Magie sul canale di Tacen
C’è lui e poi ci sono gli altri: è un folletto che gira tra le porte come più gli piace, ti fa restare con il fiato sospeso e poi si inventa la magia, il colpo da maestro, la frustata vincente. Non perde mai la connessione con un mezzo che sembra essere integrato nel suo DNA. La magia è stata all’entrata della porta 4, sembrava la facesse in retro e invece, a sorpresa, come un mago, si inventa una dritta senza ma e senza se: esce dal ricciolo come un fulmine, sta per mettere in acqua il destro in propulsione, ma cambia idea lo toglie e ci caccia dentro un sinistro indietro che si trasforma in un Duffek e che estrae solo dopo la porta 4, quando si trova sopra l’onda per lanciarsi verso la 5. Da qui in avanti non ci sono più sbavature, forse solo quando si spinge sul sasso all’uscita della risalita 12. Quel colpo, uno dei suoi preferiti, non ha l’esito sperato, non è spinto a fondo, sembra quasi che la presa non tenga e così è costretto ad usarlo a metà. Poi arriva il colpo da maestro alla risalita 18, non c’è neppure il tempo di capire cosa stia succedendo, che il praghese è già alla porta 19 in discesa. Si riesce a vedere solo la testa che ruota attorno al palino, tutto il resto non esiste più, l’acqua ha conglobato il campione ceco e ha portato nello stesso istante tutti noi ad una ovazione spontanea di grande sorpresa, gioia, incredulità. Mi ha ricordato Pelé ai mondiali in Messico nel 1970 quando O Rei segnò di testa con una elevazione fenomenale sul povero Burgnich, l’esito della partita lo ricordiamo tutti: Brasile 4, Italia 1. Le ultime porte non sono altro per lui che un viale verso il trionfo, verso la storia, verso l’immortalità sportiva! Qui a Tacen dal 2017 è sempre stato sul podio in tutte le gare di Coppa a cui ha partecipato e quest’anno bissa il successo dello scorso anno. Questa gara la racconterò ai nipotini nelle famose serate invernali davanti al camino, mentre la nonna servirà a me un brandy e a loro la cioccolata calda! Dirò loro che le gare si possono vincere con 110 pagaiate, ma ognuna di loro deve essere costruita ogni giorno, credendoci e lavorando duro.
Tutto il resto passa in secondo piano, eppure mi ero annotato diverse cose da sviluppare e da condividere, tipo gli errori arbitrali commessi oggi nella finale uomini, la tristezza di vedere passare in secondo piano gli atleti, abbandonati in un’area che dà un senso di desolazione assoluta. Eppure basterebbe veramente poco per rendere il tutto per lo meno accettabile. Non capisco come non sia stato piazzato un giudice sopra lo scivolo e un altro sopra il ponticello di legno: dall’alto le cose erano ben evidenti.
Non voglio essere assolutamente scortese con il gentil sesso e allora sottolineo il fatto che Elena Lilik ha lasciato l’oro alla porta 11. La brava atleta teutonica è arrivata e ha trovato quello che mai vorresti trovare e cioè un gorgo che si è aperto brutalmente davanti a lei e che l’ha catturata senza lasciarle scampo. Lei è stata brava a lottare e a non darsi per vinta, ma ha perso un sacco di tempo. Chiude terza dietro a Us, seconda, e vince la gara indovinate chi???
Ora mi sorge un dubbio forse non ho scritto il nome del folletto magico! Serve ricordarlo?
Oggi sul canale, poco prima dell’inizio delle gare, ho incontrato Ljutic Sandi, era una vita che non ci si vedeva. Lui è tornato a produrre per il mondo della canoa grazie a Marco Babuin che si sta impegnando da un po’ di tempo per rilanciare questo settore nell’azienda slovena. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui perché ci ha unito la passione nel fare le cose, mi diceva che ha deciso di farsi un regalo e sponsorizzare alla grande questo evento visto che festeggia quest’anno i 30 anni di attività e i suoi 60 d’età. Allora ha portato qui tutti i suoi dipendenti e ha deciso di fare due giorni di festa all’insegna della canoa. Questi eventi ti permettono di ritrovare amici di un tempo e così è stata anche la volta di salutare il gigante buono Mike Corcoran. Tempo fa Bill Endicott mi raccontava dell’impegno di Mike nella guerra in Ucraina per i soldati che hanno perso degli arti. Lui infatti, irlandese di nascita e canoisticamente parlando, si trasferì, dopo aver lasciato le gare, negli Stati Uniti a Washington D.C. dove ha fondato un centro medico specializzato nelle protesi. Grazie a questo suo lavoro sta ora operando in zone di guerra proprio per aiutare la popolazione a ritornare ad una vita normale. Lui ha trasmesso la passione per la canoa alle sue figlie gemelle che da alcuni anni si dedicano allo slalom. Sempre un piacere quindi rivedere vecchi amici e compagni di avventure di un tempo, anche se per la verità, non c’è molto tempo da passare assieme vista la mole di lavoro sotto gare.
Occhio all’onda!
Tutto il resto passa in secondo piano, eppure mi ero annotato diverse cose da sviluppare e da condividere, tipo gli errori arbitrali commessi oggi nella finale uomini, la tristezza di vedere passare in secondo piano gli atleti, abbandonati in un’area che dà un senso di desolazione assoluta. Eppure basterebbe veramente poco per rendere il tutto per lo meno accettabile. Non capisco come non sia stato piazzato un giudice sopra lo scivolo e un altro sopra il ponticello di legno: dall’alto le cose erano ben evidenti.
Non voglio essere assolutamente scortese con il gentil sesso e allora sottolineo il fatto che Elena Lilik ha lasciato l’oro alla porta 11. La brava atleta teutonica è arrivata e ha trovato quello che mai vorresti trovare e cioè un gorgo che si è aperto brutalmente davanti a lei e che l’ha catturata senza lasciarle scampo. Lei è stata brava a lottare e a non darsi per vinta, ma ha perso un sacco di tempo. Chiude terza dietro a Us, seconda, e vince la gara indovinate chi???
Ora mi sorge un dubbio forse non ho scritto il nome del folletto magico! Serve ricordarlo?
Oggi sul canale, poco prima dell’inizio delle gare, ho incontrato Ljutic Sandi, era una vita che non ci si vedeva. Lui è tornato a produrre per il mondo della canoa grazie a Marco Babuin che si sta impegnando da un po’ di tempo per rilanciare questo settore nell’azienda slovena. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui perché ci ha unito la passione nel fare le cose, mi diceva che ha deciso di farsi un regalo e sponsorizzare alla grande questo evento visto che festeggia quest’anno i 30 anni di attività e i suoi 60 d’età. Allora ha portato qui tutti i suoi dipendenti e ha deciso di fare due giorni di festa all’insegna della canoa. Questi eventi ti permettono di ritrovare amici di un tempo e così è stata anche la volta di salutare il gigante buono Mike Corcoran. Tempo fa Bill Endicott mi raccontava dell’impegno di Mike nella guerra in Ucraina per i soldati che hanno perso degli arti. Lui infatti, irlandese di nascita e canoisticamente parlando, si trasferì, dopo aver lasciato le gare, negli Stati Uniti a Washington D.C. dove ha fondato un centro medico specializzato nelle protesi. Grazie a questo suo lavoro sta ora operando in zone di guerra proprio per aiutare la popolazione a ritornare ad una vita normale. Lui ha trasmesso la passione per la canoa alle sue figlie gemelle che da alcuni anni si dedicano allo slalom. Sempre un piacere quindi rivedere vecchi amici e compagni di avventure di un tempo, anche se per la verità, non c’è molto tempo da passare assieme vista la mole di lavoro sotto gare.
Occhio all’onda!
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