ANALISI TECNICA DI UNA STAGIONE DI SLALOM - seconda parte

Passiamo ora ad analizzare analiticamente le varie categorie e partiamo dal kayak maschile.

La stagione appena conclusa nel kayak maschile è stata certamente caratterizzata da diversi aspetti fra questi evidenzierei:

1. il dualismo al vertice fra Daniele Molmenti e Peter Kauzer
2. Julien Billaut, Campebell Walsh e Fabien Lefevre
3. Debacle tedesca e in parte italiana
4. Statistiche


1. La stagione è stata caratterizzata al vertice dallo scontro costante fra Daniele Molmenti e Peter Kauzer. Cioè tra Super Cali e Pero come i due campioni sono conosciuti nel mondo delle gare. L’italiano inizia bene la stagione con una vittoria e un secondo posto in New Zeland e ancora con un primo posto in Australia. Kauzer rincorre e sembra però non preoccuparsi più di tanto. Si arriva agli Europei di Notthingam a fine maggio. A spuntarla, ancora una volta, il bravo Molmenti con una finale attenta e priva di rischi, in cui si nota che l’atleta della Forestale ha assimilato il duro colpo olimpico al meglio. Ha imparato cioè, a sue spese, che la “tattica suicida” nell’affrontare sempre al massimo le gare non porta molto lontano. In finale Super Cali è attento, non rischia più del dovuto e confida soprattutto nell’eccesso di esuberanza altrui. Cade infatti, in questa trappola mortale, Fabien Lefevre che sciupa con un 50 del tutto inutile, il suo miglior tempo in assoluto.
Kauzer, agli europei, finisce quarto e qualcuno commenta così la sua prestazione: ”probabilmente ha dovuto fermarsi a salvare un pesce che stava annegando”! L’immagine è chiara, infatti il campione sloveno sembrava non avesse problemi a portarsi a casa vittoria e titolo fino all’ultima risalita, dove si è praticamente schiantato contro la parete del canale. Per cercare di rimediare ha sfilato brutalmente la pala dall’acqua sollevando un’immensità d’acqua. La scena è quella di un pescatore che raccoglie un pesce per gettarlo sulla riva e salvarlo da morte certa! Agli stessi Europei si vede spuntare un giovane transalpino classe 1986, che piazza una zampata sul secondo gradino del podio: il suo nome è Boris Neveau, che troveremo spesso da qui in avanti.
Dopo gli Europei lo scenario è quello della coppa del mondo. A Pau - Francia, Kauzer, fa capire che il 2009 è il suo anno, vince, ma soprattutto fa vedere grandi cose. Il suo gesto è semplice e preciso. La sua dote più grande è la scorrevolezza. La sua canoa – Kapsl 360 Vajda, dopo essere stato nel team Caiman per diversi anni - gli permette di essere molto rapido nelle rotazioni e stabile nella ripresa della velocità. Lui in questo ultimo punto è un maestro. Mi ha impressionato vederlo all’opera nel parallelo a Lubjana, una gara fatta nel centro della capitale slovena, sull’acqua piatta, che richiama un grande pubblico e viene presentata come un evento di massima importanza. In parallelo è evidente la sua capacità di rilanciare il mezzo all’uscita delle risalite. Nella maggior parte dei casi, i kappisti di livello, sono molto abili a far ruotare la loro coda, ma nessuno è in grado di far ripartire o far mantenere la velocità alla stessa come viceversa sa fare Peter Kauzer. 26 anni l’8 settembre, poco più di un metro e 70 centimetri, da sempre allenato dal padre anche lui di nome Peter che in passato è stato un ottimo slalomista, vive a Hrastnik, una piccola cittadina di 10.000 abitanti. La stessa amministrazione comunale organizza, per le gare più importanti, un pullman per seguire il campione di canoa. A turno, tutti gli abitanti, hanno il diritto di partecipare alle varie trasferte.
Ai mondiali è stato sicuramente l’atleta che si è presentato al cancelletto della finale con più energie ancora in corpo rispetto agli avversari. Gli altri avevano speso molto nelle fasi precedenti e cioè in qualifica e semifinale. Kauzer ha conquistato la finale in maniera molto intelligente e sparagnina, per giocarsi tutte le sue carte migliori nella finale che valeva un titolo mondiale. Ha saputo poi gestire la gara anche dal punto di vista psicologico, facilitato dal fatto che Molmenti e Lefevre non avrebbero fatto parte della rosa dei contendenti al titolo.

2. Alle spalle dei due fenomeni la stagione ha offerto interessanti spunti con Boris Neveau: l’uomo tinto d’argento! Infatti prima arriva secondo agli europei assoluti, poi ancora argento nella gara di apertura della Coppa del Mondo. Agli europei U23, a Liptvosky, un altro argento alle spalle del piccolo, ma potente Ceko Radilek. Ed infine sale sul secondo gradino anche ai mondiali. Classe 1986 – un metro e 85 per 78 kg. La sua canoa è una Toro Evo di Galasport e pagaia con le CRC modello Shiva, pagaie francesi dalla forma particolare, ma molto leggere, sviluppate con la collaborazione degli stessi atleti e in modo particolare con Peschier e Billaut. Del bianco di Francia è da sottolineare la sua abilità nel mantenere costantemente il suo mezzo nella centralità della porta. L’impressione è poi quella di vederlo sempre alla ricerca di una accelerazione costante.
Non possiamo dimenticarci di Campbell Walsh lo scozzese che ha preso tutte le finali arrivando a ridosso del podio e con una vittoria in coppa del mondo nella gara di Bratislava. L’estroso atleta lo abbiamo visto all’inizio di stagione molto perplesso sotto l’aspetto dei materiali, alla fine è rimasto a gareggiare con la stessa canoa con cui ha partecipato alle Olimpiadi 2008.
Si è allenato sotto la guida di uno staff tecnico inglese molto preparato e soprattutto molto motivato. Un carattere un po’ particolare lo contraddistingue e la sua voglia di primeggiare sempre, indipendentemente che si tratti di gara o allenamento, secondo me lo limitata un pochino. Forse lavori di maggior qualità, tralasciando tempi e video, non potrebbero che fargli bene per riacquisire quelle sue qualità, come leggerezza e destrezza, che lo avevano portato a primeggiare. Non che i risultati manchino, ma mi sembra che sia troppo concentrato attualmente a ricercare risultati con la forza e non sfruttando le sue carte migliori.
Grande deluso della stagione 2009 è sicuramente Fabien Lefevre. Il bronzo di Atene, l’argento di Beijng, nonché il due volte campione del mondo, (2002 e 2003) ha preso il posto in squadra senza fare le selezioni e questo gli ha reso la vita un po’ più facile. Certamente non è più il Lefevre che vinceva i mondiali con 5”05 (2002) o con 1”88 ma con 4 penalità (2003), o meglio lui ha mantenuto il suo livello, ma sono cresciuti a dismisura gli altri facilitati proprio dalle innovazioni delle canoe. Lefevre chiamato dall’Adidas ad una missione impossibile, cercava la medaglia in K1 e in C2, ma ha trovato solo due 11esimi posti! La vita sarà ancora più complessa per il prossimo anno perché dovrà passare le selezioni per entrare in squadra, cosa certamente non così facile da fare visto il livello medio degli atleti francesi.

3. Hanno deluso i tedeschi: su tre atleti solo due hanno preso solo quattro finali. Il campione olimpico Alexander Grimm ha salvato, in parte, la stagione con due podi – 2^ in casa ad Augsburg e 3^ a Bratislava, ma poi è sparito nelle prove di qualifica.
Un po’ la stessa cosa è successo agli italiani, Molmenti a parte.
Infatti tutti gli italiani che hanno preso parte alla Coppa del Mondo, Mondiali ed Europei – ben cinque – non sono riusciti a prendere nessuna finale e molto spesso hanno faticato non poco a passare il primo turno. Le ragioni sono molteplici, come ho avuto modo di esprimere in più di un’occasioni. L’unica soluzione però che intravedo oggi è la necessità di cambiare completamente rotta per cercare di salvare il salvabile e dare forza ad un gruppo che a fatica era nato e cresciuto con programmi e lavori seri.

4. Riprendo solo per un attimo i dati statistici già sviluppati nella prima parte in relazione ai distacchi fra i kayak uomini. I margini molto esigui di distacco per passare i vari turni hanno elevato non poco il livello generale. C’è molta alternanza di atleti fra chi entra o resta fuori dalle qualifiche che poi invece si riduce sul passaggio al turno successivo. Questo sta a significare che sono in molti, in questa specialità, ad avere la possibilità concreta di accedere alla semifinale.



fine seconda parte – Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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