggezza. Ti posso assicurare Sergio che hai fatto un gran bel lavoro perché molte volte nel mio trasmigrare da un luogo all’altro ho avuto modo di averlo come compagno di viaggio oltre che collega di lavoro  e Tu molto spesso ci hai tenuto compagnia attraverso  i suoi appassionati  racconti che lo riportavano indietro nel tempo. Continueremo a farlo, continuerai ad essere con noi perché le persone, anche se lontane o non più presenti su questa terra, rimangono in noi sempre e comunque e il sorriso e la gioia di vivere del tuo caro nipote ci riporteranno  sempre a Te  comunque ovunque tu sia.

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