A Cracovia con suspance

A Cracovia si vive con l’ansia perché sempre può succedere qualche cosa che sembra che nessuno sia in grado controllare o programmare! Può essere il vento, la pioggia, la mancanza di collaboratori nel fissare il campo di gara, oppure, com’è successo oggi, un blackout energetico che ha disattivato la centralina della diga che regola l’afflusso dell’acqua sul campo di gara, creando scompiglio fra gli ultimi partenti nel kayak maschile. Nulla di grave se non il fatto che tre atleti hanno dovuto ripetere ovviamente la manche e che c’è stato una riprogrammazione delle gare. Risolto questo si è ritornati nella normale routine. Per le donne in Kayak non ci sono sorprese se non il fatto che Ricarda Funk ha fatto vedere quanto è forte su acqua relativamente facile! Infatti dopo il tocco alla risalita 5 ha innescato il turbo ed è partita a razzo: bello vederla pagaiare sul dritto quando c’è la possibilità di farlo. E visto che parliamo di tedeschi diciamo pure che Aigner è stato fermato per positività al Covid assieme a due tecnici teutonici e che, quindi, tutta la squadra tedesca ha l’obbligo di indossare le mascherine e di fare il test giornalmente. Stefy Horn, che sembra quasi essere di un altro Team, considerando che vive, si allena e si sposta con il tecnico Omar Raiba non condividendo gli spazi degli azzurri, è scesa in acqua anche per la seconda manche, dopo un 50 alla risalita 5. In questi giorni sta combattendo con un fastidioso mal di gola e diciamo che non è nelle migliori condizioni fisiche; nonostante ciò e nonostante le sei penalità è riuscita comunque a accedere alla semifinale. Passano così tutti gli italiani e, visto che sono di parte, in semifinale ci vanno anche tutti e tre i brasiliani! A Praga la squadra di oltre oceano aveva preso due finali con Pepe Gonçalves nel kayak maschile e con Ana Satila nel kayak femminile e tre semifinali.  Con quest’ultima atleta abbiamo dedicato più tempo al kayak per sistemare degli aspetti tecnici che, secondo me, dovevano essere aggiustati; avendo inoltre cambiato barca, si è reso necessario un monte ore acqua maggiore rispetto alla canadese; anche in questa imbarcazione si sta valutando un cambio di scafo per offrirle più dinamicità nelle rotazioni. Vediamo cosa succederà. 

Brivido in casa slovena con tutti e tre i C1 fuori dai primi 20 dopo la prima manche. La paura rientra con la seconda manche grazie al fatto che Savsek e Bozic passa in semifinale, ma Bercic rimane fuori: il tocco alla 10 in risalita gli è costato piuttosto caro.

Due parole le voglio spendere pure sul tracciato disegnato da Nelly Tornare e Filip Grendzisz. La prima è una allenatrice francese, diciamo pure, freelance che attualmente sta seguendo alcune ragazze di diverse nazioni, il secondo è un tecnico locale. Premesso il fatto che il canale qui in Polonia non offre grandissimi spunti, c’è comunque da dire che i due tracciatori oggi si sono divertiti a mandare di qua e di là gli atleti per cercare, forse, di allungare un tracciato che a mio avviso è già lungo a sufficienza senza tutti questi ghirigori a cui sono stati costretti gli atleti oggi nelle loro manche di qualifica. Dire qualcosa sul tracciato per semifinale e finale senza aver visto gli atleti in acqua forse è prematuro, ma sembrerebbe aver più logica e dinamicità rispetto a quello usato per le qualifiche. Un apripista di valore come David Llorente ha fatto registrare un tempo di poco sotto i 90 secondi, quindi da questo dato si capisce che domani i kayak uomini gireranno poco sopra gli 85 secondi per accedere alla finale. Visto che c’è spazio e un po di tempo due considerazioni anche sulle osservazioni fatte nel gruppo Canoa Kayak Italia su Facebook, da Salvatore Schillaci (due elle e un c) sulla gara di apertura della coppa del mondo di slalom disputata a Praga il fine settimana scorso. Analisi che secondo il mio modo di vedere, se pur riprendendo concetti basilari, sono di una verità sconcertante, ma, proprio per questo, di una banalità eccessiva (scusami Schillo) perché è facile scrivere: «Marcello: vai pulito e preciso che non ti manca nulla per arrivare regolarmente in finale e a podio » oppure ancora «gestione delle energie, sull’economia, sull’efficienza, etc,», quando lo slalom di oggi ha una velocità e una dinamicità che, solo pochi anni addietro, non potevamo minimamente immaginare. Non vedo insicurezze tecniche nei migliori atleti italiani, vedo piuttosto una mancanza di costanza che è probabilmente dovuta alla capacità di ognuno di loro di trovare il giusto equilibrio tra tecnica, condizione fisica e mentale, cosa che viceversa c’è in Giovanni De Gennaro e in parte per Stefanie Horn. Due atleti che, grazie ai loro risultati ottenuti nel tempo, sono in grado di gestire il percorso anche sotto l’aspetto emotivo, cosa che diventa fondamentale, anche se allo stesso De Gennaro ha giocato brutti scherzi nei momenti più cruciali (Olimpiadi o finale mondiali di Bratislava). Ben venga comunque il confronto: allenatori, appassionati o atleti intervenite nella discussione, esprimete le vostre idee, parliamo del nostro sport: animiamolo e sosteniamolo! 

 

Occhio all’onda!

 



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