...Aspettando i Campionati del Mondo di Slalom - 6
Sono esattamente 1.083 i chilometri che mi separano da casa al Parc del Sègre. Con la mia casa viaggiante mi ci vogliono 16 ore, pause rifornimento gasolio e cibo comprese. Ieri poi ho trovato la strada particolarmente scorrevole. Forse la ripresa dalle ferie è più lenta del solito, forse la crisi ha fermato qualche autotrasportatore o forse l’euforia di avvicinarmi alla 32esima edizione dei campionati del mondo di slalom mi ha spianato il viaggio. Mi sono ritrovato a pensare e a meditare su canoe, onde, atleti. Sono da sempre appassionato di storia perché penso che è dal passato che dobbiamo prendere idee ed esperienze per agire ora, guardando al futuro. Il primo triunvirato della storia – Pompeo, Crasso, Cesare – deve aver ispirato anche triunvirati federali che sembrano però in questi giorni vacillare sotto il peso di decisioni alquanto discutibili e soprattutto assurde. Cesare viene assassinato da una congiura di senatori nostalgici delle antiche libertà repubblicane, capeggiati da Bruto e Cassio, mentre nel secondo triunvirato Antonio deve sposare Cleopatra per cercare di restare in sella e costituire il regno ellenistico-orientale. Chissà chi, fra i nostri, seguirà Cesare mentre non ho dubbi su chi ha scelto la strada di Antonio!
Mi incanta, ma questo credo si sia capito, la storia sportiva. Sono felice perché prima di partire ho trovato in libreria “L’abatino Berruti” di quel mito che è per me Gianni Brera, colui che ha addirittura inventato un nuovo tipo di giornalismo a detta del direttore della Gazzetta dello Sport, dal 1961 al ’73, Gualtiero Zanetti. E così pensando e ripensando al passato ho rivisto la carriera sportiva di alcune atlete della discesa che hanno cercato la gloria a cinque cerchi. Lo stimolo arriva da alcune proposte senza senso di cosiddetti “esperti” ad atlete giovinette e facilmente impressionabili con paroloni e promesse. Ursula Profanter, un’ austriaca potente e molto abile, che ha dominato la scena mondiale della discesa per molti anni vincendo 3 titoli iridati – ’93, ’95, ’96 – due bronzi – ’91, ’02 – e un argento nel 1989, cercò gloria nella canoa da velocità conquistando prima la qualificazione a partecipare, cosa non sempre scontata visti i numeri molto ristretti, e poi ottenne il quinto posto nella finale olimpica in K1 sui 500 metri nel 1992 a Barcellona. Fece anche le olimpiadi nel ’96, dove finì sesta e nel 2000 chiuse all’ottavo posto. Ci ha provato anche la ceka Michala Strnadova, campionessa del mondo sulla classica e sullo sprint 2000 e 2002, a pagaiare su acque tranquille per il sogno olimpico. Ad Atene nel 2004 non andò oltre alla semifinale nel k1 500. Anche la transalpina campionessa del mondo discesa nel 1989 Sabina Kleinhenze si avventurò nella prova sui 500 metri dove finì a Barcellona giusto alle spalle della Profanter.
Ora, un discesista puro, ha più affinità con la specialità dell’acqua piatta che non con quella fra i pali dello slalom, ma questo è abbastanza evidente per chi solo mastica l’ABC della canoa. La storia ce lo dimostra. Anche fra gli uomini è sempre stato così. Marco Previde Massara dominava le gare di fondo in Italia sulla barca stretta e vinceva sull’acqua mossa campionati del mondo ed europei. Jean-Pierre Burny vinse i mondiali a Bourg Saint Murice in discesa nel 1969 e conquistò la finale olimpica nel 1972 nel K1 1.000 metri. Il belga vinse i mondiali in discesa anche nel 1973, ’75, ’79. Tamased, campione del mondo nel K1 1.000 ha praticato a buon livello da giovane la discesa.
Le possibilità che uno slalomista si inventi anche discesista, e non il contrario, c’è, ma i casi sono veramente ridotti all’osso. E’ stato così per la tedesca Ulrike Deppe che nasce fra i pali conquistando due argenti mondiali nel ’69 e ’75 per poi portarsi a casa il titolo di campionessa del mondo slalom a Bala nel 1981. Lei, figlia d’arte e dalle qualità atletiche impressionanti, si dilettava anche nella discesa dove ha conquistato ancora due argenti nel ’69 e nel ’73.
Il caso più eclatante è però quello della canadese Claudia Brokof che vista l’impossibilità di far bene nella prova tecnica dello slalom si lanciò nella discesa conquistando prima nel 1996 il bronzo e poi il titolo nel 1998 a Garmisch utilizzando al meglio le sue abilità di slalomista visto il tracciato molto particolare, se non fosse altro per la prima parte di gara. Ricordo il suo commento alcuni anni più tardi: “ho faticato e lottato all’inverosimile con i paletti, ma non ho mai tirato fuori nulla. Mi è bastato montare su una barca lunga ed instabile e ho trovato gloria e vita facile”.
Fra gli uomini i casi sono veramente pochi. Nel kayak maschile infatti il miglior risultato assoluto fra slalom e discesa è sicuramente quello di Edy Wolfard che nel 1985 chiuse al quinto posto la discesa e al quarto lo slalom. Ci provò anche Richard Fox che nel 1989 vinse lo slalom e arrivò decimo nella prova lunga. Una medaglia in discesa, se pur a squadre, la conquistò Tony Prjion nel K1 uomini team discesa a Bourg Saint Maurice nel 1989 e vinse poi nel K1 slalom.
Ricordo anche il caso di Norman Bellingham uno slalomista che passò alla velocità con successo visto che, alle olimpiadi del 1988 nel K2 1.000 con Gregory Barton, conquistò un oro importante, e pensare che era partito con la barchetta da 4 metri.
All’una di notte il mio viaggio per Seu si è concluso. Sistemato il camper nella zona riservata agli atleti e preso posto sul mio lettone, mi sono reso conto che effettivamente mai nessun discesista ha pensato di affrontare l’avventura olimpica nello slalom, se qualcuno ci ha provato lo ha fatto nella velocità!
Tanto per l’attualità da Seu: oggi i tedeschi della canadese si sono divertiti con esercizi di equilibrio su un filo teso tra albero e albero. Si è cimentato anche il magico Bacò (al secolo Francesco Stefani) che dopo aver passato un po’ di tempo con il giovanissimo ciunista italiano a ripassare le basi della pagaiata in acqua ferma – certo non da fare a un mondiale – ha dato spettacolo per potenza e abilità… e se prendesse il via lui?
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 3 settembre ... a 6 giorni dal Mondiale e a 1.057 da Londra!
Mi incanta, ma questo credo si sia capito, la storia sportiva. Sono felice perché prima di partire ho trovato in libreria “L’abatino Berruti” di quel mito che è per me Gianni Brera, colui che ha addirittura inventato un nuovo tipo di giornalismo a detta del direttore della Gazzetta dello Sport, dal 1961 al ’73, Gualtiero Zanetti. E così pensando e ripensando al passato ho rivisto la carriera sportiva di alcune atlete della discesa che hanno cercato la gloria a cinque cerchi. Lo stimolo arriva da alcune proposte senza senso di cosiddetti “esperti” ad atlete giovinette e facilmente impressionabili con paroloni e promesse. Ursula Profanter, un’ austriaca potente e molto abile, che ha dominato la scena mondiale della discesa per molti anni vincendo 3 titoli iridati – ’93, ’95, ’96 – due bronzi – ’91, ’02 – e un argento nel 1989, cercò gloria nella canoa da velocità conquistando prima la qualificazione a partecipare, cosa non sempre scontata visti i numeri molto ristretti, e poi ottenne il quinto posto nella finale olimpica in K1 sui 500 metri nel 1992 a Barcellona. Fece anche le olimpiadi nel ’96, dove finì sesta e nel 2000 chiuse all’ottavo posto. Ci ha provato anche la ceka Michala Strnadova, campionessa del mondo sulla classica e sullo sprint 2000 e 2002, a pagaiare su acque tranquille per il sogno olimpico. Ad Atene nel 2004 non andò oltre alla semifinale nel k1 500. Anche la transalpina campionessa del mondo discesa nel 1989 Sabina Kleinhenze si avventurò nella prova sui 500 metri dove finì a Barcellona giusto alle spalle della Profanter.
Ora, un discesista puro, ha più affinità con la specialità dell’acqua piatta che non con quella fra i pali dello slalom, ma questo è abbastanza evidente per chi solo mastica l’ABC della canoa. La storia ce lo dimostra. Anche fra gli uomini è sempre stato così. Marco Previde Massara dominava le gare di fondo in Italia sulla barca stretta e vinceva sull’acqua mossa campionati del mondo ed europei. Jean-Pierre Burny vinse i mondiali a Bourg Saint Murice in discesa nel 1969 e conquistò la finale olimpica nel 1972 nel K1 1.000 metri. Il belga vinse i mondiali in discesa anche nel 1973, ’75, ’79. Tamased, campione del mondo nel K1 1.000 ha praticato a buon livello da giovane la discesa.
Le possibilità che uno slalomista si inventi anche discesista, e non il contrario, c’è, ma i casi sono veramente ridotti all’osso. E’ stato così per la tedesca Ulrike Deppe che nasce fra i pali conquistando due argenti mondiali nel ’69 e ’75 per poi portarsi a casa il titolo di campionessa del mondo slalom a Bala nel 1981. Lei, figlia d’arte e dalle qualità atletiche impressionanti, si dilettava anche nella discesa dove ha conquistato ancora due argenti nel ’69 e nel ’73.
Il caso più eclatante è però quello della canadese Claudia Brokof che vista l’impossibilità di far bene nella prova tecnica dello slalom si lanciò nella discesa conquistando prima nel 1996 il bronzo e poi il titolo nel 1998 a Garmisch utilizzando al meglio le sue abilità di slalomista visto il tracciato molto particolare, se non fosse altro per la prima parte di gara. Ricordo il suo commento alcuni anni più tardi: “ho faticato e lottato all’inverosimile con i paletti, ma non ho mai tirato fuori nulla. Mi è bastato montare su una barca lunga ed instabile e ho trovato gloria e vita facile”.
Fra gli uomini i casi sono veramente pochi. Nel kayak maschile infatti il miglior risultato assoluto fra slalom e discesa è sicuramente quello di Edy Wolfard che nel 1985 chiuse al quinto posto la discesa e al quarto lo slalom. Ci provò anche Richard Fox che nel 1989 vinse lo slalom e arrivò decimo nella prova lunga. Una medaglia in discesa, se pur a squadre, la conquistò Tony Prjion nel K1 uomini team discesa a Bourg Saint Maurice nel 1989 e vinse poi nel K1 slalom.
Ricordo anche il caso di Norman Bellingham uno slalomista che passò alla velocità con successo visto che, alle olimpiadi del 1988 nel K2 1.000 con Gregory Barton, conquistò un oro importante, e pensare che era partito con la barchetta da 4 metri.
All’una di notte il mio viaggio per Seu si è concluso. Sistemato il camper nella zona riservata agli atleti e preso posto sul mio lettone, mi sono reso conto che effettivamente mai nessun discesista ha pensato di affrontare l’avventura olimpica nello slalom, se qualcuno ci ha provato lo ha fatto nella velocità!
Tanto per l’attualità da Seu: oggi i tedeschi della canadese si sono divertiti con esercizi di equilibrio su un filo teso tra albero e albero. Si è cimentato anche il magico Bacò (al secolo Francesco Stefani) che dopo aver passato un po’ di tempo con il giovanissimo ciunista italiano a ripassare le basi della pagaiata in acqua ferma – certo non da fare a un mondiale – ha dato spettacolo per potenza e abilità… e se prendesse il via lui?
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 3 settembre ... a 6 giorni dal Mondiale e a 1.057 da Londra!
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